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Solaris

Inserito Lunedì 01 dicembre 2003

Saggistica "L'innocenza del divenire" nel romanzo di Stanislaw Lem un articolo di Marco Borsetti

Stanislaw Lem Nel frammento n°52 [Diels] Eraclito, un filosofo presocratico noto principalmente per le sue teorie circa il divenire cosmico che lui identificava con l'elemento del fuoco, afferma: AION PAIS ESTI PAIZON, PETTEUON; PAIDOS HE BASILEIE ("La vita è un fanciullo che gioca, che sposta i pezzi sulla scacchiera: reggimento di un fanciullo1").
La metafora del gioco cosmico usata da Eraclito, che la prendeva a prestito dalla mitologia greca in cui una delle figure del dio Zeus è proprio quella del bambino che gioca, è alla base di molte ontologie, non ultima quella di Friedrich Nietzsche; il concetto cardine di Volontà di Potenza si identifica infatti con l'essenza del mondo, proprio attraverso un processo di creazione artistico ludica, descritta da molti interpreti (Deleuze, Fink, Derrida) con l'espressione di matrice eraclitea di "Innocenza del divenire".
Il pianeta Solaris, protagonista del libro dello scrittore polacco Stanislaw Lem, recentemente ri-portato sugli schermi, è forse la migliore espressione del concetto ontologico di divenire, infatti, oltre a simboleggiare, come appunto suggeriscono le parole finali del co-protagonista Kelvin, l'opera creativa di un dio-bambino, sottolinea anche tutte le implicazioni morali, gnoseologiche, psicologiche e teologiche che il concetto di divenire viene da sempre ad implicare, ogni qual volta sia posto alla base di una filosofia.
Dal punto di vista gnoseologico, una filosofia che basi appunto la sua ontologia sul malsicuro concetto di divenire, si configura come il classico colosso dai piedi d'argilla; infatti nessuna teoria della conoscenza e quindi della verità in senso tradizionale, può essere costruita su un ontologia che risponde alla classica domanda "Che cosa c'è?" con la risposta eraclitea "Nulla sussiste di stabile, tutto muta in continuazione". Ne sono prova nel libro di Lem i continui fallimenti che hanno costellato tutti gli esperimenti fatti dagli scienziati che si sono dedicati alla "Solaristica" e anche la stessa incapacità mostrata dalle "creazioni" del pianeta (la rediviva Harey, moglie di Kelvin) di dare un senso alla loro apparizione in vita (ma in fondo anche l'uomo sa dare un senso alla sua apparizione nel mondo?).
Tutto il romanzo gioca con il binomio Verità/Finzione, proprio allo scopo di sottolineare come l'uomo, in questo caso lo scienziato dogmatico, oberato dal concetto metafisico di verità, sia incapace di godere della felicità nella misura in cui la scopre frutto possibile della finzione dei propri sensi e si condanni quindi ad un'infelicità a lui più consona poiché "vera e reale" (il protagonista Kelvin, lascia per la seconda volta che la moglie si "separi" da lui, per poi piangerne da solo il ricordo).
Sotto questo punto di vista potremmo supporre che l'autore di Solaris potesse essere a conoscenza dell'assunto nietzscheano sulla verità che nell'introduzione all'opera Al di là del Bene e del Male afferma."Ammesso che la verità sia una donna – e perché no? Non è fondato il sospetto che tutti i filosofi, nella misura in cui furono dogmatici, si intendessero poco di donne? Che la terribile serietà, la goffa invadenza con cui essi fino ad ora erano soliti accostarsi alla verità, costituissero dei mezzi sgraziati e inopportuni per conquistare appunto una donna?"2. Ne deriverebbe una sovrimpressione tra la doppia figura di Harey e il concetto, fluido come il pianeta dalla quale essa trae vita, di verità e credo anche una giusta rivincita sulla misoginia propria di buona parte della fantascienza passata (P.K. Dick, per citarne uno solo3) e presente.
Anche dal punto di vista morale l'ontologia del divenire, così abilmente espressa nelle pagine del libro, non lascia scampo a certezze di nessuna sorta: il pianeta Solaris gioca sadicamente con la vita di centinaia di esploratori, uccidendoli sotto il peso delle sue più pesanti "creazioni", come un bambino con gli insetti, per poi rivelarsi buono (?) nella misura in cui, commuovendosi per la sorte dei due amanti Kelvin e Harey, decide di concedere loro una seconda possibilità.
Occorre anche sottolineare come, in questo caso, la tematica dell'incontro con l'altro (l'Alieno), più volte sviluppata nelle opere di fantascienza, raggiunga le alte vette di una definizione mai banale, anche in virtù della non certo trascurabile abilità con cui risolve la descrizione del difficile incontro uomo donna, che lo stesso Dick, in una delle sue non rare autocritiche, lamentava carente nel panorama fantascientifico, fatta eccezione per l'opera di Kurt Vonnegut Piano Meccanico, che appunto Dick considerava la migliore opera di SF mai letta4.
Dal punto di vista teologico, la figura del dio-bambino è sinonimo nelle parole degli stessi protagonisti di Solaris che, nel penultimo capitolo intessono una vera e propria disputa teologica degna di quelle del Medioevo, di un dio imperfetto sullo stile delle divinità gnostiche dei cristiani del primi secoli dopo Cristo: divinità che, immemori della loro antica potenza, si facevano soggiogare da demoni meno potenti e più scaltri, al cui operato era dunque da ricondurre il male presente nel mondo.
Per ultimo dal punto di vista psicologico, l'apologia dell'ontologia fluida presente nelle pagine di Lem, pur giocando sul binomio ancora eracliteo tra mondo condiviso dalla maggioranza (koinos kosmos) e mondo privato della follia e della fissazione solitaria (idios kosmos), potrebbe tramutarsi in un elogio della teoria di Carl Gustav Jung circa l'esistenza dell'inconscio collettivo: il pianeta Solaris infatti non fa altro che dare forma agli istinti e ai simboli inconsci degli esploratori umani per tentare un possibile superamento delle rispettive barriere comunicative. Sotto questo punto di vista sono molte le relazioni simboliche che legano l'opera di Lem a 2001 Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick, che si chiude proprio con l'immagine archetipica del bambino cosmico, che è anche, tra l'altro, la terza ed ultima trasformazione dell'oltreuomo nietzscheano secondo l'insegnamento di Zarathustra.

1. Giorgio Colli, La sapienza greca, voll. III, pp. 34-35, Adelphi, Milano 1980.

2. F. Nietzsche, Al di là del bene e del male, p. 37, Newton-Compton, Roma 1977.

3. P.K. Dick, Mutazioni, p. 96. Feltrinelli, Milano 1997.

4. P.K. Dick, Mutazioni, p. 92, Op. Cit.


'Da abatologia a zoototemicita' - rimasticare Solaris - Le Impressioni di Andrea Giammanco


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