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x 1952-2002: 50 anni di riviste di fantascienza in Italia 1


di Andrea Jarok


Scienza Fantastica Editrice Krator; Roma (7 numeri, aprile 1952 - marzo 1953).

È l'aprile del 1952 quando compare nelle edicole italiane "Scienza Fantastica", il cui sottotitolo recita "Avventure nello spazio, tempo e dimensioni", L'importanza della rivista, oltre al semplice fatto di essere stata la prima rivista di fantascienza pubblicata in Italia, è legata al nome stesso di "fantascienza" che appare per la prima volta sei mesi più tardi sul primo numero dei "Romanzi di Urania", anche se nella forma fanta-scienza: il termine che poi designò in Italia la science fiction ha preso a prestito più dal titolo di questa prima rivista che dal termine anglosassone di cui pretendeva esserne la traduzione. "Scienza Fantastica" è una creatura della Krator, piccolo editore romano, il cui nome deriva dall'italoamericano Vittorio Kramer (vicedirettore) e da Lionello Torossi (direttore), appassionato di science fiction e deciso a importarla in Italia. La loro è la prima pubblicazione dl fantascienza ad apparire in edicola e si presenta come una vera rivista, con tanto di rubriche che accompagnano i racconti e i romanzi brevi a puntate sul modello delle riviste pulp americane, e una sezione dedicata alla saggistica e all'informazione. Tra aprile luglio 1952, escono ben quattro numeri di "Scienza fantastica", ma la periodicità mensile s'interrompe dopo l’estate, tanto da far pensare alla chiusura della rivista. Invece, nel gennaio 1953, ricompare improvvisamente nelle edicole con un formato e una veste grafica leggermente differenti, più piccola ma con un maggior numero di pagine (Si passa dalle 96 alle 128). Quasi ogni numero è preceduto da un editoriale vero e proprio, "la pagina dell'editore", presente solo nella prima serie della rivista (i primi quattro numeri), mentre nella seconda viene sostituita dalla posta.

La presenza di un editoriale è un elemento che mancherà alla maggior parte delle successive riviste di fantascienza. Il sommario del primo numero comprende quattro racconti: Operazione di salvataggio di Clarke (meglio noto come Spedizione di soccorso), Le rovine di H. B., Fyfe, Corto Circuito di Norman L. Knight, L’istinto di Lester del Rey e la prima puntata, del romanzo Il ratto delle Sabine, di Massimo Zeno.

Fonte unica del materiale americano è "Astounding Sf" la più celebre rivista d'Oltreoceano. Costante in ogni numero è la presenza di autori italiani, in particolare dello stesso Torossi (che si firma con lo pseudonimo di Massimo Zeno) e Giancarlo Montini, che cura una rubrica su quelli che venivano definiti allora come "piatti volanti", "Scienza Fantastica" è la prima a proporre in Italia nomi del calibro di Clarke, De Camp, Del Rey, Kornbluth, Leinster e Sturgeon. Inoltre il materiale viene presentato quasi in contemporanea con la pubblicazione americana (L’istinto di Lester Del Rey appare solo tre mesi dopo, Missionari dello spazio di Kornbluth quattro, il romanzo breve Kadd il tiratore della coppia Kornbluth-Merril, segue di soli due mesi l’uscita americana). Nei sette numeri apparsi non mancano articoli scientifici, concorsi e corrispondenze con i lettori. L'immaginario della science fiction è stimolato anche dalle belle copertine cui si affiancano, com'era caratteristica dell'epoca, le ben più modeste illustrazioni interne. N. Benedettucci è l'autore delle copertine di tutti i numeri tranne il 4, illustrato da A. Zucchelli. I due figurano anche tra gli autori delle illustrazioni interne. Quando, nel gennaio 1953, dopo mesi di silenzio, ricompare "Scienza Fantastica" nelle edicole, qualcosa era cambiato: il 10 ottobre 1952 è uscito Le sabbie di Marte, il primo numero dei "Romanzi di Urania", edito dalla Mondadori, cui fa seguito il mese successivo il numero 1 della rivista "Urania", Soverchiata dal colosso editoriale, la piccola rivista romana deve inevitabilmente chiudere i battenti. Dopo sette numeri l'avventura della Krator termina, ma il segno che ha lasciato è molto più profondo di quanto si possa, all'epoca, immaginare. L’importanza di "Scienza Fantastica" non è solamente quella di essere la prima rivista di fantascienza in Italia, ma il suo contributo decisivo alla creazione del termine "fantascienza"; e, soprattutto, quella di indicare la formula ottimale per una rivista.


Mondi Nuovi, Edizioni Diana, Roma (6 numeri, agosto 1951- ottobre 1952).

"Mondi nuovi" è stata la seconda rivista di fantascienza pubblicata in Italia, ma la sua importanza, sia per qualità sia per intenti, è ben lungi dalla precedente "Scienza fantastica" e della successiva "Urania". La pubblicazione vede la luce a Roma sotto la direzione di Nello Conforti, la periodicità quindicinale, e si presenta con 32 pagine e un formato più tradizionale (23,6x16,6 cm) che meglio si presta alla pubblicazione di fumetti e illustrazioni. Tutte le copertine sono di Cassoni mentre diversi artisti si alternano per i disegni. La grafica è sicuramente il maggior pregio della rivista, che invece lascia molto a desiderare per quanto riguarda il materiale narrativo. Nei sei numeri sono pubblicati racconti e romanzi a puntate di autori italiani, per lo più sotto pseudonimo, di scarso valore. Un solo nome, quello di Angelo Mazzarese; ricomparirà molti anni dopo nell'ambito della narrativa fantastica. La varietà risulta il tratto distintivo della rivista, grande spazio viene dedicato ai fumetti, a diverse rubriche scientifiche e al rapporto con i lettori. Non è ben chiaro quali fossero le aspettative della rivista; la pubblicazione esclusiva di autori italiani lascia forse supporre che "Mondi Nuovi" non sia altro che un mezzo per dare spazio alla narrativa nostrana. Le scelte appaiono molto tradizionali, legate alla narrativa avventurosa per ragazzi piuttosto che alla nuova science fiction americana. Inoltre la scarsissima reperibilità della rivista perfino nel mercato del collezionismo, induce a pensare che la sua distribuzione sia stata strettamente locale e quindi di scarso impatto sul nascente mondo editoriale della fantascienza. Siamo, così come per "Scienza fantastica", di fronte a realtà editoriali molto piccole, particolari; per un'affermazione a livello nazionale bisognerà aspettare l'arrivo di un colosso editoriale, capace d'imporre la fantascienza in Italia


Urania, Arnoldo Mondadori Editore, Milano (14 numeri, novembre 1952 - dicembre 1953).

