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I 10 libri da riscoprire

Inserito Giovedì 03 settembre 2009

Saggistica di François Leclerc du Tremblay

1 Un cantico per Leibowitz, di Walter Miller jr.

Manca da ventun anni, dalla ristampa nel volume dei Massimi dedicata all’autore. La sf, nei suoi autori migliori, si è sempre distinta per come ha saputo riflettere speculativamente sulla dimensione religiosa degli uomini. Il romanzo di Miller è probabilmente il miglior risultato raggiunto sul tema.

2 Davy l’eretico, di Edgar Pangborn.

Il romanzo di Pangborn manca da tredici anni, dall’ultima ristampa della Nord. Intenso e struggente racconto del dopobomba, una delle più belle rappresentazioni dell’umanità post-catastrofe mai fatte.

3 Lot, e La figlia di Lot, di Ward Moore.

Il primo dei due racconti, Lot, manca all’appello “solo” da dodici anni, ma il dittico completo di questo folgorante e crudelissimo miniciclo del dopobomba è indisponibile per i lettori da ben quarantaquattro anni, dalla ormai preistorica pubblicazione su Urania.

4 Il Ciclo della Strumentalità, di Cordwainer Smith.

Qualche racconto sparso si è visto perfino all’inizio del presente decennio, ma l’edizione organica dei racconti della Strumentalità risale a vent’anni fa, ai due volumoni della Fanucci. La scrittura di Smith è un unicum nella sf, per la bellezza e l’eleganza dello stile. E le sue storie sono ricche di pathos e umanità, come di profondità analitica.

5 Nel migliore dei mondi, di William Tenn.

Tenn è un novellista d’eccezione, e qualcosa di suo si è visto anche nel decennio corrente. L’ultima antologia pubblicata in Italia, appunto “Nel migliore dei mondi”, vide la luce trentuno anni fa dalla Longanesi. Sarebbe bello avere una riproposizione organica di quanto ha scritto.

6 Codice 4 GH, di John Brunner.

Se “Tutti a Zanzibar” è stato ristampato lo scorso anno, Codice 4 GH è assente da undici anni, quando fu ripubblicato con il titolo “Rete globale” (chissà perché, poi). Per soprammercato, “L’orbita spezzata” manca da quattordici anni, e “Il gregge alza la testa” da quindici. Sono i quattro romanzi con i quali tra il 1968 e il 1975 Brunner affrontò i principali argomenti di crisi, conclamata o incipiente, della nostra civiltà.

7 Campo Archimede, di Thomas M. Disch.

L’oblio calato sull’opera fantascientifica di Disch è avvilente. “Le ali della mente”, un capolavoro dove c’è tutto – l’incanto del sense of wonder, la profonda speculazione sull’animo umano, una scrittura controllatissima ed elegante – è stato pubblicato una sola volta, tredici anni fa, in una delle collane da edicola correlate a Urania. “334” manca da vent’anni; così come “Campo Archimede”, nei Classici Urania, romanzo tra i più forti e acuti sul controllo sociale oppressivo dell’ autorità, e fino a quale punto esso sappia spingersi.

8 Guerra al grande nulla, di James Blish.

Risulta mancare da ventotto anni, e del resto i lavori di Blish appaiono negletti da tempo; un peccato vero per uno degli scrittori più rigorosi e attenti allo stile e agli argomenti (quando non era costretto altrimenti, e ne soffriva). Il romanzo è incentrato sulla crisi di coscienza (e infatti il titolo originale è a”A case of conscience”, quello italiano fa pena) di un sacerdote al cospetto di qualcosa che scuote la sua fede alle fondamenta. Non secondo al libro di Miller.

9 Dangerous visions, a cura di Harlan Ellison.

Alcuni racconti della fondamentale e ciclopica antologia curata da Ellison nel 1967 sono riapparsi qui e là negli anni, ma il volume manca ormai da diciotto, e in questi tempi grami appare improbabile la speranza di rivederlo. Rare volte un titolo è stato così accurato: Dangerous visions, visioni pericolose, l’essenza della fantascienza. E questi racconti lo sono, perché costringono a riflettere.

10 Motore Rotto Blues, di Ron Goulart.

Un tempo vera e propria colonna di Urania, ne venne in seguito bandito. L’una e l’altra cosa eccessive, e la seconda assurda. Goulart al suo meglio è uno scrittore satirico forse non profondissimo, ma urticante e divertente a un tempo, come dimostra bene – un libro per tutti – questa antologia di grotteschi gioiellini, che manca da ventinove anni.


 



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