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Fantascienza e Tecnofobia

Inserito Lunedì 02 febbraio 2004

Saggistica di Adam Mooney

Fin dai suoi inizi come genere fino al presente, la Science Fiction ha esplorato la relazione tra l'umanità, la scienza e la tecnologia. Questa esplorazione conduce spesso a ritratti negativi della 'science', quasiasi cosa possa essere ciò che viene indicato con la parola 'science', ed alcune incertezze in merito agli scopi della 'fiction'. Questa incertezza è evidente in quasi tutte le varie definizioni contrapposte che vengono offerte per il genere (1). Lo stesso campo è difficile da definire. Come nota Patrick Parrinder: La SF è un concetto confuso e un campo confuso, che va dalla ripetizione formulaistica e dall'auto-compiacimento istutuzionalizzato fino alle realizzazioni immaginative più profonde.(2)
'SF' non è usato neppure schiettamente per abbreviazione di 'Science Fiction': in realtà cortocircuita un dibattito vitale sulla definizione di Science Fiction. Ci sono stati molti tentativi di categorizzare in modo soddisfacente storie e libri del genere, e di differenziarli da altre storie e libri che potrebbero essere etichettati 'Science Fantasy', 'Speculative Fiction', 'Structural Fabulation' e molte altre etichette con sfumature di significato leggermente differenti (molte che iniziano anche con S e F) (3). La sigla SF fornisce un buon compromesso: è deliberatamente ambigua. Questa ambiguità, comunque, è un problema che si fonda sul modo deterministico con cui spesso si guarda alla 'scienza'. Ma, nonostante tutte le confusioni e le associazioni con Fantasy e Letteratura Utopistica, la Science Fiction racconta storie interessanti e utili sui problemi umani. Desidera farlo portando questi problemi in un mondo governato dalla 'scienza'. La 'scienza', comunque, rappresenta cose differenti in tempi differenti. Le paure generate dalla 'scienza' nella science fiction distopica devono essere considerate all'interno del contesto di idee mutevoli su ciò che realmente la 'scienza' sia, e dove stia andando.
Isaac Asimov ha definito la fantascienza come una "letteratura che tratta della risposta ai cambiamenti a livello di scienza e tecnologia" (4). Rosalie Moore ha detto che era "qualsiasi fiction basata sull'esplorazione o sull'applicazione di una qualsiasi scienza esistente o immaginabile, o sull'estrapolazione dalle stesse," (5) e John Campbell l'ha definita come "La letteratura della speculazione su quali cambiamenti possono avvenire, e quali cambiamenti rappresenteranno dei miglioramenti, quali saranno distrutivi e quali semplicemente inutili". (6) E' importante che la definizione di Campbell mostri che ci sono delle opinioni contrastanti sulla posizione della 'science' all'interno della science fiction. E, come genere speculativo, la Science Ffiction a volte offre una visione utopica del cambiamento scientifico e a volte una visione distopica. Questo rappresenta il nocciolo del problema.
Darko Suvin, il curatore di Science Fiction Studies (la rivista principale nel campo) fornisce questa definizione prolissa ma utile della fiction utopica:
... un genere letterario o una costruzione verbale la cui condizione necessaria e sufficiente è rappresentata dalla presenza di una particolare comunità quasi-umana dove le istituzioni socio-politiche, le norme e le relazioni individuali sono organizzate su un principio più perfetto di quello presente nella comunità dell'autore, questa costruzione si basa su un'ipotesi storica alternativa.(7)
Essenzialmente, Suvin suggerisce che la narrativa utopica comporti una società strutturata attorno a principi migliori di quelli dell'autore, ma sufficientemente simile alla società dell'autore in modo da permettere al lettore bene informato di identificarsi con gli interessi dell'utopia. Molti commentatori fanno anche menzione al fatto che la narrativa utopica è particolarmente adatta a raffronti satirici a causa di questa divisione. L'estraniamento, che combina elementi di distanza e di alienazione, è usato particolarmente nella SF distopica, ma ha un posto importante anche nella SF utopica. Sbalzando il lettore in un ambiente non familiare, l'autore può fargli scattare nella mente idee nuove e radicali.
