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BAY CITY di Richard K. Morgan

Inserito Martedì 14 settembre 2004

Saggistica recensione di Marco Mocchi

Richard K. Morgan, BAY CITY (Altered Carbon, 2002) Editrice Nord, Milano, 2004 (pagine 514, € 17,59, trad. Vittorio Curtoni)

Bay City è una metropoli tecnologica e decadente del XXV secolo, centro economico di una Terra che ha allargato i suoi confini nel sistema solare. La coscienza di ogni umano, alla nascita, viene digitalizzata ed immagazzinata in una “pila” corticale impiantata nel sistema neurologico dell’individuo, in modo da continuare a registrarne emozioni, sensazioni ed esperienze. Il corpo non è che un contenitore, un appendice non vincolante, una “custodia”, che può essere sostituita da un altro corpo umano, da una copia dello stesso corpo clonato o addirittura da una copia sintetica. Una “custodia” che può essere modificata, alterata, potenziata biologicamente e chimicamente, per assecondare esigenze particolari. Carbonio alterato, sintetizza efficacemente il titolo originale del romanzo.

Takeshi Kovacs è un ex-soldato appartenente al Corpo di Spedizione, un’organizzazione militare deputata a mantenere la pace nel sistema solare, che, anziché ritrovarsi imprigionato digitalmente per scontare una pena secolare, si ritrova a Bay City, a centottanta anni luce dalla sua colonia d’origine, “reimmagazzinato” in un nuovo corpo. Il corpo “potenziato” di un ex poliziotto, che a sua volta sta scontando una pena digitale in un carcere virtuale, necessario per compiere una missione rischiosa e a prima vista paradossale, al termine della quale avrà la libertà.

Kovacs è assunto da Laurence Bancroft, uno dei personaggi più potenti del pianeta Terra, per scoprire la verità sulla sua “morte” (la morte del suo corpo, subito sostituito da un clone), catalogata dalla polizia come suicidio. Suicidio che non ha alcun senso per un Mat (un Matusalemme) come Bancroft, che grazie alle proprie ricchezze ha la disponibilità di più corpi clonati e di una copia di sicurezza della propria “pila”, tanto da aver potuto prolungare la propria vita per secoli, arrivando a ritenersi immortale.

Kovacs si trova immerso immediatamente in una realtà difficile e tortuosa, in cui si intrecciano pericolosamente le vicende private di Bancroft e di altri Mat e losche coperture di giochi di potere oscuri quanto perversi. Kovacs si muove nei meandri della corruzione, tra case di piacere altolocate e squallidi bordelli di periferia, ostacolato da piccoli delinquenti e da malavitosi tanto organizzati quanto potenti, in una città caotica dove la violenza fisica e psicologica sono in contraddizione con la pacatezza innaturale degli incontri con Intelligenze Artificiali a servizio degli umani.

Bay City , romanzo d’esordio del londinese Richard K. Morgan, fonde abilmente atmosfere noir e ritmi da spy-story, ispirandosi dichiaratamente ai romanzi hard-boiled di Chandler ed Ellroy, e le ambienta in uno scenario cyberpunk, di forte impatto “visivo” (non è un caso che i diritti del libro siano stati opzionati da una major hollywoodiana), che ricorda molto da vicino la Los Angeles di Blade Runner: “future noir” è la definizione scelta da Morgan per descrivere questo connubio.

E’ allo stesso tempo un romanzo violento e duro, in cui la trama complessa ed intricata è sostenuta ed arricchita dalla profondità dei personaggi, che in tale contesto sorprendono per l’umanità delle loro emozioni e delle loro passioni, e dalle riflessioni inquietanti ed intense sul senso di una vita in cui la sconfitta delle malattie e della morte è all’origine di turbamenti psicologici e squilibri sociali di difficile comprensione. Come reagire nel trovarsi dentro ad un corpo sconosciuto al risveglio da un reimmagazinamento? (Esemplificativa l’alienazione del protagonista che si guarda allo specchio: “Per i primi momenti vedi solo un estraneo che ti guarda da dietro la finestra”). E come reagire di fronte ad un Mat che arriva a far assassinare un’altra persona per poter reimmagazzinarsi nel suo bel corpo? In queste componenti il romanzo si rivela debitore dell’influsso dickiano, e non è un caso se è risultato vincitore del Premio Philip Dick 2003.

Bay City è un romanzo di debutto davvero brillante, per il sostenuto ritmo narrativo, il forte impatto visivo ed emotivo, e per l’efficace dipinto di un futuro verosimile ed inquietante, ambientazione sicura di altri romanzi, il primo dei quali, Broken Angels, è stato pubblicato in Gran Bretagna nel 2003.

Marco Mocchi


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