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Valerio Evangelisti

Inserito Giovedì 31 marzo 2005

Interviste intervista di Giuseppe Iannozzi

1. Carissimo Valerio, la fama ti ha giustamente arriso con il personaggio di Eymerich Inquisitore, poi sono nati altri personaggi, quelli legati al ciclo di Metallo Urlante, di Magus. Oggi con “Noi saremo tutto” - a mio giudizio il tuo romanzo più bello e complesso – par quasi che tu abbia abbandonato definitivamente la fantascienza, il gotico, il fantasy, a tutto favore di un fare letteratura lontano dalla narrativa di genere. E’ vero o è solo una mia impressione sbagliata?
E’ in parte vero – dico “in parte” perché “Noi saremo tutto” si apparenta al genere noir – ma non è una scelta definitiva. Sono pronto a tornare ai moduli del fantastico, se ciò che desidero comunicare lo richiede.

2. Perché proprio Eddie Florio, un malavitoso realmente esistito, per dar corpo a “Noi saremo tutto”?
Mi serviva, per la mia storia, un personaggio in cui il lettore non si potesse identificare. Ciò per portare in primo piano la vicenda vera del romanzo, che non è individuale, ma collettiva. Il sinistro Eddie Florio si prestava bene allo scopo. Io l’ho reso ancora più lercio di quanto sia stato nella realtà.

3. Esiste un sottile fil rouge che accomuna i personaggi di Eymerich, Pantera, Eddie Florio? E se sì, come si manifesta?
Sono tutti e tre degli asociali, ma in forma diversa. Eymerich è un personaggio negativo, certo, però con una sua grandezza. Il suo impulso primario è piegare tutti al suo volere, e sopprimere chi gli si ribella. Invece Pantera è un vero solitario. Non intende disciplinare nessuno, né cercare adepti per una causa qualsiasi. Non è nemmeno realmente negativo perché, pur ricorrendo spesso alla violenza, non la esercita mai contro innocenti, e anzi coltiva una sua idea di giustizia che finisce col costringerlo a schierarsi con i più deboli. Florio, da parte sua, somiglia al Male assoluto nella sua faccia più temibile: la mediocrità. Non è grande nemmeno nella perfidia e la giustizia non sa neanche cosa sia. Si arrangia con piccole malefatte quotidiane, senza altro scopo che soddisfare i propri istinti. In questo senso, somiglia di più a certi personaggi della realtà che viviamo di quanto non accada con Eymerich e Pantera.

4. “Noi saremo tutto” è la storia di Eddie Florio, dei sindacati in America, è un’indagine intorno al maccartismo?
E’ soprattutto una storia della classe operaia americana, delle sue glorie, delle sue sconfitte e delle sue contraddizioni. Il maccartismo non avrebbe vinto se la sinistra Usa non fosse già stata indebolita dai propri errori.

5. A tuo avviso, il maccartismo è oggi tornato ad ammonticchiare vittime su vittime? Perché? E dove?
Il maccartismo altro non è, nella sua essenza, che la lotta contro un nemico immaginario. Quando si impose negli Usa gli iscritti al partito comunista americano erano circa 80.000, ma gli indagati per simpatie comuniste furono quasi tre milioni. Una variante moderna del maccartismo è la cosiddetta “lotta al terrorismo”, con tutte le restrizioni alle libertà civili che comporta. In Italia, poi, viviamo una varietà domestica di questa paranoia, con un presidente del Consiglio che declama contro i comunisti, come se questi fossero acquattati ovunque, e un ministro degli interni che ogni tanto arresta gruppi di arabi scelti praticamente a caso, salvo doverli liberare poco dopo.

6. Eddie Florio, personaggio principale del tuo romanzo, ha un rapporto complicato con le donne: le disprezza e allo stesso modo disprezza il comunismo. Ma forse, più semplicemente, non capisce né le donne né il comunismo. Perché? E c’è - o potrebbe esserci - un rapporto allegorico fra comunismo e donne?
Agli occhi di Florio, in effetti, le donne sono entità misteriose e incomprensibili, che lui vorrebbe dominare senza mai riuscirvi. Con loro riesce dunque a instaurare un puro rapporto di violenza e nient’altro. In questo senso somiglia un poco a Eymerich, che le donne le teme addirittura. Il fatto è che l’ “anima femminile” (qualcosa che non appartiene alla singola donna, talora molto diversa, bensì alla loro collettività) è lontana dallo stile di vita artificioso e violento dei miei due personaggi. E Florio ignora allo stesso modo le radici del comunismo che, al di là delle sue evoluzioni storiche, proponeva forme di esistenza fraterna e di cooperazione tra esseri umani. Nulla di più lontano dalla sua visione belluina del mondo.

7. Nel romanzo si parla dei portuali di Seattle. Chi erano? chi sono?
Erano e sono tuttora uno dei settori più avanzati della classe operaia americana. Fin dagli anni Trenta conquistarono forme di collocamento che li sottrasse alla tragica precarietà del lavoro che svolgevano, e ancora oggi se le tengono ben strette – per quanto ciò strida col nuovo precariato che il capitalismo neoliberale cerca di imporre al mondo intero, sotto il nome seducente di “flessibilità”.

8. E’ giusto vedere (leggere) in “Noi saremo tutto” un’opera politicamente impegnata che mette in nuce i conflitti sociali di ieri, forse non troppo dissimili da quelli odierni?
E’ giusto, se io sono riuscito nel mio intento. Il legame tra passato e presente è dato da ciò che ho appena detto su precariato e flessibilità.