Sebbene possa sembrare il contrario, il principale progetto per il lancio della fantascienza da parte della Mondadori è stata proprio la rivista "Urania". La collana dei "Romanzi di Urania", sebbene uscita precedentemente, è considerata da Giorgio Monicelli come una sorta di appendice e supporto della rivista; la realtà dei fatti ribalta la situazione e ben presto ci si accorge come a trainare le vendite sia la collana dei romanzi piuttosto che la rivista. "Urania' esce con quattordici numeri in altrettanti mesi di vita; la dicitura completa del titolo "Urania. Rivista mensile di avventure nell'universo e nel tempo": esemplificativa di come la letteratura fantascientifica venga all'epoca concepita come un'estensione di quella avventurosa, in cui vengono ridefinite però le coordinate spaziotemporali. Il materiale deriva quasi integralmente dall'americana "Galaxy", con pochi prestiti da "Astounding Sf" e altre riviste, tanto da poter considerare "Urania" come la prima edizione italiana di "Galaxy". Romanzi a puntate e racconti occupano quasi tutto lo spazio, mentre le rubriche sono dedicate alla scienza, ai fatti misteriosi, alla posta e ai giochi enigmistici ("La scienza di Urania", "Il fatto incredibile", "La posta di Urania" e "La sfinge moderna"). La qualità del materiale è molto alta, e, seppur in soli quattordici numeri, sono stati pubblicati quasi la totalità degli autori di spicco dell’epoca: Asimov, Anderson, Bradbury, Brown, Knight, Leiber, Leinster, Sheckley, Sturgeon, Van Vogt, Wyndham, e molti altri, pubblicati quasi in contemporanea alle uscite americane. Le copertine sono di Kurt Caesar, stupende tavole quasi a tutta pagina, ricche di colori e immaginazione, deludenti e poco coinvolgenti invece le illustrazioni interne in bianco e nero di Carlo Jacono.

Purtroppo, malgrado la grande qualità della rivista, il lettore italiano continua a preferire i romanzi e a mostrarsi dubbioso verso il concetto di rivista


Fantascienza, Garzanti, Milano (7 numeri, novembre 1954 - maggio 1955).

Nel novembre del 1954 compare nelle edicole italiane "Fantascienza", una buona rivista edita da un grosso editore, come Garzanti. A meno di un mese dalla chiusura della rivista "Urania" questa rivista cerca di riprenderne la strada. Dal formato leggermente ridotto rispetto, si propone come la fedele edizione italiana della rivista "The Magazine of Fantasy and Science-Fiction", sia nell'impostazione grafica e nelle copertine, sia per la narrativa proposta. La rivista nasce da un prodotto editoriale di Livio Garzanti che aveva acquistato in blocco i diritti delle riviste americane "The Ellery Queen Mystery Magazine" e "The Magazine of Fantasy and Science-Fiction," con il chiaro intento di lanciare il giallo e la fantascienza in Italia

Vengono aggiunte diverse rubriche, quali "Quando scenderanno i marziani", il "Notiziario scientifico", "Vademecum dell’astronauta" e, naturalmente, la posta. Inoltre, seguendo la tradizione inaugurata da "Scienza fantastica" e "Urania", si differenzia dalle edizioni americane, presentando illustrazioni interne che accompagnano i racconti. Il prodotto è di ottima qualità e offre al lettore italiano la possibilità di conoscere grandi nuovi autori, come Marion Zimmer Bradley e Ron Goulart, di leggere opere che diverranno classici della fantascienza come Dati disponibili sulla reazione di Worp di Lion Miller e Tre cuori e tre leoni di Paul Anderson. Nei sette numeri usciti sono stati pubblicati autori del calibro di Simak, Reynolds, Sheckley, Boucher, McIntosh, Accanto a classici del fantastico come Louis Stevenson, Lord Dunsany e Henry James. Il tono della rivista è molto elevato, grazie anche alle ottime traduzioni e alla qualità delle illustrazioni, anche se scarseggiano le informazioni sui traduttori e sugli artisti delle copertine possiamo dire che sono tratte da quelle americane di Chestey Bonestell, tranne quelle dei numeri 2 e 4, che sono di Ed Emsh. "Fantascienza" è anche la prima rivista a uscire con questo nome, fissando definitivamente la traduzione italiana di science fiction, apparsa due anni prima sui "Romanzi di Urania". Purtroppo la sua qualità, spesso superiore a quella della stessa "Urania", non basta a mantenerla in vita per più di sette numeri, anche per la mancanza del traino di una collana di romanzi, come invece aveva saggiamente provveduto ad affiancare Mondadori.


Mondi Astrali, G. Gioggi Editore, Roma (4 numeri, gennaio 1955 - aprile 1955).

"Mondi Astrali" appare in tutto e per tutto la continuazione, tre anni dopo, di "Mondi Nuovi", la rivista romana della Diana Edizioni. Ha lo stesso formato, la tipologia delle illustrazioni, la scelta del materiale narrativo, la presenza di rubriche dedicate alla scienza misteriosa e ai giochi piuttosto che alla fantascienza. Perfino gli autori corrispondono in gran parte, in particolare Enrico de Boccard, che scrive diversi racconti per entrambe le riviste.

La novità maggiore rispetto alla rivista precedente è il numero di pagine, raddoppiato a 64. "Mondi Astrali" è curata da Eggardo Beltrametti, ed è rivolta a un pubblico giovane, proponendosi un grande coinvolgimento del lettore, invitato a inviare il proprio materiale. Gli autori pubblicati sono quasi tutti italiani ignoti sotto pseudonimo. Il livello dei racconti così come quello delle rubriche non eccelle (l'articolo che apre il primo numero s'intitola Tutta la verità sui dischi volanti). Le copertine, belle anche se un po' ingenue, sono di un certo Buzzelli, così come le illustrazioni interne. La distribuzione non va però molto oltre i confini della capitale, "Urania" ha fallito il suo tentativo di collocare una rivista sul mercato e nessun'altra è riuscita nel frattempo a imporsi; il materiale presentato è comunque troppo scarso per poter affascinare il grande pubblico e la distribuzione della piccola casa editrice romana troppo ristretta. Lo stesso anno è "Fantascienza" della Garzanti a trovare una formula giusta, ma, nonostante tutto, anche il grosso editore milanese cede davanti alla ormai chiara ritrosia del pubblico italiano rispetto al racconto e alla formula della rivista.


