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VITA IN LETTERE - Gennaio 2010

Inserito Venerdì 05 febbraio 2010

Saggistica di Roberto Sturm

Libri acquistati: E-DOLL (Francesco Verso), Universi quasi paralleli (Antonio Caronia)
Libri letti: Le teste (Giuseppe Genna), E-DOLL (Francesco Verso), Universi quasi paralleli (Antonio Caronia)

Ho avuto la fortuna di conoscere Giuseppe Genna parecchi anni fa, al Salone del Libro, negli anni in cui pubblicava Assalto a un tempo devastato e vile per i tipi della peQuod e poi Catrame per Mondadori. Ne è passato di tempo, e Giuseppe ha continuato a scrivere. Romanzi, recensioni, in rete e tante altre cose. Provate a cercarlo su Facebook, per chi già non l’avesse fatto, e ve ne renderete conto.
Persona di raffinata e enorme cultura, affabulatore nato, Giuseppe, con questo poderoso volume di quasi 400 pagine, ci riporta sulle orme dell’ispettore Lopez, protagonista di diversi suoi romanzi. Né noir e né thriller, né romanzo di denuncia o evasione, Le teste è un po’ tutte queste cose. In una Milano decadente, tetra e grigia sotto i giorni di Natale, Lopez è come al solito solo e alle prese con un caso difficile. Il ritrovamento di un corpo affogato (forse) accidentalmente e di una testa di una donna bionda e bellissima. Diverse ipotesi si affacciano e, come spesso accade, il gioco si fa subito duro e molto più grande di quello che poteva apparire all’inizio. In un vortice di cambi di scena, di colpi di scena, Giuseppe ci parla di tante cose italiane. Forse anche un po’ troppe. Prostituzione, immigrazione, servizi segreti deviati, deviazioni sessuali e tanto altro. Lo stile è il suo, quello di Giuseppe, che a volte, secondo me, indulge un po’ troppo verso il prolisso, ma Le teste è un romanzo veramente bello, con un’ottima trama e un ottimo finale, cosa non da tutti i giorni. In qualche punto mi ha ricordato il Raymond de Il mio nome era Dora Suarez anche se, tutto sommato, non c’azzecca niente o quasi. Un romanzo italiano d’autore, per ambientazione, stile e raffinatezza (stilistica) che vale bene la pena di acquistare e leggere.

Dopo anni di mancanza di letture di fantascienza, soprattutto italiane, mi sono incuriosito del romanzo vincitore dell’ultima edizione del Premio Urania 2008. Devo ammettere che non sono mai rimasto troppo soddisfatto dalla lettura dei premiati delle scorse edizioni, tanto è vero che sono passati alcuni anni dall’ultima volta che ho acquistato e letto i romanzi vincitori. Spesso deluso, altre volte veramente stupefatto, altre volte ancora ho incontrato romanzi al di sotto delle mie aspettative. E’ antipatico fare nomi dopo tanti anni, ma – uno per tutti -ricordo che anche Eymerich, l’inquisitore di Evangelisti mi aveva lasciato perplesso. Perplessità poi fugata dalla proseguo della saga e dagli altri romanzi di quello che considero uno dei migliori autori di letteratura di genere italiani contemporanei.
Forse la mia scarsa attitudine più o meno recente sulla fantascienza italiana e no ha arrugginito ancor di più alcuni miei meccanismi cerebrali erosi dal tempo. Sinceramente non trovo troppo da dire sul romanzo di Francesco Verso, se non che lo ritengo un tentativo più che apprezzabile – e in molte parti anche riuscito – di ritrattare tematiche cyberpunk e postcyberpunk arricchendole però anche un po’ troppo di spunti filosofico-sociali e psicologici che rendono la lettura poco scorrevole. O almeno questa è la sensazione che ho avuto io. Sul contenuto. Non porta niente di nuovo, ma del resto sono anni che ci ripetiamo che non è possibile portare contenuti originali. Gli esperimenti possono essere fatti solo sulla forma. E non è affatto facile. Senz’altro godibile, senza dubbio migliore di tanti altri, non riesce però ad elevarsi in maniera netta da una fantascienza che forse, tutto sommato, ha fatto il suo tempo. Ci sarà mai un nuovo cyberpunk? O la fantascienza, per forza di cosa, dovrà essere sempre contaminata con altri generi?

Ottima idea questo Universi quasi paralleli – dalla fantascienza alla guerriglia mediatica. Del resto Antonio Caronia è uno dei più profondi conoscitori della fantascienza ed i suoi annessi che io abbia mai conosciuto. Raccolta di articoli e saggi che vanno dal 1981 al 2005, rappresentano un insieme eterogeneo di testi che seguono l’evoluzione di un genere che ha sempre fatto breccia sull’immaginario collettivo. Ma Antonio Caronia va a fondo delle questioni, perché non ha mai trattato argomenti con la superficialità del tuttologo che da diversi anni va così di moda. Si parla di Dick, di Delany, di cyberpunk, di Darko Maver, di Luther Blisset e altri con un linguaggio versatile, comprensibile che non deborba mai nell’autocompiacimento. Antonio Caronia è una delle persone più acculturate che io conosca. La sua cultura è straordinaria. Ma è sempre riuscito a metterla su carta in maniera lineare e comprensibile da chiunque. Un merito che in pochi possono vantare.
Un testo fondamentale, una pietra miliare per tutti coloro che vogliono avere una documentazione che segua l’evolversi della fantascienza e della società nei venticinque anni in cui questi articoli sono stati scritti.


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