Home
Account
  Autori· Saggistica· Narrativa· Comics· Speciali· Cinema· Interviste· Musica CERCA   
     
Menu Principale

News precedenti

Venerdì, 05 febbraio
· Il Gondoliere
Venerdì, 15 gennaio
· Cinema d'animazione: tre esempi francesi
Mercoledì, 16 dicembre
· Fumetti Digitali
· VITA IN LETTERE (Novembre)
· VITA IN LETTERE - Ottobre 2009
Venerdì, 04 dicembre
· Il quinto principio di Vittorio Catani su Urania
Venerdì, 06 novembre
· Dalla fantascienza alla guerriglia mediatica
Martedì, 03 novembre
· De ''Gli Inganni di Locke Lamora'' e di altre stronzate...
Venerdì, 30 ottobre
· La narrativa di Ted Chiang
· VITA IN LETTERE - Settembre 2009
Martedì, 27 ottobre
· CORRADO MASTANTUONO - Tra Tex e Paperino: il disegnatore dei due mondi
Domenica, 11 ottobre
· Fissione
Domenica, 04 ottobre
· Yupanqui
Giovedì, 24 settembre
· VITA IN LETTERE - Agosto 2009
Martedì, 22 settembre
· VITA IN LETTERE (Agosto)
Martedì, 15 settembre
· Le lezioni sempre ignorate della Storia
Lunedì, 14 settembre
· Isole
Giovedì, 03 settembre
· I 10 libri da riscoprire
· VITA IN LETTERE (Luglio)
· VITA IN LETTERE - Luglio 2009
Sabato, 11 luglio
· L'ermetismo nei lavori di Alexey Andreev
Giovedì, 09 luglio
· VITA IN LETTERE (Giugno)
Domenica, 05 luglio
· I ciccioni esplosivi
Mercoledì, 01 luglio
· VITA IN LETTERE - Giugno 2009
· Futurama
Domenica, 21 giugno
· Venature
Domenica, 31 maggio
· VITA IN LETTERE (maggio)
Sabato, 16 maggio
· Il bacio della Valchiria
Giovedì, 14 maggio
· VITA IN LETTERE - Maggio 2009
Giovedì, 07 maggio
·

City of steel, city of air

Martedì, 28 aprile
· VITA IN LETTERE (aprile)
Lunedì, 27 aprile
· Ritratto di gruppo con signora
Martedì, 21 aprile
· L'ultima possibilità
Lunedì, 20 aprile
· J. G. Ballard
Giovedì, 16 aprile
· La voce nella notte
Giovedì, 02 aprile
· I primi dopo gli antichi persiani
Mercoledì, 01 aprile
· VITA IN LETTERE - Marzo 2009
Martedì, 31 marzo
· ''Il giudice di tutta la terra (The judge of all the earth)
Domenica, 29 marzo
· ''Amici assenti (Absent friends)''
Sabato, 28 marzo
· Considera le sue vie (Consider her ways - 1956) di John Wyndham (1903-1969)
Venerdì, 20 marzo
· ''A mezzanotte, tutti gli agenti…
(At Midnight, All the Agents...)''
Mercoledì, 11 marzo
· Vito Benicio Zingales e il Truccatore dei morti: intervista all’autore
· Vito Benicio Zingales: il Capolavoro noir è “Il truccatore dei morti”
Martedì, 10 marzo
· Timestealer
· Specchi irriflessi (The Tain - 2002) di China Miéville
Lunedì, 02 marzo
· La Rocca dei Celti
Domenica, 01 marzo
· Violazione di Codice
· QUANDO C'ERA IL MARE…
Domenica, 22 febbraio
· Rumspringa
Lunedì, 01 dicembre
· Il sogno delle 72 vergini