Cosmic. Selezione di Fantascienza Irsa Muraro Editrice, Roma (3 numeri, giugno 1957 - maggio 1958)

Non si può certo dire che "Cosmic" sia una delle riviste che hanno lasciato un segno nel panorama fantascientifico, se non per alcune particolarità note solo ai collezionisti, come quella dell'esistenza di due numeri 1. Infatti al numero 1 del giugno 1957 seguì il numero 1 di dicembre; le pubblicazioni terminano con il successive numero 2, del maggio del 1958, che viene segnalato come primo anno di pubblicazione! "Cosmic. Selezione di Fantascienza" resta il titolo completo; viene da chiedersi a cosa si riferisca questa selezione; visto che racconti e articoli sono tutti di autori italiani sotto pseudonimo; la maggior parte degli articoli riguardano la pseudoscienza, con tanto di posta, parole crociate e oroscopo. Le fanciulle un po' discinte in copertina sono sintomatiche della mentalità che legava la fantascienza alla narrativa avventurosa, destinata a un pubblico maschile più vicino al mondo del fumetto che a quello della letteratura. Mentre altre pubblicazioni dello stesso genere pubblicano romanzi, "Cosmic" presenta un misto impressionante di racconti e rubriche, spesso illeggibili, forse anche al lettore dell'epoca. L'avventura di "Cosmic" finisce nel giro di un anno con tre uscite. Sebbene nessuno ricorderà la rivista per i suoi meriti letterari, difficilmente qualcuno potrà contraddirne il fascino trash che emana ancor oggi.


Oltre il Cielo Edizioni "esse", Roma (155 numeri, settembre 1957 - settembre 1975).

"Oltre il cielo", pur non essendo una rivista di fantascienza, è, insieme a "Urania", senza ombra di dubbio la pubblicazione più significativa degli anni '50 e '60. La rivista è curata da Cesare Falessi e si occupa dl astronautica, astronomia, missilistica e narrativa, ha il caratteristico formata 34x24 cm, e si propene come continuazione ideale della rivista di astronautica "Cielo". Il sottotitolo è molto significativo per quel che riguarda la collocazione ideale della fantascienza tra la fine degli anni ‘50 e i primi anni '60: "Oltre il Cielo" si autodefinisce "quindicinale di missilistica – astronautica - attualità - documentazione - fantasie scientifiche". la fantascienza è una fantasia che si basa sullo sviluppo scientifico, e quindi è intimamente legata al mondo dell'astronomia, della missilistica, della scienza e della tecnologia. Le prime copertine sono di Kurt Caesar, il grande maestro del colore noto agli appassionati per le copertine di "Urania". "Oltre il Cielo" ha funzionato come fucina e catalizzatore di autori italiani, sulle sue pagine hanno debuttato i più importanti scrittori italiani: Renato Pestriniero, Sergio Turone, Lino Aldani, Antonio Bellomi, Vittorio Curtoni, Piero Prosperi, Maurizio Viano, Ugo Malaguti, Gianfranco de Turris. Inoltre altri autori come Cersosimo, Miglieruolo, Naviglio, Pagetti, Sandrelli, Vacca sono apparsi su questa testata, e si può affermare che sia stata la più importante palestra per gli autori italiani. Vengono proposti anche autori stranieri, anche affermati e di talento come Vance, Clarke, Dick, Simak, Van vogt e molti altri. Gli italiani, com’era costume dell’epoca, appaiono spesso sotto pseudonimo, con romanzi a puntate o, più spesso, brevi racconti. Oltre ai racconti vi sono articoli su cinema, libri, televisione e tutto quanto può ricollegarsi all'amore per lo spazio e all'immaginazione scientifica, come per esempio la "Piccola enciclopedia della fantascienza". Nel numero 137 Gianfranco de Turris dedicò un ampio articolo sul mondo delle fanzine, e nei numeri 148 e 149 appare un suo articolo in collaborazione con Sebastiano Fusco sul mondo della fantascienza italiana. Grazie al successo dl "Oltre il Cielo" il ventaglio dei lettori della fantascienza si apre enormemente; la rivista viene pubblicata con regolarità dal 1957 al 1966, anno in cui cominciano le prime difficoltà; nel 1967 vedono la luce soli due numeri (147 e 148).

Tra l’inizio del 1969 e l'inizio del 1970 escono altri sei numeri, dopa di che la rivista cessa definitivamente le pubblicazioni. I tempi sono cambiati, la fantascienza comincia a trovare altre dislocazioni (tra cui la libreria) e il fascino verso lo spazio sembra paradossalmente scemare dopo l'atterraggio sulla Luna. In ogni caso "Oltre il Cielo" chiude per poi riprendere con un numero "a sorpresa" (il 155) cinque anni più tardi, ultimo colpo di coda di una rivista che tanto ha dato alla fantascienza italiana.


Galaxy Editrice Due Mondi, Milano/Galaxy Casa Editrice La Tribuna, Piacenza (72 numeri, giugno 1958 - maggio 1964).

Edito dalla casa editrice Due Mondi di Milano, sotto la direzione dl R. Valente, certamente un appassionato e un competente, che a quanto si dice è stato anche il responsabile delle scelte, "Galaxy" appare nelle edicole nel giugno del 1958. La grafica è esattamente la stessa dell'edizione americana dell'omonima rivista. Le prime copertine sono dl John Pederson, un illustratore non particolarmente famoso, attivo nel campo dal 1957 al 1973. Il sommario del primo numero è poco meno che entusiasmante. Abbiamo Frederic 'Pohl con Il tunnel sotto il mondo, Clifford Simak con Zebra polverosa, Traversata al sole dl Alan E. Nourse, e Militate di Michael Shaara; tutti pezzi che sono stati ristampati almeno una volta. Completa la rivista la rubrica di divulgazione scientifica "Per vostra informazione" di Willy Ley, molto apprezzata in America, ma che da noi ha scarso successo e scompare dalle pagine dell'edizione italiana dopo una ventina di puntate. La produzione tratta da "Galaxy" non è una novità per gli appassionati, anche se la maggioranza non ne è cosciente. L'editore, nonostante l'ottimo prodotto, ha problemi di distribuzione: ritenendo che la veste americana non figuri a sufficienza in edicola, pensa bene di rivolgersi a un illustratore italiano, allora molto famoso e certamente conosciuto ai lettori di oggi: Guido Crepax, L'ultimo numero della gestione Due Mondi (undicesima uscita) si presenta con la grafica modificata e la copertina, appunto, di Crepax. La decisione è da imputarsi all'editore entrante, la famosa e benemerita Casa Editrice La Tribuna che a partire dal numero successivo (maggio 1959), rileva la testata. Valente continuerà comunque a rivestire la carica di direttore responsabile fino all'agosto 1960. la collana durerà fino al numero 72 del maggio 1964. La fine è strana; terminata la possibilità di scegliere fra le cose migliori dell'edizione americana, "Galaxy" si trascina stancamente. Dopo aver annunciato un rilancio della collana con l'acquisizione di materiale da altre testate, la rivista cessa repentinamente. Il motivo è che, nello stesso periodo, la Mondadori ha inaugurato su "Urania", una serie di numeri di racconti tratti principalmente da "If" e da "Galaxy", le sue stesse fonti. "Galaxy" era la paladina della social sf, la cosiddetta fantascienza sociologica e, come spesso capita in Italia con le tendenze straniere (la new wave, il cyberpunk), è state trascinata avanti per anni, quando nel paese di origine era ormai defunta da un pezzo, "Galaxy" non ha mai avuto un curatore ufficiale, ma per la maggior parte della sua vita è stata Roberta Rambelli, Alla sua gestione dobbiamo l'apparizione di "Accademia", una sezione dedicata agli autori italiani, in questa appendice sono apparsi racconti molto buoni e diversi autori hanno fatto il proprio esordio professionale su queste pagine,


Super Fantascienza Illustrata, Astoria, Milano (7 numeri, ottobre 1961 - aprile 1962).

