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Isabella Santacroce - Intervista all'Autrice

Inserito Mercoledì 29 marzo 2006

Interviste a cura di Giuseppe Iannozzi


Intervista a
Isabella Santacroce

a cura di Giuseppe Iannozzi




1. Cominciamo con una domanda semplice, ma con l’avvertenza che la semplicità è, spesse volte, una cosa complicata per chi la dice e per chi la riceve. Dunque, chi è Isabella Santacroce? E ancora: chi è Isabella e chi invece Santacroce?

Isabella Santacroce è morta nel 1700 e continua a resuscitare da secoli. Isabella Santacroce coltiva crisantemi sfumati di bianco nella sua dimora in Texas con l’erba negli angoli. Frequenta mansueti dromedari islandesi e gazzelle elettriche con gli occhi da cervo. Volentieri siede sul bordo della sua piscina in metallo, sorseggia veleni al profumo di colla, recita versi a casaccio, veste di sete decorate dai ragni. Isabella Santacroce è un’assassina che rischia l’ergastolo, ha sventrato tre donne e reciso la testa a sei maschi. Isabella Santacroce è una che scrive coi polsi, un mostro sporco di burro d’arachidi, una scrittrice che succhia l’inchiostro. Dovrebbero punirla per credersi qualcosa d’orribile, ha rovinato ingenui fanciulli, adescato giumente, drogato le vene del sangue di figli infallibili.


2. Quali autori hanno maggiormente influenzato le tue idee ma anche il tuo modo di scrivere? Perché, per quali ragioni?

Vivere, la vita influenza tanto la mia scrittura, la vita è la mia autrice preferita. La leggo sempre, attentamente, di lei non mi sfugge nulla. Scrive tanto la vita, scrive male, in fretta, con furia. Per me è difficile a volte aprirla, mi stanca, tutte le pagine che ha, interminabili. La vita è un sogno incredibile, la vita è un sogno per cadaveri. Altro autore che tanto ha influenzato la mia scrittura porta il nome del mio volto, ossessione da sempre, il viso, la faccia che porto sul collo. Sono così detestabile, insana di mente, sono dei grandissimi figli di puttana a pubblicarmi.


3. Chi sono i nevroromantici? Esiste un movimento letterario nevroromantico?

Chi sono? Dimmelo tu.


4. La tua scrittura è stata detta nevroromantica. Io, più semplicemente, dico che è bella, che è come un salmo, una lunga messa nera d’amore: in qualche pagina dei tuoi romanzi ho ritrovato un sapore fortemente poetico, drammatico, come quello che è in “Beautiful losers” di Leonard Cohen. Potrebbe essere, o è solo una mia impressione sbagliata? Vorrei, se ti è possibile, che motivassi la risposta.

Quando è successo? Voglio dire, nevroromantica. Non sapevo. Io dimentico tutto, io abbandono tutto. Ciò che più mi strazia è l’abbandono, quando chiudono la porta e non vedo più. Quando finisco un romanzo cerco di scappare subito da lui per non vedere quella porta che si chiude, per chiuderla io prima che sia il romanzo a farlo. Quando scrivo entro nel romanzo, quando lo termino scappo da lui e chiudo la porta.


5. Goth e Dark, in che misura sono nella tua scrittura?

Dio è nella mia scrittura, Satana è nella mia scrittura, la piccola fiammiferaia è nella mia scrittura, i dolci scoiattoli che mai vedrò, le carezze del violentatore notturno, il buio di una giornata di festa, le mie paure, il dramma di esserci, la morte, le mie mani di ferro. Vorrei mani di ferro, membra di acciaio, vorrei diventare una piccola fessura nell’aria.


6. C’è un sentimento religioso e/o politico nei tuoi romanzi? E se sì, e se no, perché?

Religioso molto, Dio abita il soffitto della mia camera da letto, il suo stomaco trafitto dal lampadario, io lo guardo quando sono stesa, lui è magnifico, un mostro perfetto.
Dio abita la mia camera da letto, Dio è mio marito, io non tradirò mai mio marito e soffro per lui, per quel corpo sulla croce di legno, per i bambini che muoiono in Africa. Cosa darei per un piccolo cane meccanico, per dei sottili pesciolini in vimini sferico, d’appendere sulla lapide di mio cugino Platone. Mio cugino Platone vi saluta.