Articoli Vecchi

Area Riservata

Tutto il “Cattivo Sangue” di Franz Krauspenhaar

Inserito Sabato 16 luglio 2005

Interviste intervista all'Autore - a cura di G. Iannozzi



Esistono romanzi scritti bene e romanzi che invece no. Raramente si ha la fortuna d’incontrare una scrittura limpida, folgorante, che mira al centro del cuore: con il suo stile preciso Franz Krauspenhaar, reduce dall’ultima fatica “Cattivo Sangue”, spara esattamente al centro del cuore per attraversarlo tutto.
In “Cattivo Sangue” si attraversa l’Europa in compagnia di Bruno Bruide, un ex Export Manager, la cui vita cambia di punto in bianco, improvvisamente, per tradursi nel più fitto nero esistenziale. Le circostanze, il caso, il destino vogliono che Bruno Bruide, apparentemente uomo insignificante e pacifico, si decida a diventare sé stesso una volta per tutte; e l’unico modo che ha per essere è quello di riconoscere il suo cattivo sangue, perché Bruide può essere anche un killer e un uomo che dimentica l’amore di sua madre. Il mondo che conosceva, che credeva gli appartenesse, in un men che non si dica gli si rivolta contro; ha ucciso una volta al soldo d’una fantomatica organizzazione criminale, e il perché non gli è chiaro neppure a lui, però sa d’aver ammazzato a bruciapelo, senza pensarci su. Ecco, tutto ha inizio così, o quasi: uccidere è facile, diventa una necessità  viziosa (autodistruttiva) come fumare e bere, o una priorità come mangiare respirare e fare all’amore anche.
Un assassinio tira l’altro, e ben presto Bruide perderà il numero dei morti dietro di sé e anche la donna che ama, Paola, una femme fatale forse, con la quale Bruno Bruide riallaccia i rapporti nel momento più estremo della sua vita. Paola torna ad essere la donna di Bruno Bruide dopo quattro anni di totale lontananza l’uno dall’altra, torna ad essere colei che (r)accoglie le sue confessioni, tutte, anche quella che le sbatte in faccia la verità di Bruno uguale killer. Bruide sa di Paola sposata e sa anche che l’unica possibilità per loro è una e una soltanto… E’ una girandola di assassini, una emorragia di vita che è quasi impossibile trattenere fra le mani, una emorragia che, per assurdo, si può arrestare solo attraverso il sangue. Alla fine Bruno non ce la fa, non resiste, perde Paola, perde sé stesso cercandosi nella catena di delitti dietro di sé, e decide di darsi un arresto. Pressappoco così termina quello che potremmo definire il primo “libro” di “Cattivo Sangue”, perché dopo due anni Bruide torna sulla scena dei suoi delitti per aggiungere sangue al sangue, per ritrovare Paola e chiudere definitivamente i conti con lei. Due anni di prigione servono a Bruno Bruide per diventare, o meglio per capire d’essere anche uno scrittore oltre che un assassino e un ex Export Manager: tra le sbarre divora libri su libri, divora vite su vite ormai consegnate alle pagine e all’inchiostro, in una parola impara a leggere, a scrivere soprattutto. Tra la durezza delle sbarre scrive di sé non omettendo alcun particolare, riesce a pubblicare le sue memorie che riscuotono un discreto successo, diventa conosciuto anche come scrittore: non è più un semplice killer. Però evade, perché tra le sbarre non può resistere ulteriormente, perché il mondo all’aria aperta ha ancora troppi conti in sospeso con lui e lui con Paola, il suo mondo, l’unico che credeva di conoscere a menadito. Bruno Bruide ha ancora bisogno di vita, della sua e di quella altrui, per tracciare la mappa del suo esistere, se un modo di esistere ancora c’è per lui. E’ così che inizia quello che potremmo definire il secondo “libro”, il libro nel libro di “Cattivo Sangue”.  
In “Cattivo Sangue” c’è rabbia, passione, disperazione; c’è un po’ di quel sole dei morenti che Jean Claude Izzo ci ha lasciato, c’è l’ironia feroce che fece nera e di più la verve di Léo Malet, e ci sono quelle latebre che James Ellroy ha messo in luce ne “I miei luoghi oscuri”, ma c’è anche una sana dose di cattiveria spinta al limite estremo d’un cinismo à la Céline. E sì, c’è pure dolcezza, una dolcezza che ha il sapore quasi d’un ricatto, quasi d’un riscatto impossibile, perché per Bruide nessuna redenzione possibile né in cielo né in terra: la dolcezza che Bruide sa è d’una qualità che non si dimentica, come in “Fight Club” di Chuck Palahniuk. Un’abbondante emorragia di schiettezza à la Dürrenmatt domina su ogni sentimento e durezza di Bruno Bruide: così è “Cattivo Sangue” di Franz Krauspenhaar, un noir onesto fino all’ultimo colpo.
Devo essere io a dirvelo? E’ un libro da leggere, assolutamente, a costo di lasciar uccidere vostra madre per incoscienza, distrazione o troppo amore. Non capite? Tutto vi sarà chiaro, non preoccupatevi: è sufficiente che leggiate “Cattivo Sangue” tutto d’un fiato… tutto d’un colpo.
 