Nata come numero 7 della collana. "Varietas", "Super Fantascienza Illustrato" diventa rivista a sé stante e la redazione si accorge che c'è qualcosa che non va nel titolo, così nel secondo numero leggiamo "Super Fantascienza Illustrata". Il formato è tascabile, le copertine di Brenno Fiumali, le illustrazioni interne, anche se non entusiasmanti, sono piacevoli, ma il materiale presentato è davvero bizzarro (e di bassa qualità).

Intanto nel primo numero si parte con un paio di racconti di un Anonimo, uno dei quali sbandierato anche in copertina, sicuramente non una scelta per accaparrarsi nuovi lettori. Per il resto si tratta di racconti di autori italiani sotto pseudonimo, con titoli ammiccanti all’amore e al sesso extraterrestre (Strani amori a Yron Planet, Felyna, la donna di Marte, Amore in orbita). Non mancano le solite rubriche di pseudoscienza e archeologia spaziale, nonché la rubrica "Amore 3000" del solito Anonimo del XXXI secolo. Certamente questa rivista non manca del fascino trash, anche se non ha lasciato nulla alla storia della fantascienza ed è caduta nell'oblio nel giro di sette mesi.


Fantasia e Fantascienza, Editrice Minerva, Milano (9 numeri, dicembre 1962 - settembre 1963).

"Fantasia e Fantascienza" è il tentativo di portare in Italia la rivista americana "Fantasy and Science Fiction", analogamente a quello che stava facendo da qualche anno "Galaxy" con la sua omonima d'Oltreoceano. Gli intenti sono direi esageratamente palesati tanto che in copertina, sotto al titolo italiano, si precisa che si tratta di una " "selezione da The magazine of Fantasy and Science Fiction" con tanto di testata originale e, per ben due numeri risulta così didascalico e non certo attraente, Dal terzo numero si riprendono invece le copertine dell'edizione originale. La periodicità è mensile e il formato ridotto e agevole, con pagine variabili da 128 a 160. Se la rivista manca della cura della grafica, d'altra parte il materiale presentato, tratto dagli ultimi numeri dell'edizione americana, è di ottimo livello: "Fantasia e fantascienza" ha il grande merito di far conoscere al pubblica italiano racconti di grandi autori americani e inglesi che andavano per la maggiore in quegli anni nei Paesi anglosassoni. Troviamo racconti di Asimov, Anderson, Sturgeon, Bester, Brunner, Ballard, Vonnegut e un romanzo a puntate di Heinlein. L'ottima qualità della narrativa non è però supportata da un apparato saggistico all'altezza, che si limita a presentare articoli scientifici divulgativi di Asimov e un cruciverba, riducendo la rivista quasi a un'antologia. Questa situazione sembra sia stata recepita dalla redazione che del terzo numero introduce un dialogo più serrato con i lettori, grazie ad alcune inchieste, tra cui quella di chiedere una valutazione sui racconti apparsi e di pubblicarne i risultati sul numero successivo. I problemi legati alla distribuzione da parte della piccola casa editrice e l’endemico disinteresse del pubblico italiano nei confronti dei racconti, induce la rivista alla chiusura nel settembre 1963, dopo nove numeri.


Futuro, Futuro, Roma (8 numeri, maggio 1963 - novembre 1964).

Tre personaggi dal carattere forte, Lino Aldani, Massimo Lo Jacono e Giulio Raiola, con la grande ambizione di dimostrare come si potesse scrivere buona fantascienza senza necessariamente imitare gli americani, creano, nel 1963, "Futuro", una rivista dedicata principalmente agli autori italiani, ma con la costante presenza di autori europei non inglesi, "Urania" era da un anno entrata nell'era della direzione di Fruttero e Lucentini, che avrebbero bandito per lungo tempo fa fantascienza non anglofona, e già si sentiva la necessità di recuperare degli spazi per gli autori italiani. Dal sesto numero la rivista si riduce a essere curata soltanto da Lo Jacono. I racconti sono di notevole livello, già nel numero 1 è presente Stanislaw Lem, nonché lo stesso Lino Aldani sotto lo pseudonimo di N. L. Janda, von il celebre Buonanotte Sofia. Molti autori italiani vedono la luce su "Futuro". Antonio Bellomi, Piero Prosperi, (Una cadillac per Natale), Inísero Cremaschi (Il quinto punto cardinale), Gilda Musa (Memoria totale), Anna Rinonapoli (Ministro notturno), Maurizio Viano (La seminatrice), Riccardo Leveghi, Giuseppe Pederiali, Gustavo Gasparini e moltissimi altri. I racconti citati hanno avuto l'onore di essere più volte pubblicati e tradotti all'estero e, a oltre un quarto di secolo dalla loro prima apparizione, sono ancora attuali e leggibili. Come ogni rivista che si rispetti, completano la parte narrativa una serie di articoli e di rubriche molto interessanti con interviste e report dai festival. La grafica di copertina è scarna e non aiuta certamente la propria visibilità in edicola, nonostante le generose dimensioni (24x16 cm); inoltre alcuni numeri non giunsero mai nelle edicole del Nord, e la chiusura dopo otto numeri deve imputarsi quasi esclusivamente alle difficoltà di distribuzione. La chiusura non fermò uno dei curatori, Aldani, dall'idea di far rinascere la rivista e dopo anni l'impresa gli riuscì: nel 1988 nasce "Futuro Europa", che riprende e amplia il discorso iniziato e interrotto venticinque anni prima, riportando la stessa grafica di copertina e le stesse scelte editoriali, e ampliando gli interessi verso la fantascienza europea non anglofona. "Futuro" ha indicato il modello di una rivista vera e propria, con apparato critico e narrativo, che si staccasse dagli esempi americani, presentando anche narrativa italiana. Questo modello è stato in seguito tenuto presente quando si sono pensate riviste quali "Nova Sf*" e "Robot".