9. Da un po’ di tempo è in corso un infuocato dibattito intorno al romanzo popolare e alla letteratura. Provocatoriamente ma non troppo: “Noi saremo tutto” è letteratura? o piuttosto è un romanzo popolare? Perché?
Cosa sia “Noi saremo tutto” lo lascio decidere ad altri. Certi dibattiti li trovo sterili, perché si ripropongono a scadenze fisse. Vivente Balzac, si discuteva già se la sua fosse letteratura o romanzo popolare, senza peraltro definire bene dove stesse l’antitesi. E di recente la salma di Alexandre Dumas è stata trasferita nel Pantheon. Forse altrove, in Europa e nel mondo, si adottano criteri di valutazione meno restrittivi di quelli ancora predominanti in Italia.

10. Qual è la differenza - se c’è - fra letteratura, narrativa, narrativa di genere e romanzo popolare?
Questo è il punto: è difficile stabilire dove stia il crinale. C’è chi sembra pensare che la “letteratura” stia forzatamente al disotto di un certo numero di copie, che sia affidata a contenuti introspettivi, che dipenda dall’innovazione linguistica, ecc. L’esempio a cui ricorro più spesso, per fare capire la mia idea, è quello del cinema. Un critico che giudicasse John Ford un regista minore, perché girava western, sarebbe trattato da imbecille. Chi ha orecchie per intendere, intenda.

11. Già con “Antracite” definivi una storia fatta di lotte sindacali e di diffusa criminalità in una miscela esplosiva tra il gotico, il magico e il kafkiano; “Noi saremo tutto” potrebbe essere un ideale proseguimento dei temi già affrontati in “Antracite”?
Lo è, in certa misura. Ne prosegue il discorso su un’America alternativa, largamente sconosciuta, con una classe operaia in ebollizione. Personalmente, però, trovo “Noi saremo tutto” più riuscito. In “Antracite” tempi editoriali mi costrinsero a sacrificare alcuni capitoli e a lasciare solo abbozzati certi discorsi che avevo in mente. Con “Noi saremo tutto”, invece, ho potuto completare con calma il mio progetto.

12. La libertà di espressione, oggi è sempre più spesso negata, forse è soggiogata ad interessi politici. Esiste ancora la libertà di espressione, e in quali ambiti? Come si manifesta in “Noi saremo tutto” la libertà?
Senza voler drammatizzare, la libertà di espressione subisce oggi in Italia attentati pressoché quotidiani. Per fortuna, questi si concentrano sui media di maggiore diffusione, essenzialmente giornali, tv e radio, mentre per ora risparmia l’ambito letterario. Quanto a “Noi saremo tutto”, vi espongo in forma documentata un progressivo attacco alla libertà. E in quel caso chi lo conduceva erano in fondo liberali autentici, non post-fascisti o clerico-fascisti travestiti da liberali.

13. Scrivere un romanzo come “Noi saremo tutto” è una scelta politica e sociale? Mi spiego meglio: a tuo avviso la letteratura - o narrativa che dir si voglia - è anche una presa di posizione militante?
Può senz’altro esserlo, ma poi deve rimanere essenzialmente letteratura. Non credo nel romanzo-pistolotto, al servizio di una tesi ideologica o anche solo morale.

14. A tuo avviso, quanto e in che modo la letteratura può influenzare il pensiero e le azioni dell’uomo di oggi, di domani?
Nel passato, in qualche modo vi è riuscita. Nell’800 romanzi d’appendice come “I misteri di Parigi” o “L’ebreo errante” di Sue attirarono l’attenzione sulla condizione dei lavoratori. Nel ‘900 “Il tallone di ferro” di Jack London o “La madre” di Gorki formarono generazioni di rivoluzionari. Io stesso sono stato profondamente influenzato, anche sul piano delle mie scelte politiche, dai romanzi di fantascienza che leggevo negli anni ’60 o ’70. La letteratura può dunque avere un suo peso, sebbene trasformare il mondo non possa essere la sua finalità primaria. Circa il futuro, bisognerà tenere conto del fatto che oggi il narrare storie non è più affidato alla sola parola scritta, e che i veicoli di comunicazione si sono moltiplicati.

15. Tornerai a scrivere avventure incentrate sui personaggi di Eymerich e Pantera? Quali i tuoi progetti per il futuro?
Tornerò a Eymerich e Pantera, ma non subito. Non vorrei essere sospettato di cavalcare l’ondata di interesse verso il fantastico, l’esoterico, il “new age” attualmente in corso. Sto scrivendo un romanzo storico – e corale: ha molti protagonisti – sulla nascita del Messico moderno e sul suo legame di amore-odio con gli Stati Uniti, durante l’arco di un cinquantennio. Ancora un’indagine sulla realtà americana, insomma. Pantera vi apparirà, ma quale personaggio di contorno.

16 (?). E di Iannozzi, che ne pensi? Ovviamente ti puoi avvalere della facoltà di non rispondere.
Oltre che un amico personale, il “mitico” Iannox è la dimostrazione vivente delle potenzialità offerte dal web perché trovino ascolto voci libere e originali, svincolate da interessi e poteri. Non lo dico per piaggeria verso chi mi sta intervistando: è una verità elementare. Se poi una di queste voci ha con la letteratura un rapporto che definirei viscerale, be’, ciò non può che fare del bene a chi scrive per professione, sì, ma anche per passione. Trovare lettori onnivori e partecipi, sulla base di un comune amore di fondo, è una delle più grandi fortune che gli possano capitare.

17. Grazie Valerio, sei stato gentilissimo come sempre. Anche questa ennesima inquisizione da parte mia è stata portata a termine. ;-) Alla prossima, dunque.
Sarà sempre un piacere, malgrado ritardi indipendenti dalla mia volontà.


Il sito ufficiale di Valerio Evangelisti: http://www.eymerich.com


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