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Neogenesis, Simone Battig

Inserito Domenica 12 novembre 2006

Autori di Giuseppe Iannozzi






Simone Battig è nato a Treviso nel 1974. Vive ad Anzio. Il suo esordio letterario risale al 1996 con un racconto apparso su Coda, a cura di Silvia Ballestra e Giulio Mozzi (Transeuropa 1996). Ha pubblicato “Fuck Vitalogy Today” (Theoria 1997) e “Sul Nulla” (Theoria 1999). Poi il silenzio, non assoluto però: sporadiche improvvisazioni provocazioni apparizioni, perlopiù in Rete, gridate tragicamente per diecimila ‘fanculo o giù di lì. Nel 2006, Simone Battig finalmente incontra un editore pronto a scommettere sulla sua scrittura, Barbera Editore: è giunto il momento di “Neogenesis”, di un nuovo romanzo. Dopo il silenzio forzato, dopo i ‘fanculo, Simone Battig è di nuovo in gioco. O in pista, che dir si voglia.
Ma che scriveva Simone Battig in un “Messaggio gretto ma diretto del più grande scrittore italiano vivente”nel mese di aprile di un non troppo lontano 2004? “‘Fanculo a Giulio Mozzi che vuol far credere di essere uno scrittore e un ‘operatore culturale’ e invece è solo un omino piccolo piccolo che vive chiuso nella sua stanzetta, o nella stanzetta che qualcuno gli paga in giro, o nella stanzetta della casa editrice o nella sua stanzetta blog virtuale, ‘fanculo a Mozzi che non ha una parola ma tante parole vuote. […]‘Fanculo a Giuseppe Genna che sembra l’altra faccia del salotto letterario e invece scopri che è l’ultima porta a destra: il cesso che tutti usano. […]‘Fanculo a Davide Bregola che per pubblicare un libro si è venduto un amico. ‘Fanculo ai giornalisti, ai critici letterari che vengono pagati per scrivere bene di qualcuno e non si sognano nemmeno di cercare loro indipendentemente i libri da promuovere. ‘Fanculo ai Covacich, agli Ammaniti, ai Paolo Nori, alle Isabella Santacroce, alle Simona Vinci, alle Melissa P., ‘fanculo ai Tiziano Scarpa, agli Aldo Nove, ai Piersandro Pallavicini, alle Sara Beltrame, alle Silvia Ballestra, alle signore Marchi (Adelphi), a tutti quelli così, intellettuali radical-chic dei miei coglioni che predicano bene e razzolano malissimo impegnati come sono a difendere le loro meschine posizioni di potere e vanagloria.[…] ‘Fanculo alle presentazioni dei libri, alle interviste, ai reading, al Festival dei piccoli editori di Mantova, al Salone del libro di Torino, ai premi letterari, a tutti questi ritrovi per pecore che servono agli intellettuali di prima per baciarsi il culo a vicenda e mostrare le collane di ossa rotte che si sono fatti facendo lentamente a pezzi il ‘rompicoglioni’  di turno che minacciava il pensiero unico e la loro vuota individualità. […]E alla fine ‘fanculo a te, Simone Battig, che credi ancora che tutto questo sia superabile.” Ce n’è per tutti o quasi. In quell’occasione, quando la lettera fu resa pubblica, mi limitai a ben poche parole: “Abbastanza perplesso. Sì, l’ho ricevuta anch’io. Certo è che non può essere ignorata: sembra essere sincera, la lettera.” (Qui è possibile leggere integralmente tutti i ‘fanculo di Simone Battig)
Nel 2006 finalmente Battig esce con “Neogenesis”. Inutile tentare d’intervistarlo. Ma: una sola domanda e una sola risposta per Battig. Eccola:
Domanda: Perché diavolo hai scritto Neogenesis?
Credi davvero che ci fosse bisogno del tuo ritorno sulla scena editoriale, manco non fossimo già abbastanza oppressi da scrittorucoli d’ogni genere: non potevi spendere il tuo tempo in una associazione di volontariato o diventare l’ennesimo flippato, invece di romperci l’anima con i tuoi capricci artistici?
Perché l’hai fatto? perché, dannazione?
Risposta: La risposta a questa domanda non mi è difficile dartela e te la posso dare, semplicemente perché non è una risposta particolare o che avvia una discussione su chissà quali cose. E’ la mia verità. Ho scritto Neogenesis perché IO SONO UNO SCRITTORE, e non c’è altro da dire.”
Diamo subito pace all’anima di Simone Battig: sicuramente è uno scrittore, essendo che scrive è uno scrittore, indipendentemente dal fatto che poi pubblichi o meno. Chi è scrittore? Generalmente è uno scrittore chi compone opere scritte con un intento artistico, quindi chi si dedica all’attività letteraria. Il risultato può essere meritevole d’attenzione o no, gradevole o no, modaiolo o eterno (per i posteri anche). Ma c’è da dire anche che Simone Battig non è il più grande scrittore italiano vivente: non basta che abbia pubblicato “Neogenesis”, non basta che lui dica d’essere il più grande.