Futuria, Zillitti Editore, Milano (4 numeri, estate 1964 - dicembre 1964)

"Futuria" è siglata come "collana diretta da Franco Enna" (autore, apparso anche sui "Romanzi di Urania") anche se, pur presentando quattro, romanzi in quattro numeri (Poul Anderson, James White, Jerry Sohl e Walter Miller jr), è molto più vicina a essere una rivista, in quanto è presente, fin dal primo numero, "La fanzine", un'appendice curata da Luigi Cozzi che rappresenta il naturale seguito della fanzine "Futura Fantasia", prima del suo genere in Italia, apparsa nel 1962. Il formato è ridotto e la copertina ha un aspetto abbastanza criptico tale da assimilarla a una rivista horror, ma il pregio di "Futuria" è proprio la piccola appendice.

In questa sezione vi sono notizie interessanti sul mondo della fantascienza (cinematografica, libraria e dei fumetti), recensioni, una striscia di Ferruccio Alessandri e la tradizionale posta con i lettori, Inoltre viene ampiamente presentato, volta per volta, il profilo dell'autore del romanzo. Anche se si tratta soltanto di poche pagine (più o meno paragonabili all'odierna rubrica "La gaia scienza" su "Urania"), mostrano tutta l'intenzione di creare un contatto con i lettori da parte della redazione, riprendendo, come Cozzi stesso conferma, gli esempi di ciò che avveniva già da molto tempo negli Stati Uniti. Purtroppo le piccole dimensioni della casa editrice e, probabilmente, la qualità non eccelsa della narrative pubblicata, costarono, alla rivista la chiusura dopo soltanto quattro numeri.


Gamma, Edizioni Gamma/Edizioni dello Scorpione, Milano (27 numeri, ottobre 1965 - marzo 1968).

"Gamma" è annoverabile tra le poche riviste nobili, insieme a "Futuro", "Nova Sf*" e "Robot", e si è distinta tanto per la qualità del materiale presentato quanto per l'approccio. un po' intellettuale e distaccato rispetto al mondo della fantascienza. Il primo numero esce nell’ottobre 1965, non è molto ben distribuito, e ne risulta un modesto impatto sugli appassionati. È caro, costa 500 lire ("Urania" costava 200 lire) e ha solo 112 pagine. La copertina non evoca la fantascienza e soltanto la scritta "fantascienza" che campeggia sulla copertina ne indica il genere. Inizialmente edita dalle Edizioni Gamma di Milano, con il numero 6 passa alle Edizioni dello Scorpione e il prezzo scende a 400 lire, e infine a 350. Con il tempo la distribuzione migliora sensibilmente e "Gamma" è reperibile in tutte le edicole. Dal numero 5 le copertine sono opera di Ferruccio Alessandri. La narrativa ha una qualità decisamente alta, vengono presentati tutti i grandi autori, da Clarke a Bradbury, da Asimov a Heinlein, da Brown a Sheckley, da Leiber a Ballard, da Aldiss a Brunner, a Vonnegut. Nonostante pubblicasse dei gioiellini, sembra però mancare il lavoro di ricerca sulle riviste americane, prendendo in genere i racconti in blocco de antologie o pubblicando racconti già editi. La parte saggistica è molto accurata, con recensioni, rubriche di cinema, inchieste e discussioni, notizie e l'angolo della posta. "Gamma" non trascura nemmeno un onesto tentativo di recuperare autori italiani del passato e di dare spazio agli autori italiani contemporanei; sulle sue pagine debutta come saggista Carlo Pagetti. Purtroppo le opere brevi non sono mai state troppo apprezzate dal pubblico italiano e i risultati di vendita non sono esaltanti; si cerca allora di rilanciare la testata pre4sentando un romanzo con un minino di apparato critico, ma lo sforzo è inutile e la rivista mestamente declina fino a chiudere dopo 27 numeri usciti in quasi tre anni di pubblicazioni. Pochi mesi dopo la chiusura di "Gamma" aprirà i battenti "Nova Sf*", continuando l’esistenza di una vera e propria rivista di fantascienza in Italia, purtroppo però sarà distribuita soltanto per corrispondenza e bisognerà aspettare l'uscita di "Robot" nel 1976 per trovare una rivista di qualità in edicola.


Nova SF*, Libra Editrice/Perseo Libri, Bologna (42 numeri, agosto 1968 - dicembre 1980; 54 numeri da marzo 1985).

"Nova Sf*", la più antica rivista di fantascienza italiana ancora pubblicata, nonostante i suoi indubbi meriti, non ha mai avuto una diffusione e dei riconoscimenti per l'alta qualità. Ciò dipende certamente dall'insolito modo di distribuzione. Infatti "Nova Sf*", come del resto tutte le pubblicazioni della Perseo Libri e, prima, della Libra Editrice, è stata esclusivamente distribuita (salvo una breve parentesi) per corrispondenza e, come ben si sa, la gente è pigra e non si reca volentieri in posta. Un altro ostacolo è il prezzo: attualmente un volume costa 15,50 euro, (a cui occorre aggiungere le spese postali se lo si richiede in contrassegno), anche se in abbonamento il prezzo scende a poco più di 11 euro. Il pubblico ritiene comunque alto il prezzo anche se effettivamente la rivista-libro, come la ama chiamare il suo direttore Ugo Malaguti, ha sempre un cospicuo numero di pagine, in genere almeno 256. Ma la rivista, nonostante. L’interruzione della prima metà degli anni '80, si accinge ormai a raggiungere i 100 numeri (sebbene la numerazione sia ripartita da 1) grazie appunto a Ugo Malaguti, il motore della rivista, che, nel lontano 1968, da vero enfant prodige della fantascienza italiana, comincia a pubblicare questi volumetti dall’austero aspetto di una rivista scientifica.