Suvin suggerisce che vi sono quattro elementi essenziali in una narrativa utopica:
un luogo isolato, per esempio un ambiente o una società rimossi dall'influenza degli ambienti e delle società circostanti l'articolazione della storia nei termini dell'organizzazione interna del luogo isolato, per esempio la narrazione deve svilupparsi in relazione e nel senso di imposizioni poste dal luogo isolato l'esistenza di un sistema formale gerarchico come il supremo ordine e il valore nel luogo isolato, per esempio una chiara relazione di potere tra gli abitanti dell'utopia e coloro che sono responsabili per la sua creazione e/o per il suo mantenimento una strategia drammatica implicita o esplicita in conflitto con le 'normali' aspettative del lettore, per esempio al lettore si deve far sentire in modo acuto la differenza fra il proprio mondo e quello della storia. Queste categorie, che identificano importanti componenti strutturali nella narrativa utopica, si possono anche applicare alla narrativa distopica. Nella narrativa distopica, l'ambiente è isolato, non tanto per prevenire l'interferenza dagli intrusi, ma per prevenire la fuga degli abitanti. Il sistema gerarchico formale non è un benigno sistema di governo, ma uno stato totalitario o una forza economica oppressivi. Il lettore è portato a notare le differenze dalla propria società, ma anche le somiglianze.
Per Suvin l'opposto dell'uopia felice e meglio organizzata è l'anti-utopia. Ma l'uso di Suvin dell'anti-utopia come opposto per l'utopia è impreciso. Usa anti-utopia semplicemente come sinonimo di distopia: in altre parole si focalizza sul contenuto dell'opera piuttosto che sulla sua forma. Comunque, a buon diritto, questa equivalenza tra anti-utopia e distopia è discutibile. Il problema, riassumendo, sta nel fatto che sia le forme utopiche che quelle distopiche rinforzano idee deterministiche sul comportamento umano; gettano ombre sulla capacità dell'umanità a competere con l'inaspettato. Cosa che contraddice direttamente l'ideale scientifico che vuole che l'umanità sia capace di maneggiare qualsiasi concetto di verità sull'universo che la scienza sia capace di proporre.
John Huntington ripete questo punto valido: in materia di contenuti , l'utopia e la distopia sono due facce dello stesso aspetto. Afferma che
[sia l'utopia che la distopia] sono esercizi nell'immaginare delle totalità coerenti, nel far funzionare un'idea, sia lusingando il lettore verso un ideale o riportando il lettore da un incubo.(8) Per questo Huntington propone un uso specifico di anti-utopia. La vede come "un tipo di imaginazione scettica che è opposta alle consistenze di utopia-distopia." Questo permette di criticare la stessa struttura della narrativa utopica e, come spera Huntington, porre in questione "le stesse assunzioni che riguardano il comportamento umano che l'utopia e la distopia propagandano." (9) Queste assunzioni sono primarie riguardo ai desideri umani di stabilità e prevedibilità, e paura per il non conosciuto, per il cambiamento e per la casualità. Queste paure e assunzioni sono anche presenti in tutta quella narrativa che presenti una visione distopica del futuro.
Esiste, perciò, una chiara distinzione tra distopia (una narrativa su una società indesiderabile, non specificamente satirica sulle assunzioni della narrativa utopica) (10) e anti-utopia (letteratura che si interroga sulle assunzioni che riguardano il comportamento umano che utopie e distopie promuovono). Questa capacità a dividere anti-utopia da distopia è essenziale, in quanto ci permette di criticare la distopia scientifica in termini della sua stessa scienza contemporanea e non in termini della stessa verità senza vita e inalterabile.