“Neogenesis” è uno spurio, ovvero una commistione fra quella che potremmo definire fantascienza umanistica e una buona dose di fantasia, perlopiù onirica con punte nevralgiche di dolore in un format new age. Provate a immaginare Jonathan Carroll e Guillaume Musso: avrete un Simone Battig, con tutte le limitazioni del caso. “Neogenesis” è un romanzo dell’anima sì, anche dell’anima, molto visionario, sulla falsariga di Carroll e Guillaume. Però Battig non ha la forza imperativa di Carroll e nemmeno la linearità di Musso: la scrittura di Battig è, capitolo dopo capitolo, sempre più nevrotica, un elettroencefalogramma che al suo start è di onde tranquille – nei parametri della normalità - per passare all’anormalità di punto in bianco, fino a farsi di onde terribilmente confusionarie a fine tracciato. 
L’araba fenice è risorta dalla sua cenere, ma a ben guardare non è che abbia portato una ventata di novità nella letteratura o nei generi: già altri hanno scritto e molto meglio di Battig. Ciò non toglie che “Neogenesis” merita comunque una lettura, se non altro perché, per certi versi, si coniuga in un filone onirico-visionario che è proprio di alcuni autori italiani quali Paolo Maurensig e Diego Cugia (almeno per i romanzi “No” e “L’Incosciente”). La scrittura è perlopiù febbricitante, molti salti spazio-temporali – spesse volte giustificati solo dalla bizzarria dell’autore e non da una qualche necessità narrativa -, moltissime le pause sottintese ed esplicite che fanno collassare l’intelligenza del lettore. A volte si ha netta l’impressione che il romanzo non abbia una trama, ma che l’autore abbia volutamente dato vita a una bozza e così l’abbia lasciata.  
La storia inizia con un abusato cliché: Yoel Airo, giovane sceneggiatore, ha un incidente. Quando si risveglia il mondo delle certezze, che credeva di avere, è letteralmente franato: realtà virtuale e mondo reale si confondono fra di loro dando origine a un’orgia di accadimenti illogici, che Yoel non riesce a decifrare. Niente è più come un tempo: il mondo circostante, gli affetti, le cose materiali hanno assunto posizioni e significati diversi da come li ricordava prima dell’incidente. Ma sarà poi vero che Yoel Airo è stato vittima d’una forte febbre a quarantadue e oltre, che l’ha portato a un passo dall’Averno? Lucinda, la sua fidanzata si comporta in maniera strana e pure le sue amiche, per non dire degli amici di Yoel: non fosse sicuro d’essere vivo, Yoel sarebbe tentato di credere d’esser vittima d’una burla. Ma non è uno scherzo ben orchestrato: nella sua mente si rincorrono frenetici flashback di un’altra vita, in un altro mondo, in un altro tempo. Un’altra vita che fino a un certo punto era stata segnata dalla felicità per poi franare nella morte, in una morte tanto profonda che non lascia nemmeno l’anima a riposare in un paradiso purgatorio o inferno. Yoel dovrà cercare di capire sé stesso per uscire dalla prigione che è il suo corpo, che è la sua anima: solo così forse potrà tornare ad avere una sua propria vita d’amore e di dolore reali.
Simone Battig con “Neogenesis” ha scoperto l’acqua calda: però non si può parlare di flop né di capolavoro. E’ un romanzo, migliore di tanti altri presenti sul mercato editoriale e firmati da autori maggiormente conosciuti rispetto a Battig. E’ un bicchiere che è mezzo pieno e mezzo vuoto. Le idee ci sono, la storia c’è per quanto incasinata, la trama c’è: c’era però bisogno d’un maggiore lavoro di cesello su quelle idee fantastiche – e ammalianti - che l’autore ha riversato nella scrittura, lasciandole però a putrefarsi in uno stato embrionale. Sinceramente, dopo tutti i ‘fanculo lanciati nell’etere, ci si aspettava qualche cosa di più d’una bozza febbricitante di mondi paralleli, fintamente dickiani, a volte nevralgici à la Roger Zelazny. Le idee non mancano, ma sono forse troppe per un romanzo che aveva la pretesa, perlomeno nelle intenzioni dell’autore, d’essere una storia d’amore, dell’anima.
Il pregio maggiore di “Neogenesis” di Simon Battig è quello di tentare di far convogliare tanti mondi paralleli, tante illusioni, tanti sogni e incubi, in un’unica trama per evadere dai generi e forse dar vita a nuovo genere narrativo metafisico – che però già esiste e il cui massimo rappresentante e maestro è Jonathan Carroll. 

Neogenesis – Simone Battig – Collana: Radio Londra – Barbera editore – 1a ediz. 2006 – ISBN: 88-7899-127-9 - 288 pagine – 16,50 Euro

Neogenesis: leggi un estratto

La scheda editoriale di Neogenesis

Il sito di Simone Battig

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