 
Franz Krauspenhaar - Cattivo sangue - Baldini Castoldi Dalai - Collana: Romanzi e racconti 319 - Pagine 430 - Anno 2005 - ISBN 8884906946 - € 15.80
 


Intervista a


FRANZ KRAUSPENHAAR


CATTIVO SANGUE




a cura di Giuseppe Iannozzi

 
 
 
 
 
 
1. Iniziamo con una domanda facile facile, anche se non è vero: chi è Franz Krauspenhaar? Parla di te, a ruota libera, insomma presentati come meglio credi.
 
Sono un uomo che ha vissuto per anni con una passione sfrenata per la scrittura facendo ben altro; tuttora mi sento in bilico tra la teoria e la pratica, tra le parole e i fatti. Ho scelto le parole in maniera definitiva a quasi 36 anni pensando che le parole possono essere fatti. Per il resto mi piace la compagnia, scherzare, l’umorismo, l’amicizia, la puntualità, le cose semplici. E le cose complicate espresse in maniera semplice. E amo parecchio la sintesi, nella scrittura. E anche nella comunicazione in generale. So che è un concetto un po’ vago, questo, ma è pur vero che a volte è giusto rimanere nel vago: non ci sono risposte certe per tutto (forse per quasi nulla) e allora tanto vale adeguarsi. Per il resto non so bene come descrivermi: come tantissima gente, sono un concentrato di contraddizioni mirate verso un’augurabile coerenza. Credo molto nell’onestà, questo si.
 
 
 
2. “Cattivo Sangue” è il tuo primo noir, il tuo romanzo, quello più lungo, ma prima hai scritto altri due romanzi brevi; prima di parlare della tua ultima fatica, mi farebbe piacere che mi parlassi un po’ delle tue esperienze narrative passate, di come sei approdato alla narrativa e perché.
 
Avanzi di balera l’ho scritto a 30 anni, nel 91. E’ un’idea nata in un taxi, ad Ibiza, in vacanza. Eravamo in quattro, volevamo fare un libro collettivo, da proto-wuming. Poi il libro l’ho scritto soltanto io e giustamente l’ho firmato io. E’ la storia tragicomica di due amici ridancianamente disperati che vanno per balere a rimorchiare. Uno spaccato di certi pseudogiovani anni 90 della Milano non più da bere da parecchi aperitivi. Un piccolo libro che si gioca tutto sul linguaggio, scritto in un gergo inventato, con parole milanesi, meridionali, con parole addirittura di mio conio. Niente trama, due monologhi interiori intervallati senza struttura. Avanzi di balera è stato pubblicato una prima volta nel 94 da una microcasa editrice, la Swan; rieditato nel 2000 con Addicions, forse troppo tardi. Leonardo Pelo, il direttore editoriale di allora (oggi a No Reply) mi disse che se fosse uscito appena dopo che l’avevo scritto avrebbe avuto altra risonanza. E’ proprio anni 90, e questo è un limite. Ci sono affezionato, a quel libro. Ogni tanto ne leggo qualche frase e ci rido sopra ancora, per me ancora funziona.
Le cose come stanno è un breve romanzo anch’esso, ma è completamente diverso. Scritto nel maggio 99 in 15 giorni nella sua prima stesura. Un romanzo epistolare ambientato nella Germania degli anni 60. C’è parecchio di Thomas Bernhard e di Heinrich Boell, dentro; due fari, per me. Un libro crudele e secondo me molto umano, dalla scrittura ipotattica, un monologo durissimo, senza appello, per e contro Dio, (la voce è quella di un giovane sacrestano). Contro tutto e tutti, soprattutto contro se stesso. E’ il libro che mi ha fatto sentire scrittore in maniera definitiva. Qualche mese dopo averlo limato e controlimato l’ho mandato senza nessun aggancio alle case editrici più importanti: io sono così, un giocatore di poker. Ero pronto a lasciar perdere tutto se mi avessero risposto tutti negativamente. O tutto il cucuzzaro o niente. Per mia grande fortuna rispose positivamente la Baldini & Castoldi (fu Michele Dalai – che oggi è il mio editor – che si innamorò all’istante del libro e decise di pubblicarlo). Ci vollero quasi 3 anni, ma nel giugno del 2003 uscì. Poche ma buonissime critiche, passò abbastanza sotto silenzio, anche per l’atipicità del testo. Come sono arrivato alla narrativa te l’ho spiegato: attraverso il servizio delle Poste Italiane. Il perché è presto detto: per necessità esistenziale e per passione viscerale.   
 