Una prospettiva unti-utopica sulla SF suggerisce che, piuttosto che guardare alla scienza come ad una forza per il bene o il male definitivo, la scienza sia osservata in modo migliore come metodologia: una forza per differenza positiva e crescita, piuttosto che una forza per distruzione o salvezza, alienazione o unità. L'anti-utopismo satirizza soprattutto la credenza fedele innata nelle utopie e nelle distopie. Questo passaggio dal distopico all'anti-utopico è importante perchè la fantascienza che offre una visione negativa senza riserve della scienza sarà dismessa come irrilevante da un mondo in cui prodotti scientifici e tecnologici regnano sovrani. Ciò ha particolare rilevanza per la fantascienza come genere in quanto pone domande fondamentali sulla sua identità come letteratura seria.
La narrativa distopica, dunque, è l'opposto della narrativa utopica. Invece di una società basata su "un principio più perfetto", è basata su un sistema meno perfetto, o più oppressivo. Una satira distopica tenterebbe di far trarre al lettore conclusioni sulla propria società, mentre il racconto cautelativo del "futuro come incubo" tenterà di far sorgere la proccupazione del lettore per tendenze potenzialmente pericolose. La fantascienza distopica mantiene una visione della scienza come una forza malevola, o come il produttore di tecnologie potenzialmente malevole.
Patricia Warrick suggerisce che ci sono quattro temi essenziali nel ritrarre distopie scientifiche o tecnologiche. Sono: Il tema di Prometeo che si sviluppa attorno alla nozione degli uomini che possiedono erroneamente conoscenze o tecnologie che non dovrebbero avere L'ambiguità della tecnologia in possesso degli uomini Gli effetti del rifiuto dell'umanità della propria tecnologia Il ruolo mutevole di padrone e servitore, creatore e creatura Esaminando questi temi distopici, spero di dimostrare il valore dell'approccio anti-utopico. Per comprendere la fantascienza distopica è necessario delineare esattamente ciò che è minacciato dalla scienza. Da dove viene la paura? La paura e l'ansia sono reazioni completamente normali per certi eventi e situazioni (11), così è necessario stabilire un collegamento tra ciò che è 'normale' e gli elementi scientifici che causano la paura ritratta nella fantascienza distopica.
Warrick esamina la fantascienza allo scopo di illustrare il suo 'Approccio ai Sistemi'. Fa una proposta alla SF come genere:
La letteratura ha anticipato questi sviluppi? E' cosciente dei cambiamenti sociali generati dalla tecnologia informatica? Si stanno discutendo gli aspetti filosofici? Se la SF sui computer e l'intelligenza artificiale deve essere considerata come la letteratura contemporanea seria, si ha il diritto di chiedere che tenga il passo o sia in anticipo rispetto alla tecnologia corrente; che mostri una sensibilità riguardo all'impatto sociale delle applicazioni del computer e, infine, che sia immaginativa nel creare futuri alternativi.(12)
Il mio studio si prefissa di esplorare i temi distopici suggeriti da Warrick e li tratta in una maniera specificamente anti-utopica (o postmoderna). Mentre quasi tutti i temi di Warrick sono presenti in quasi tutte le storie che presentano una distopia scientifica o tecnologica, ogni storia ha tendenze verso una particolare categoria. Il tema di Prometeo sarà considerato nei termini di Frankenstein e dei film di Terminator, l'ambiguità della tecnologia sarà considerata in Fahrenheit 451 e nella trilogia di Alien, il rifiuto della tecnologia nei termini di Brave New World e Mad Max 3, e il ruolo mutevole di padrone e servitore sarà considerata in 1984 e Blade Runner. Spero di dimostrare gli elementi anti utopici in alcuni di questi testi. Spero di mostrare che, come suggerisce Warrick, la SF migliore adotta un metodo si risoluzione dei problemi piuttosto che un metodo di conflitto. Spero anche di aiutare a chiarire l'ambiguità inerente nella 'SF' e di mostrare che la fantascienza, per raggiungere il suo potenziale deve rimanere in contatto con la scienza reale.


NOTE
(1)Si veda l'Appendice 1 per degli esempi di queste definizioni contrapposte
(2)Wolfe, 109
(3)Parrinder, introduzione del curatore
(4)Wolfe, 109
(5)Wolfe, 109
(6)Wolfe, 109
(7)Suvin, 35
(8)Huntington, 142
(9)Wolfe, 10
(10)Wolfe, 10
(11)Rowan & Eayers, 1
(12)Warrick, 23-24

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