Da quel momento su "Nova Sf*" sono apparsi praticamente tutti gli scrittori italiani di un certo livello (Lino Aldani, Vittorio Catani, Adalberto Cersosimo, Vittorio Curtoni, Antonio Miglieruolo, per citarne soltanto alcuni) e praticamente tutti gli autori che hanno fatto la fantascienza americana, anche se Malaguti non ha trascurato la fantascienza europea e gli autori più recenti. La periodicità è teoricamente trimestrale, ma poche volte nella sua vita la rivista è uscita regolarmente. Con il numero 5 il formato aumenta leggermente, il prezzo e le pagine raddoppiano e del successivo la copertina è illustrata da Allison (al secolo Mariella Anderlini, prima moglie di Malaguti, purtroppo scomparsa ancora prematuramente). Da allora "Nova SF*" è imprescindibilmente legata ad Allison, che ha continuato a illustrare anche le copertine della seconda serie. Soltanto con il cinquantesimo numero della nuova serie (quindi dopo ben ottantasei copertine!) viene designato come illustratore di copertina Giuseppe Festino. che rinnova l'aspetto della rivista (con le copertine di Allison aveva assunto un'aria troppo malinconica e, senza nulla togliere alla bellezza trasognante e fuori dal tempo dei suoi disegni, un po' datata). Attorno a "Nova SF*" si crea un vero e proprio movimento del fandom. La prima serie della rivista chiude con il numero 42: è il dicembre del 1980. La Libra Editrice dura altri due anni, ma le varie contingenze della casa editrice impediscono l’uscita del 43, che è praticamente pronto. Devono passare più di quattro anni per arri vare al marzo 1985, quando esce il primo numero della nuova serie (sul colophon fra parentesi, accanto al numero della nuova serie, è riportato a XIX, n. 43, per rimarcare la continuità di un’iniziativa unica nel suo genere), Malaguti ha aperto una nuova casa editrice, la Perseo Libri, grazie alla quale riesce a proseguire la pubblicazione di "Nova Sf*". Il nuovo numero presenta la copertina di Allison, ha 272 pagine, costa 12.000 lire e pubblica gli auguri per la ripresa della rivista, di Dario Argento, Isaac Asimov, Walter Ernsting, Frederick Pohl, Gianfranco Viviani, Jack Williamson e Donald A. Wollheim. Il livello della nuova serie è pienamente all’altezza della vecchia, e, benché non disdegni presentare scritti innovativi, la rivista privilegia i racconti dl fantascienza avventurosa americana degli anni '40 e '50: l'effetto risultante è a volte un po' anomalo. La saggistica è sempre di notevole livello, sia per merito dei collaboratori abituali, sia per l'alto livello di quelli occasionali. Il rispetto della periodicità non è mai stato uno dei pregi della rivista, ma negli ultimi tre, quattro anni sta uscendo con scadenze precisissime.

In definitiva possiamo annoverare "Nova Sf*" tra le pochissime riviste di altissima qualità, un sogno portato avanti per molti anni, superato forse soltanto da "Robot" di Curtoni, che però non dura che pochi anni.


Robot, Armenia Editore, Milano (40 numeri, aprile 1976 - luglio/agosto 1979)

Robot speciale, Armenia Editore, Milano (9 numeri, dicembre 1976 - novembre 1978)

"Robot" ovvero "la" rivista di fantascienza in Italia. Se si vuole pensare a un canone per una rivista, il punto di riferimento è proprio "Robot", la cui importanza varca i confini italiani, essendo stata elogiata da personaggi come Theodore Sturgeon, Robert Silverberg, Robert Bloch e George Martin, secondo cui "una rivista così bella in America se la sognavano". La comparsa di "Robot" segue di quasi venticinque anni l'uscita della prima rivista in Italia, "Scienza fantastica"; in questo lasso di tempo le uniche riviste di fantascienza capaci d'imporsi sul mercato e di presentare un prodotto di qualità furono "Gamma" e "Nova Sf*". Quando esce il primo numero di "Robot" ci si rende subito conto di essere di fronte a una rivista di qualità, indirizzata al grande pubblico, distribuita in edicola, dalla grafica ottimamente curata, trainata da un entusiasmo genuino e da gran competenza. Per la prima volta in Italia tutti questi elementi sono presenti all'interno della stessa rivista, ma la cosa fondamentale è che dietro a tutto questo vi è un progetto ben preciso, che porta a qualcosa d'inspiegabilmente originale. Curatore e anima della rivista è Vittorio Curtoni, reduce dall’esperienza con la collana "Galassia" e la Casa Editrice La Tribuna. L'intento del curatore e dell'editore Armenia è quello di dare al lettore una vera rivista di fantascienza italiana, tenendo ben presente il modello di quelle americane. La grossa novità consiste nell'accuratissimo apparato informativo, che presenta bene i singoli autori, facendo entrare in contatto il lettore con il mondo della fantascienza italiana e internazionale. "Robot"' accompagna l’appassionato in una sorta di viaggio alla scoperta della fantascienza attraverso il suo mondo, quello degli scrittori, degli appassionati, degli editori, proiettandosi sempre verso il futuro ma tenendo ben presente l'importanza della storia e delle radici letterarie. La rubrica "Ritratto d’autore" è affidata alla giovane ma già esperta e competente coppia Giuseppe Caimmi e Piergiorgio Nicolazzini, a mentre il "Panorama internazionale" è curato da Vittorio Curtoni. Un’altra novità sono le interviste ai più importanti personaggi della fantascienza, da Asimov a Ellison, da Bester a Zelazny: indimenticabile l'intervista a Theodore Sturgeon sul numero 8. Non manca certamente lo spazio dedicato al cinema (curato in gran parte da Giovanni Mongini), ai libri, ai fumetti e alla posta; quest'ultimo in particolare diventa, insieme alle rubriche "Opinioni", "Contropinioni", "Polemiche" e all’editoriale, un luogo di incontro/scontro tra lo stesso Curtoni e il pubblico. A fronte di tale ricchezza della saggistica, la narrativa rischierebbe di passare in secondo piano se anche qui non ci si trovasse di fronte a materiale di qualità e varietà straordinarie. Tra il 1976 e il 1979 l'appassionato poteva andare in edicola e trovare finalmente un'altra rivista oltre a "Urania". Tutti i migliori autori sono apparsi su "Robot". Per fare solo alcuni esempi: sul numero 8 compaiono insieme due capolavori come Sciolte e scomparse sono ormai le nevi di James Tiptree jr, e Visita al padre di Lino Aldani; il numero 3 ospita l'incredibile Gente di Sturgeon, mentre il 10 ospita il bellissimo Una canzone per Lya di George R. R. Martin. A partire dal numero 3 viene aperta la porta agli autori italiani, che saranno presentati con un racconto in ogni numero, contrariamente a "Urania", che aveva eliminato completamente la pubblicazione di autori italiani, ad altre riviste che avevano si pubblicato italiani, ma relegandoli spesso in appendice. Vengono così pubblicati nomi già noti nella fantascienza italiana come Sandro Sandrelli, Antonio Miglieruolo, Gilda Musa o Lino Aldani, insieme con giovani e promettenti autori. La redazione è subissata di materiale (le cifre si aggirano sui 200-250 racconti alla settimana) e "l'esperimento" è apprezzato anche dalla maggior parte dei lettori. Altro elemento di forza di "Robot", spesso sottovalutato per la composizione di una rivista, è quello illustrativo e iconografico. Una novità assoluta è certamente la ricchezza di fotografie degli autori, dei personaggi della fantascienza, delle convention, dei film. A partire dal sesto numero "Robot" si arricchisce della collaborazione di Giuseppe Festino, prima solo per le illustrazioni interne, poi anche per le copertine. Ogni racconto viene magistralmente illustrato, dando così vita a quella che si può definire come la "maledizione di Festino": il lettore alla vista di disegni così evocativi si crea un'aspettativa eccessiva per il racconto, e spesso, più per merito del disegnatore che per demerito dell'autore, finisce per rimanerne deluso. La rivista per un lungo periodo prospera anche sotto il punto di vista delle vendite, tanto da introdurre una serie parallela, "Robot Speciale", dedicata alla pubblicazione di antologie, tra le quali quelle di Clarke, Anderson, Moorcock, Van Vogt e di Vittorio Curtoni stesso (La sindrome lunare, "Robot Speciale" 6), cosa impensabile per un italiano solo pochi mesi prima.