 
 
3. Quali sono gli autori che maggiormente hanno influenzato il tuo stile e le tue idee?
 
Thomas Bernhard (che considero un genio assoluto) Heinrich Boell, Beckett, Cioran, Henry Miller, Duerrenmatt, Céline, e Houellebecq, per me il migliore scrittore "giovane" vivente. Questi sono i miei scrittori del cuore al di là del loro valore comunque immenso, quelli che rileggo quasi costantemente, che per me sono degli irraggiungibili padri mai conosciuti; ma leggendoli è come se li avessi conosciuti. Sono rimasto folgorato dalla lettura dei loro libri, e questa folgorazione perdura: mi hanno insegnato anche ad essere pessimista con creatività, quindi ad usare in maniera positiva il mio pessimismo di fondo.
 
 
 
4. A tuo avviso, perché oggi si scrivono così tanti noir, gialli, thriller? Il più delle volte il risultato finale è a dir poco meschino. Qual è la tua opinione in merito?
 
La prima risposta che mi viene è che il thriller, in tutte le sue forme, tira. Ma è una forma come un’altra. Nei generi non credo, come non credo nelle etichettature critiche, tipo: questo è postmoderno, questo non lo è, ecc. Cose che non servono a nessuno, men che meno ai lettori. Per me il noir, nel mio caso specifico, è una cornice entro la quale posso fare entrare quello che mi pare. O meglio, è una specie di abito da indossare; ma dentro c’è il mio corpo, il mio sangue, insomma ci sono io. Ho scritto un noir invece di un romanzo storico perché il noir, al momento, mi interessa proprio perché dentro questo genere posso sviluppare in maniera anche più organizzata le mie ossessioni, che poi sono quelle che mi spingono a scrivere. Nel noir ho il vantaggio di poter scrivere delle mie ossessioni (e dunque in parte liberandomene) divertendomi, appassionandomi; perché io per primo devo appassionarmi a quello che sto scrivendo. La passione è fondamentale, il piacere pure. A parte che scrivere è anche un impegno fisico notevole, a volte addirittura un tormento. Ma è giusto così, le cose devono venir fuori anche con difficoltà, c’est la vie.
 
 
 
5. “Cattivo Sangue” si contraddistingue per la sua energia investigativa dentro all’animo umano: assassinio dopo assassinio Bruide capisce un po’ meglio sé stesso, ma, paradossalmente, più acquista coscienza di sé più precipita nelle latebre della sua anima. E’ vero, e sì, perché?
 
