SOLDATI Mario
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Nato a Torino nel 1906, fu anche critico cinematografico e regista; sue le riduzioni cinematografiche di "Piccolo mondo antico" e "Malombra" del Fogazzaro, e, inerenti al nostro genere, "I tre corsari" e "Jolanda la figlia del corsaro nero", del '52 e del '53. Fra le sue opere, "Salmace", '29, "America primo amore", '35, "L'amico gesuita", '43, l'antologia "A cena col commendatore", '50, comprendente anche il racconto "La giacca verde", fra le cose più belle, sue, "Lettere da Capri", '54, "Il vero Silvestri", '57, "Le due città", '64, "La busta arancione", '66, "L'attore", '70, "La sposa americana", '77 e "L'incendio", '81.
Racconti: "Un'inchiesta di Alfa Centauri", in "I labirinti del terzo pianeta", a cura di Gilda Musa e Inìsero Cremaschi, "I libri dell'orsa maggiore" n. 4, ed. Nuova accademia, '64
"La palla da tennis", in "Storie di spettri", "Narratori italiani" n. 103, "Il 2° libro dell’orrore", a cura di Francesco Franconeri, "Omnibus gialli" e in "Enciclopedia fantastica italiana", a cura di Lucio D'Arcangelo, "Oscar narrativa" n. 1272, ed. Mondadori, ’62, ’78, ’93-tradotto in francese, da Roland Stragliati, come "La Balle de tennis", "Fiction" #117, agosto ‘63, in "Histoires de fantômes", ’77 e "La grande anthologie du fantastique-2, ‘96-classico racconto di fantasmi dallo stile desisamente datato, ma proprio per questo affascinante. L’atmosfera vi è creata sapientemente, ed i brividi non mancano di scorrere, lungo la schiena. Una, tipica, villa isolata, il racconto di un avvenimento del suo antico proprietario ("…al momento della morte, la sua angoscia di non poter partecipare alla riunione è stata così forte, che è riuscita, pochi minuti dopo, a proiettare un fantasma a trecento chilometri di distanza." (pag. 123).
E dissertazioni sull’argomento; dal "Passi, gemiti, urli, rumore di catene, e compagnia bella." (pag. 121), al "…persone che hanno avuto una vita particolarmente infelice, frustrata, contrariata… che… si sentivano defraudate della vita e desideravano disperatamente continuare. Si spiegherebbe, così, anche il rancore che i fantasmi hanno per i viventi, il loro bisogno di tormentarli e spaventarli." (pag. 123).
Ma è la precedente, bellissima, descrizione dell’incontro, nel parco di quella villa, con quattro… persone intente al gioco del tennis. Ed il finale, quando i due protagonisti, dopo aver appreso che, in quel campo, non vi si poteva giocare più ormai da anni, tornatovi, ed avendo constatato che le cose stavano effettivamente in quella maniera, vedono "…una palla bianca, una palla da tennis, che aveva ancora due o tre rimbalzi su quel terreno matto, e poi spariva per sempre nel buio." (pag. 129). (pagg. 115-129, ed. "Omnibus gialli")
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