Purtroppo le riviste di fantascienza in Italia, si sa, non hanno mai avuto vita troppo lunga. Le vendite cominciano gradualmente a calare, e si è costretti a ridurre la tiratura: nel frattempo il rapporto tra Curtoni e Il mondo della fantascienza (e quindi anche con una buona fetta di lettori) comincia a essere sempre più difficile e problematico. Vittorio Curtoni lascia la rivista con il numero 30, e "Robot" continua ancora per dieci numeri sotto la guida di Giuseppe Lippi, già da qualche tempo collaboratore fisso, nonché amico di Curtoni. Anche a causa dell'abbassamento delle vendite, "Robot" comincia a perdere quelle caratteristiche che l'avevano resa famosa, prima fra tutte lo stretto rapporto con i lettori. Gli ultimi numeri ricordano più gli Speciali che i vecchi numeri della serie regolare, e sono semplici antologie (comunque di ottimo livello) con pochissimo spazio lasciato alla saggistica e alle rubriche. L’ultimo numero ritrae in copertina il famoso robot accasciato di Giuseppe Festino, quasi a identificare la fine non solo di una rivista, ma di un momento unico per tutta la fantascienza italiana.


Gulliver, EGA, Roma (14 numeri, 1976 - 1981).

Periodico dedicato principalmente al fumetto, a cura di Franco Giacomini, Franco Grillo e Francesco Intoppa, "Gulliver" reca come sottotitolo "La rivista di comics fantascienza fantasy e altre storie". Uscito con il numero 0 nel 1976, è classificabile come una delle migliori pubblicazioni semiprofessionali che, partendo dal fumetto, analizzano con cura il fenomeno del fantastico. La fiction è presente più che altro con i fumetti, ma non mancano in qualche numero dei racconti di autori, come Lewis Padgett e Jack Williamson. La saggistica invece è rivolta spesso al cinema e alla letteratura, ma si parla anche di riviste, con un interessante articolo su "Mondi Nuovi". Tra i nomi degli autori dei saggi appare anche Riccardo Valla, che parla degli illustratori di fantascienza (tra cui un bellissimo articolo su Virgin Finlay), Migliorini e Giovanni Mongini, entrambi alle prese con il cinema fantastico. Il grande interesse nei confronti della realtà cinematografica è dimostrato, tra le altre cose, dalla pubblicazione dell'elenco dei film tratti dalle opere di Jules verne. Protagonista è comunque la fantascienza avventurosa, con un occhio puntato su autori quali Edgar Rice Burroughs o Sidney Jordan, l'autore di Jeff Hawke. Un punto di forza della rivista è il formato, 31x22 cm, che consente ampie illustrazioni e fotografie a corredo degli articoli

Colpiscono, per esempio, le immagini delle locandine di film anni '50 apparse in un articolo di Giovanni Mongini, le illustrazioni di Virgin Finlay nell'articolo già citato, o le riproduzioni delle copertine originali in un articolo sugli epigoni di John Carter. Insomma una ricchezza iconografica impressionante, unita a un'elevata qualità degli articoli. Tuttavia "Gulliver" ebbe diversi problemi di distribuzione e scomparve verso il 1979, per poi riapparire nel 1981 con il quattordicesimo e ultimo numero. A essa seguì una seconda serie negli anni 'SO, dedicata però quasi interamente al fumetto.


Fantascienza, Ennio Ciscato Editore, Milano (3 numeri, maggio 1976 - ottobre 1976).

La rivista, a cura di Maurizio Nati e Sandro Pergameno, nasce in un momento di grande forza della fantascienza in Italia, un momento in cui "Urania" vende diverse decine di migliaia di copie e "Robot" si è imposta all'attenzione degli appassionati, conquistandosi anch'essa una buona fetta di pubblico, un momento in cui case editrici come Libra e Nord pubblicano molto materiale e di ottima qualità. "Fantascienza" nasce quindi in un periodo molto prospero, che molto già offriva ai suoi lettori, e forse la saturazione del mercato può aver influito sulla fine prematura di questa pur buona rivista. La rivista alterna buona narrativa e saggistica, presentando nomi di spicco quali Asimov, Sturgeon, Silverberg, Dick, Ellison, Zelazny e molti altri. Vengono pubblicati racconti molto belli quali La bestia che gridava amore nel cuore del mondo di Ellison, Passeggeri di Silverberg, Diffidate dalle imitazioni di Dick e L’uomo che imparò ad amate di Sturgeon. Purtroppo per fare un'ottima rivista non bastano ottimi nomi; si può forse dire che quello che è mancato a "Fantascienza" è stata una certa unità, un'originalità che dovrebbe caratterizzare una pubblicazione per riuscire a far breccia sul pubblico. Vi è inoltre da aggiungere il peso della crisi dell'editore Ciscato, che è costretto a chiudere la rivista malgrado i risultati incoraggianti dei primi numeri, e, probabilmente, la scelta del formato grande A4, tradizionalmente sfortunato per le riviste di fantascienza. Nel primo numero viene indetto un referendum nel quale viene chiesto al lettore di segnalare il migliore romanzo, autore e editore del 1975, oltre alla personale classifica di tutti i tempi. Sempre nel primo numero compare l'articolo Fantascienza in Italia. C’è davvero qualcosa di nuovo? in cui, ln evidente polemica con "Robot', si sostiene la sostanziale lontananza qualitativa tra fantascienza nostrana e americana, Questa opinione viene naturalmente rispettata nelle scelte editoriali, vista l'assenza totale di autori italiani nella rivista. Le copertine sono affidate a Oliviero Berni, mentre all'interno le illustrazioni in bianco e nero sono affidate prevalentemente a Sergio Tuis. Molto curata è anche la parte della saggistica, con un esperimento interessante: introdurre un autore con alcuni estratti di suoi romanzi significativi, come avviene con Dick (estratto da A. Lincoln Androide) e Spinrad (da Il signore della svastica). Molta carne al fuoco, e spesso anche buona, ma purtroppo le cose non vanno per il verso giusto, dopo due numeri cominciano i problemi e bisogna aspettare qualche mese per vedere il terzo numero. Il progetto fallisce, così come l'avventura dell'editore Ciscato nella fantascienza.


Solaris, Solaris Editrice (11 numeri, gennaio 1978 - dicembre 1978).