E’ assolutamente vero. Bruide è anche un investigatore dell’anima, anzi più che altro (soprattutto nella seconda parte del libro) è questo. E scavare profondamente puo’ voler dire inabissarsi, precipitare nel buio. Il personaggio è esso stesso un conflitto incarnato, è un tormento per se stesso e per gli altri – quelli che hanno la sfortuna di avere a che fare con il suo spirito vendicativo da atipico giustiziere. Bruide più si analizza e scopre delle cose su di se più ci perde. La profondità è spesso pericolosa, forse più pericolosa della superficialità, che è pericolosissima.
 
 
 
6. “Cattivo Sangue” è un noir piuttosto lungo, oltre quattrocento pagine: un po’ inusuale per un noir, non trovi?
 
Si, di solito quella è la misura del thrillerone classico all’americana, quello con tutti gli ingredienti miscelati nel modo cosiddetto giusto. Il noir effettivamente ha un passo più breve. Ma io la misura del libro non l’ho mai decisa a tavolino, come per tutto; ho proprio lasciato fare a Bruide, era lui che doveva dare tutto quello che doveva, e poteva farlo in 430 pagine. Non in meno. Non voglio regole. E poi non mi considero un noirista anche se ho scritto un noir, peraltro atipico sotto molti punti di vista. Sono uno scrittore nel senso più ampio e anche più vago del termine.
 
 
 
7. Il protagonista principale, Bruide, è un killer occasionale, ma a mio avviso è anche un investigatore. Quanto c’è di te nel personaggio che hai disegnato per “Cattivo Sangue”?
 
Moltissimo. Bruide sono io. E non lo sono. Ma insomma, tante cose di lui mi appartengono, sono proprio mie. Bruide non è solo un ex venditore, un killer, un ergastolano, Bruide diventa uno scrittore. E’ evaso dalla galera ma anche dalla sua vita precedente e ha scritto; se non avesse scritto non sarebbe evaso. Un po’ come me, se ci penso bene.
 
 
 
8. Bruide è un sanguinario ma dal cuore tenero: ama la vita a suo modo, forse l’ama fin troppo visceralmente perché alla fine non esploda in lui il meccanismo che lo condurrà sulla strada dell’assassinio. E’ possibile che Bruide sia la rappresentazione ideale del tormento esistenziale che ognuno di noi si porta nelle viscere sin dalla nascita?
 
Penso di si, anche se non ci ho pensato prima. Bruide è tormentatissimo, pieno di paure e paranoie, pieno di rabbia ma anche di scoppi di generosità e d’amore genuini. Un personaggio complesso, sfaccettato, che si puo’ anche amare nonostante quello che fa. Non come si puo’ amare il classico cattivo dello schermo: a  mio avviso lo si puo’ amare con partecipazione. Fa pure tenerezza, a volte. La tenerezza è un sentimento che amo molto. Ci sono sentimenti più amabili di altri, a mio modo di sentire.
 
 
 
9. In “Cattivo Sangue” c’è una vera e propria pletora di emozioni, di dissidi interni irrisolti, di conti in sospeso con la vita; è tutto un rincorrersi di strade, di città, di luoghi, di hotel, di comparse… c’è una emorragia di vita che è quasi impossibile trattenere fra le mani, una emorragia che, per assurdo, si può arrestare solo attraverso il sangue. E’ Bruide vittima o carnefice? o è più semplicemente un uomo che cerca di metter ordine nella sua vita di quarantenne deluso...?
 
Ti ringrazio per la descrizione così efficace. Bruide è una vittima, secondo me. Io lo vedo come tale. E’ una vittima di se stesso, principalmente. A un tratto, quando nella prima parte tenta di rimediare in maniera paradossale con il giudice Ferrieux, è vero che tenta di mettere ordine nella sua vita; ma anche questa si rivela una illusione, che lo porta all’ennesima delusione. Certo, in lui è sempre presente la necessità di fare i conti: con i suoi nemici, col passato, con i fantasmi di famiglia, con le proprie radici, con l’amore. Bruide è un uomo che non si dà tregua, che s’impegna – soprattutto nello sbagliare, nello scendere a rotta di collo la china. Ma è così, lui tenta di fare i conti, e i conti naturalmente non gli tornano mai. Questo succede praticamente a tutti, nella vita. Tanto vale saperlo prima. Anzi no, sarebbe proprio meglio non saperlo…
 