7. Avvertiva Alessandro Baricco, in merito a “Destroy”: “Leggete Destroy... C’è del talento lì dentro. Se Brizzi ha talento, lì ce n’è il doppio. Se Chiara Zocchi ha talento... lì ce n’è dieci volte tanto. Questa scrive musica, carambola timbri, stacca ritmi incrociati e asimmetrici, organizza caos, guarda strabico, stampa dissonanze. Se lo lasci suonare, quel libro, quel che senti è musica...” Com’è possibile sentire la musica? Bisogna esser un po’ come Misty, o consiglieresti d’essere diversamente da Misty?

Certo che tra Brizzi e la Zocchi non saprei proprio chi scegliere… :-)
Due grandissimi scrittori, Due scrittori grandissimi, due colossi, miracoli viventi, l’Italia dovrebbe inginocchiarsi davanti a tanto genio, talento, grandezza!!!
Spero un giorno, faticando, sudando, pregando gli dei d’assistermi, di riuscire a scrivere come la formidabile Chiara Zocchi. Neppure la Yourcenar può competere con il talento della Zocchi.


8. Misty, c’è un po’ di te in questo personaggio che vive di servizi a domicilio quali voyeurismo per signore esibizioniste e assistenza a masochisti solitari? Misty è figlia del suo tempo, è realmente anarchica? o è il mondo che vive a costringerla in una santità anarchica?

Misty non è anarchica, Misty neppure sa chi è, Misty è la rabbia che ha, è la sua dolcezza, la forza, la fragilità più grande. Misty è uno schermo televisivo fatto a pezzi, è una mazza da baseball. Destroy è il grido di una mazza da baseball, è musica sacra d’organo liturgico preso a calci.


9. Demon e Davi per “Luminal”, Elena e Virginia per “Lovers”: a mio avviso sono due romanzi che si completano a vicenda. In entrambi i libri domina il dèmone dell’amore, dolce e violento allo stesso tempo: “A volte penso sia stata la luna a partorirmi tra spasmi di cosce pallide sapientemente allargate tra le stelle proprio in alto. Così appena sopra un concerto di David Bowie lei si apriva lasciandomi cadere.” E’ possibile che “Luminal” e “Lovers” appartengano a uno stesso progetto d’amore, di violenza, di dolore…?

Appartengono alla mia vita. Lo stesso schizofrenico progetto.


10. “Fluo. Storie di giovani a Riccione”: in “Fluo” tutto è iper, è tutto un vivere, sì, ma forte soltanto della propria incoscienza, o giovinezza che dir si voglia. Per te, cos’hanno rappresentato gli anni Novanta? E per la tua scrittura?

Per me non esistono gli anni novanta o cento o settecentonovantaquattro, c’è una linea nera su cui mi hanno appoggiato, sto volando sopra quel nastro.


11. “Revolver” è il meno dolce dei tuoi romanzi, a dirla tutta è il più forte. Forse sbagliando, la mia opinione è che c’è una sorta di nichilismo umano à la Céline che concupisce i cuori di Veronica e Angelica. Con “Lovers”, a mio avviso, hai dato un corpo pienamente materiale (tangibile) alle anime che abiterebbero l’Inferno.

Abitare l’inferno, sarebbe rassicurante, quello che vorrei, un buio continuo e topi sulla terra in corsa. Revolver è durissimo e morbido come colla masticata da un dinosauro, è la follia più stronza, il sesso rosso e la vergogna. È l’innamoramento di una trentenne, lei che si innamora del ragazzino tredicenne, che vorrebbe scoparlo, portarlo tra gli angeli, con lei all’inferno.


12. “Dark Demonia” è il risultato d’un’ottima collaborazione artistica con Talexi, che ha illustrato bene la storia d’un angelo condannato all’inferno. Com’è nata questa collaborazione? Che risultati ha prodotto? Testo e immagini sono un tutt’uno, o sbaglio?

È nata a Londra, sul set del film tratto da luminal. Non era semplice, vedere dentro Dark Demonia, è piena di buio oppure di luce accecante, vederla mi emoziona, lei da sola, tra la pietra, non so come faccia a resistere. Vorrei andare da lei, farla fuggire lontano. Nel paradiso dei bimbi che sorridono sempre, nella gioia, nell’impossibile. Lavoro molto con il mio dolore, io ho dolore ovunque, sono libera.