"Solaris" è curata da Annico Pau, già presente nella redazione dei "Romanzi del Cosmo", ma è possibile che dietro ci sia il lavoro di Luigi Naviglio, come si può vedere dai racconti pubblicati e dall’impostazione. Si tratta apparentemente di una rivista di divulgazione scientifica, come avverte l'occhiello in copertina: "ScienceFiction*U.F.O.*Parapsicologia*Astronautica*Tecnologia*Archeologia" in realtà è più vicina a una rivista di mistero, ufologia e parascienza in generale, come si può sospettare dalla scritta posta sotto il titolo: "La Rivista dell'Uomo di Domani". "Solaris" è in effetti ricca di rubriche con molta informazione pseudoscientifica; le illustrazioni e le fotografie sono copiose, ma in ogni numero è di solito presente un solo racconto di fantascienza, di cui, sugli undici numeri usciti (di cui uno doppio), sette sono di Luigi Naviglio (fra i quali il famoso Zingarella delle stelle), e altri quattro sono sempre suoi, ma sotto pseudonimo, anche se ce n'è uno di Antonio Bellomi. Uscita nel 1978 al prezzo di 1.500 lire, la rivista cessa nel dicembre dello stesso anno non lasciando eccessivi rimpianti agli appassionati.


La Rivista di Isaac Asimov, Arnoldo Mondadori Editore, Milano (11 numeri - primavera 1978 - novembre 1980).


È il 1978 quando nelle edicole italiane appare "La Rivista di Isaac Asimov", edizione italiana dell’"Isaac Asimov Science Fiction Magazine". La rivista americana ha visto la luce l’anno prima, e la Mondadori s'incarica di questa, importante operazione editoriale, destinata purtroppo al fallimento. Entrambe le edizioni sono trimestrali e, se alcune volte l'edizione italiana riprende pari pari il materiale da quella americana, altre effettua una scelta tra due o tre numeri. La cura della rivista è affidata ad Andreina Negretti, la curatrice di "Urania". Il fatto che questa sia effettivamente concepita come l'edizione italiana della versione americana risulta chiaro anche dal fatto che l'editoriale non è della redazione italiana, ma di Asimov stesso. Il primo numero presenta materiale di tutto rispetto e, insieme a nomi ben noti e importanti (Asimov, Dickson, Clarke), si affiancano autori esordienti. Purtroppo le cose non vanno bene e le motivazioni sono diverse, non tutte attribuibili questa volta all’ormai tradizionale avversione italiana per le riviste (nello stesso periodo "Robot" era giunta all’apice della sua stagione). Innanzitutto l'edizione italiana soffre di alcune pecche, fra cui la più evidente la brutta grafica con copertine assolutamente insignificanti e ripetitive (malgrado il ritratto di Asimov in copertina sia di Thole) e illustrazioni interne altrettanto insoddisfacenti. Inoltre il fatto che l'editoriale sia quello dell'edizione americana non aiuta certo il lettore a sentirsi coinvolto, privato anche di uno dei suoi canali preferenziali, ovvero la pagina della posta. Il numero delle pagine varia da 144 a 180, a seconda dei numeri, ma verso la fine la rivista si riduce semplicemente a un’antologia trimestrale di racconti, la cui qualità lascia peraltro spesso a desiderare.

La schiera dei nuovi autori presentati dalla rivista non è certo tra le più convincenti e solo pochi nomi continuano a essere pubblicati. Mondadori forse pensava che il solo nome di Asimov sarebbe stato sufficiente a far smuovere il popolo fantascientifico, ma evidentemente si sbagliava. La copertina anonima, l'assenza completa di una parte saggistica (se si escludono i giochini di enigmistica e logica di Martin Gardner), l'anonimato della redazione italiana e la non eccelsa qualità dei racconti portano la rivista alla chiusura dopo undici numeri, nel novembre del 1980. Il colosso editoriale fallisce di nuovo con una rivista, ma questo non sarà certo l'ultimo tentativo di portare il magazine nel buon Dottore nelle edicole italiane.


Verso le Stelle, Solaris Editrice, Milano (ottobre 1978 - luglio/agosto 1979).

Siamo nel 1978 e sulla scia del successo di "Robot" esce nelle edicole una nuova testata, "Verso le Stelle". In realtà non è affatto nuova, ma nasce infatti da una pubblicazione amatoriale per conto di uno dei grandi fan degli anni sessanta, Luigi Naviglio. L'edizione da edicola è pubblicata dalla Solaris Editrice, al costo di 1.000 lire, nella collana "I campionissimi della fantascienza". "Verso le Stelle" si affianca alle altre pubblicazioni di fantascienza dello stesso editore: "Perry Rhodan", "Gemini", "Solaris" e "Perry Rhodan Extra". Una strategia di copertura del mercato massiccia, ma che come sempre è accaduto nel mercato italiano, non porterà a grandi frutti. Il sottotitolo recita "la rivista mensile di ogni appassionato di fantascienza"; l'idea di fondo è di quelle tradizionali per una rivista, ma abbastanza innovativa per l'Italia: troviamo infatti molte rubriche variegate, tanti raccontini brevi, per la maggior parte di autori italiani che vedono finalmente un possibile sbocco in edicola, un angolo dedicato alla saggistica, uno alla poesia e alla retrospettiva, con l’obiettivo puntato su H. G. Wells. A corollario trovano spazio anche le vignette "Alien", "I bacilli" e un fantafumetto. Nella narrativa fanno la loro apparizione, tra gli autori italiani, Antonio Bellomi, Adalberto Cersosimo, Luigi Naviglio, Vittorio Catani e molti altri che provengono dal mondo del fandom, ma che sono successivamente scomparsi dal panorama letterario. Tra gli interventi, invece, viene pubblicato un discorso di Peter Kolosimo e un articolo su Fantascienza e letteratura scritto ben dieci anni prima da Luigi Cozzi, regista di Star Crash. L'editoriale si sofferma sulla "formula diversa" di "verso le Stelle" rispetto ad altre testate "di grande pregio" presenti sul mercato nazionale, Ma la vera differenza sta nel carattere spiccatamente amatoriale, nonostante alle spalle vi sia un editore e quindi una tiratura e un’impaginazione professionali. In altre parole si nota la buona volontà, ma il prodotto finale manca di personalità. L'avventura di "Verso le stelle" prosegue in edicola per circa un anno, fino al doppio numero 10-11 del luglio/agosto 1979, fondendo per qualche numero le sue forze con "Attualità UFO". Poi torna, costretta dall'insuccesso di pubblico, all'amatorialità più classica, diminuendo drasticamente il numero di pagine, pur mantenendo lo stesso formato. Nell'ultimo editoriale apparso in edicola, che mantiene in generale un tono pacato e positivo sulle potenzialità della fantascienza italiana, non mancano alcuni rimproveri agli esperti che pare abbiano criticato la politica editoriale troppe popolare della rivista. E per tutta risposta gli esperti vengono accusati di un vecchio modo di pensare, di confezionare le solite pubblicazioni con i soliti nomi stranieri.


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