 
 
10. “Cattivo Sangue” è in realtà due libri: perché questa necessità? Io, personalmente, ho avuto l’impressione che con la prima parte del romanzo tutto fosse stato detto intorno a Bruide, ed invece nella seconda parte scopro che Bruide è ancora sulla scena dei delitti, ma questa volta con una coscienza di scrittore. Dopo l’esperienza come killer, dopo due anni di prigione, dopo aver scritto un noir di successo, Bruno Bruide evade di prigione e comincia a narrarsi. La domanda che ti voglio porre è questa: il bisogno di narrarsi nasce esclusivamente dal dolore, o anche dal dolore che ogni uomo cova dentro di sé? Possibile che soltanto il dolore spinga l’uomo a creare?
 
Cattivo sangue è l’insieme di due romanzi anche nella finzione letteraria; dunque finzione e realtà in questo collimano perfettamente. Volevo in qualche modo dimostrare che tra realtà e fantasia spesso non c’è separazione. Che ci si mette in gioco sempre e comunque, nello scrivere con intensità e partecipazione. Ora rispondo alla tua domanda: il dolore non è l’unico motore della creatività. Per me lo è, passando però attraverso la gioia intensa dello scrivere. Scrivere per me equivale a riscattare il dolore nella gioia che è data dall’atto creativo.
 
 
 
11. Anna Setari, recensendo il tuo romanzo su Critica dell’Interfaccia, ha avuto modo di scrivere: “La scrittura, appunto. Questa è un altro grande pregio del libro di Franz Krauspenhaar. È a lui infatti che alla fine riconduce, nel gioco degli specchi, Bruide: lui il romanziere, e perciò contaballe, ergastolano della sua rabbiosa e felice scrittura. Una scrittura felicissima, anzi: ironica, paradossale, amara, divertente, in cui alla descrizione tutta cose e azione si intreccia il monologo interiore del protagonista, in presa diretta, per così dire, il suo insonne almanaccare ipotesi e congetture una sigaretta dopo l'altra guidando lungo le autostrade notturne d'Europa, il suo rodersi e ricordare, il suo cercare il filo per uscire dal labirinto infernale in cui la sua vita è andata a cacciarsi.” Se ti è possibile, vorrei che dilatassi questa osservazione critica di Anna Setari, spiegandola con tue parole a quanti si accingono a prendere il tuo libro in mano per immergersi nel “labirinto infernale” di Bruide che è, alla fin dei conti, anche un po’ il nostro.
 
Per me è onestamente difficile espandere il discorso così profondo di Anna, e anche la tua osservazione finale. Sinceramente non ho altro da aggiungere, Anna ha capito il senso, ha afferrato il nocciolo d’uranio e lo ha mostrato.
 
 
 
12. Bruno Bruide ha un amore, un amore che oserei definire interrotto e che a un certo punto della sua esistenza - che è apparentemente pacata e insignificante - Bruide riprende in mano con la forza. Chi è in realtà Paola per Bruno? che ideale, che via di fuga rappresenta per Bruno?
 
E’ l’ amour fou; ma è anche l’unica persona che per lui ha contato qualcosa fino a quel momento. E’ l’ altro da sé che lui spera sia lì per salvarlo; e per un certo periodo è così. Ma anche Paola è umana, come tutti; come tutti con i suoi limiti. Paola è l’amore idealizzato che si incarna in una persona con i suoi pregi e difetti, con i suoi slanci e le sue vigliaccherie, con la sua follia e il suo opportunismo. Il sentimento di Bruide per Paola si sviluppa come in una vita, una qualsiasi: ma qui questo sviluppo lo si ha in due anni; in due anni Bruno passa dall’amore adolescenziale (anche se condito di sesso – ma fatto con amore) a un sentimento più maturo e perciò più contraddittorio; un sentimento nel quale fa capolino anche l’odio, ma soprattutto l’angoscia. Paola è anche il femminino che scompare, è una donna che si rivela del mistero pagina dopo pagina.
 