13. Dark Demonia è una rinnegata dell’esistenza, perché? E chi sono i rinnegati dell’esistenza?

Tutti lo siamo, basta volerlo, niente di più magnifico che essere rinnegati dall’esistenza. Se davvero lei volesse, l’esistenza intendo, rinnegarci. Rinnegaci esistenza del cazzo, ti prego, ti chiedo questo in ginocchio a mani giunte, piangendo.


14. Si usa dire che “le brave ragazze vanno in Paradiso ma le cattive Dappertutto”. A tuo avviso, c’è del vero? E se sì, perché?

Le brave ragazze sono cattivissime, le cattive sono il Presepe di Natale, Gesù Bambino nella paglia. Le ragazze dovrebbero gridare dalle finestre. Le ragazze dovrebbero diventare ragazzi e i ragazzi dovrebbero diventare ragazze. Le ragazze cattive dovrebbero uccidere qualcuno, io un giorno ucciderò qualcuno. Almeno provare a uccidere qualcuno, almeno un tentato omicidio, come si può morire se prima non si è ucciso qualcuno? Lo trovo incomprensibile, lievemente irritante, quasi quanto i neon nei supermercati, quasi quanto le famiglie. Ecco, le famiglie sono le vere cattive ragazze, quelle da prendere a cazzotti. Mi fanno schifo le famiglie, mi fanno ribrezzo.


15. Tu ti definiresti una brava ragazza o una cattiva ragazza?

Preferisco sia tu a definirmi. Decorarmi anche se vuoi. Collane di perle nere al collo, un bambi sul grembo, l’armadio dove ripormi, richiudere, il silenzio, nient’altro.


16. E’ da un po’ di tempo che le colonne dei giornali sono animate da vivaci dibattiti intorno al ruolo della letteratura e della narrativa: la tua opinione in merito qual è?
A tuo avviso, esiste una differenza netta fra letteratura e narrativa?

Non me ne frega niente della letteratura e della narrativa e non me ne frega niente nemmeno della poesia. Dovrebbero starsene zitti e pregare quei tipi che fanno tutti quei dibattiti intorno al ruolo della letteratura e della narrativa. Mi fa un po’ senso la letteratura, preferisco le mandorle alla vaniglia. Mi fa senso chi crede di fare letteratura, chi parla troppo di letteratura, chi ripete di continuo la parola letteratura, la letteratura non esiste, esistono buchi enormi da riempire di rumore.
Non sopporto neppure chi si considera poeta, chi crede di esserlo, chi si atteggia da poeta, i poeti sono insopportabili, tutti i poeti che si credono poeti sono ignobili.


17. Non ti chiederò della tua vita privata, ma sarebbe interessante sapere quali i tuoi progetti per il futuro, artisticamente parlando. Sei già al lavoro sul tuo nuovo romanzo? O stai lavorando su qualcos’altro?

Esce a febbraio il mio nuovo libro, per Fazi, il titolo è “Zoo”. Poi sto facendo altro, perdere tempo ad esempio.
Stare immobile anche, l’immobilità è perfezione del movimento. Se un giorno riuscirò a stare immobile in modo perfetto, nessuno riuscirà più a fermarmi.


18. Il tuo blog: molti scrittori stanno abbandonando la rete, tu invece ti sei mossa controcorrente. Come mai? Quale la necessità precipua di aprire un blog completamente tuo? E che cosa ti aspetti interagendo con i tuoi ammiratori (estimatori) in rete?

Controcorrente, controvento, controtutto. Ho aperto un blog perché serviva un posto dove nascondersi. Se leggi i commenti che mi lasciano capisci il perché. Ho lettori che mi piacciono, che lottano, li amo.


19. Isabella Santacroce allo specchio, quale domanda si porrebbe? per quali motivi? E sarebbe capace di formulare una risposta?

Domanda: Mi ami?
Risposta: Come ti chiami?

Grazie infinite, Isabella Santacroce. Solitamente a tutti lascio un abbraccio, a te invece dedico subito un bacio d’amicizia e di stima.

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