 
 
13. Una domanda con più colpi in canna, una domanda veramente cattiva: cos’è la letteratura? E la narrativa di genere? C’è una differenza sostanziale fra letteratura e narrativa di genere?
 
Non lo so cosa sia la letteratura, non sono un teorico. Per me è la mia vita, tutto qui. La narrativa di genere esiste ed è un calderone incasinatissimo dove ci puo’ stare tutto e il contrario di tutto. Da Perry Mason a La trilogia di New York di Auster, che volendo potrebbe essere incasellato nel “genere”. A me non frega niente dei generi, ti dirò; e non c’è alcuna differenza tra un bel giallo o un bel noir e un mainstream, come si dice. Per me tutto è mainstream, per me tutto scorre. Prima o poi scriverò un rosa shocking, m’interessano molto i sentimenti, per esempio. Sarà un vero rosa o un mainstream che ha come argomento principale l’amore tra un uomo e una donna? (Come nel noir l’argomento principale è il crimine). Non lo so e non lo voglio sapere. Francamente me ne infischio…
 
 
 
14. C’è un messaggio sociale e/o politico in “Cattivo Sangue”? E se sì, quale?
 
Zero messaggi sociali e/o politici. Se non sottotraccia, forse. Cioè, forse, perché è inevitabile. Già non mi metto a fare grandi strategie prima di scrivere – e anche durante – figuriamoci se mi propongo prima di lanciare un cosiddetto “messaggio”. Se questo arriva, è merito (o colpa) del testo.
 
 
 
15. La tua esperienza con Nazione Indiana prima della dipartita di Antonio Moresco, Tiziano Scarpa e Carla Benedetti: che cosa ti senti in dovere di dire? Nazione Indiana 1.0 che cosa ti ha dato o tolto? Adesso è già avviata Nazione Indiana 2.0: che cosa farete?
Andrea Inglese su NI 2.0 scrive in data 12 luglio 2005: “Anticipo solo due intenti. Uno in perfetta continuità con la vecchia NI. Continuare cioè ad essere – uso qui l’espressione di Franz Krauspenhaar – “editori autonomi per altri, per nuovi talenti non ancora espressi perché magari lontani dalle “conoscenze”, da certe logiche, da certi aumma aumma”. E io aggiungerei: per talenti tanto nuovi, quanto vecchi: ma meno conosciuti del dovuto.”
 
Parto dalla fine: la precisazione di Inglese su quella mia frase scritta in una delle nostre mail interne è giusta. Io vado di fretta, a volte. Per me è fondamentale il discorso – a qualunque livello - dell’essere editori, di lavorare per altri, di dare. Altrimenti una cosa come Nazione Indiana sarebbe solo una bella (o meno bella) vetrina autopromozionale. Teniamo presente che si tratta di una cosa no- profit, dove ci si investe molto in termini di tempo e di energie. Per andare alla tua prima domanda, l’addio di Moresco, Scarpa e della Benedetti mi ha sinceramente sconcertato, all’inizio. Sono stato molto critico sulle modalità del loro abbandono. Ma ormai è acqua passata. Poi, quando ho capito meglio le loro ragioni, mi ha dato un po’ di dispiacere e di disorientamento. Loro (assieme ad altri che sono per fortuna rimasti) hanno creato questa bella realtà, e io sono entrato in questa strana e molto eterogenea compagine per ultimo. Nazione Indiana credo che mi abbia solo dato: mi ha aiutato ad uscire dal mio isolamento, mi ha fatto conoscere scrittori che sono diventati miei cari amici (ed è difficile coltivare un’amicizia in quest’ambiente così competitivo – competitivo sull’indimostrabile, in pratica, poi). Mi ha dato un po’ di visibilità, cosa di cui chiunque pubblica  qualcosa ha bisogno come il pane. Ringrazio ancora Raul Montanari che nel settembre del 2003 mi parlò di NI, dicendomi che mi sarei divertito a commentare. Io non sapevo proprio cosa fosse Nazione Indiana, allora. Ora credo di saperlo: una realtà eterogenea di scrittori e artisti di un certo livello che cercano di fare qualcosa di veramente alternativo, di condividere esperienze, di dare agli altri, di spendersi. Nazione Indiana 2.0 vorrei che fosse più aperta verso l’esterno rispetto a prima: grande attenzione alla qualità come prima, ma più consapevolezza su ciò che è veramente il web. Un work in progress che scava nella contemporaneità e fa comunicazione, e non solo. Anche un mezzo per aggregare le persone, per uscire di casa e incontrarsi e discutere fuori. Se si rimane dietro lo schermo NI sarà servita fino a un certo punto. Il nuovo corso credo che si sforzerà maggiormente di comunicare in tutti i sensi, sempre tenendo presente l’estrema eterogeneità e la mancanza di un programma definito. E’ proprio nella varietà dei caratteri, degli stili e delle competenze che sta la ricchezza di questa iniziativa. Unico comune denominatore: l’onestà intellettuale e l’entusiasmo, la voglia, anzi la necessità ci confrontarsi e di imparare dagli altri. A me Nazione Indiana è servita anche per imparare, tra l’altro. Ecco, in breve spero di averti risposto esaustivamente sull’argomento.
 
 
 
16. So che è difficile di per sé consigliare a qualcuno di leggere un libro, tuttavia a chi consiglieresti di leggere “Cattivo Sangue”, e soprattutto perché?
 
Consiglio di leggerlo agli amanti del “genere”; basta che non sia uno che ama a tutti i costi avere le rispostine giuste, uno che ama consolarsi coi gialli dove tutto s’incastra perfettamente, cosa che nella vita reale non succede praticamente mai. E poi lo consiglio anche a chi ama il cinema noir francese anni 50/60/70, agli amanti del noir sempre francese (lettori di Manchette, Izzo, Malét); e anche a chi non ha una particolare propensione per il genere: perché il libro esonda, anzi il genere lo sfonda proprio.
 
 
 
17. Questa è una richiesta stupida ma non troppo: fatti una domanda intelligente e datti una risposta stupida! O viceversa, se preferisci.
 
Okay. Mi faccio una domanda intelligente: A volte sei stupido? Risposta stupida: mai e poi mai!
 
 
 
18. Quali i tuoi progetti per il futuro? Stai già pensando al tuo prossimo romanzo, e se sì, potresti anticiparci qualcosa?
 
L’ho quasi finito, cioè lo sto limando. E’ un noir anche questo. Più breve dell’altro, più secco, credo ancora più veloce. E più crudele. Voglio arrivare sempre più a fondo. E poi c’è una struttura molto particolare, per me un esperimento, che spero piacerà e non sarà da ostacolo alla “ricezione”. Voglio cambiare a ogni libro, voglio sperimentare. Sono soddisfatto. Non moltissimo, ma questo per me è normale, ormai mi sono abituato a non essere mai contento. Sono sempre in fase di studio, io mi esercito.
 
 
 
Grazie infinite Franz, sei stato gentilissimo a rispondere a questa non facile inquisizione.
A Te, auguro ogni fortuna per “Cattivo Sangue”, per la tua vita professionale e artistica, e per quella privata ovviamente. Con sincera amicizia e stima.
 
Grazie mille a te, Giuseppe. Mi hai pressato per bene con delle domande difficili e profonde. Spero di aver chiarito un po’ di cose. E ringrazio anche chi ci leggerà. Un bell’abbraccio di amicizia e di stima.


Links Correlati
· Inoltre Interviste
· News da GiuseppeI

Articolo più letto relativo a Interviste:
Isabella Santacroce - Intervista all'Autrice


Opzioni



Questo portale è realizzato con l'ausilio del CMS PhpNuke
Tutti i loghi e i marchi registrati appartengono ai rispettivi proprietari. I commenti sono di proprietà dei rispettivi autori.
Tutto il resto è ©2003-2006 di IntercoM Science Fiction Station. È Possibile usare il materiale di questo sito citandone la fonte.
Potete sindacare le news del portale di IntercoM usando il file backend.php