R.Andal Somerset sedeva nella sala d'attesa
gremita
del Centro Patenti del South Side. Indossava un completo di velluto
color sabbia sopra una camicia nera ed una costosa cravatta olografica.
Sul contatore automatico a display digitale sopra di lui campeggiava il
numero 17, mentre lui aveva il numero 22. Ancora cinque persone e poi
sarebbe stato il suo turno.
Un ometto che indossava un antiquato paio di
pince-nez venne fuori da una delle porte laterali e andò dritto
verso di lui.
"Il signor Randal Somerset?" chiese pronunciando il
suo nome come se fosse un'unica parola
R.Andal annuì alzandosi in piedi e superando
l'ometto di un buon mezzo metro.
"Da questa parte prego." disse l'ometto girando sui
tacchi
"In verità non è ancora il mio turno."
L'ometto si fermò e si girò: "Non ha
importanza, mi segua."
Il tono era piuttosto urgente così R.Andal si
costrinse a seguirlo nella porta laterale dalla quale era uscito.
L'ometto sedette alla sua scrivania facendogli segno
di accomodarsi e R.Andal notò che sul ripiano era poggiato il
sottile plico della sua domanda.
"Mi perdoni, ma lei è dell'Ufficio Patenti?"
chiese R.Andal
L'ometto lo guardò da sopra gli occhialetti
alzando le sopracciglia spruzzate di bianco: "Più o meno. Le
basti sapere che mi occuperò io della sua domanda."
Se R.Andal avesse potuto avrebbe sorriso: "Bene,
quando potrò avere la mia patente?"
L'ometto si tolse le pince-nez e prese a rigirarsele
tra le mani: "Ecco, riguardo alla sua patente temo proprio che i tempi
saranno piuttosto lunghi."
"Perché mai? Ho presentato domanda due
settimane fa e so che dalla data di convocazione non passano più
di sette giorni."
"Si, di solito la tempistica è questa, ma nel
suo caso ci sono da analizzare diversi fattori che richiedono la nostra
massima attenzione. Lei capirà che trattandosi della prima volta
che riceviamo una simile richiesta…"
"No signor…" R.Andal cercò il nome sulla
targhetta "…Marphin, veramente non capisco. Non vorrà certo
venirmi a raccontare che sono il primo a presentare richiesta per
ottenere la patente di genitore e avere così il diritto di
adottare un bambino?"
"Certo che no…Il Centro Patenti è stato
creato per questo, ma ogni giorno vengono presentate decine di domande
che vanno prese in considerazione una ad una. Noi abbiamo il dovere di
verificare l'idoneità dei richiedenti…per amore dei bambini,
capisce."
"Capisco, certo, però mi spieghi un'altra
cosa. La gente di là nella sala d'aspetto sta facendo la fila
per l'Ufficio Patenti, mentre io sono qui in un ufficio laterale.
Questo trattamento speciale è forse dovuto alla mia natura?"
"Oh…si renderà conto, immagino, che la prima
cosa da fare è assicurarsi che le domande vengano presentate in
condizioni normali."
"E questo che c'entra?"
"Le sembra forse normale che un robot faccia domanda
per diventare genitore?"
R.Andal fissò l'ometto dal blu luminoso dei
suoi occhi: "E' solo questo il problema? Le dirò cosa penso. Lei
sta facendo della discriminazione e la cosa non mi sorprende affatto.
So che non siete estranei a questa pratica."
"Con questo cosa vorrebbe dire?" chiese Marphin
sollevando le sopracciglia
"Che la regolamentazione parla chiaro. Non ci sono
restrizioni circa i soggetti che possono presentare domanda, ma da
quando il matrimonio non è più tra le condizioni
necessarie per farlo gli uomini incontrano sempre maggiori
difficoltà delle donne."
"Questo non è assolutamente vero!"
"Eppure i dati riguardanti le adozioni parlano
chiaro. In ogni caso temo davvero che nelle sue mani la mia domanda
rimarrebbe ferma troppo a lungo, quindi credo che mi rivolgerò
direttamente alle autorità competenti. Con permesso."
R.Andal Somerset si alzò e lasciò
l'ufficio. George Marphin rimase a fissare esterrefatto la sedia vuota.
Adesso quel robot sarebbe andato a piantare grane con il Procuratore e
tutti avrebbero dato la colpa a lui perché non era stato in
grado di gestire la situazione. Ma lui era solo un impiegato di
terz'ordine al quale venivano affidate tutte le patate bollenti.
Quella, però, sarebbe stata la più grande che l'Ufficio
Patenti avrebbe mai avuto.
Quel pomeriggio stesso R.Andal Somerset si
recò dal Procuratore, presso il Palazzo di Giustizia, dove i
robot erano arrivati già da un pezzo. In seguito all'Atto del
Soggetto, infatti, tutti i robot umanoidi e non erano stati
riconosciuti come soggetti, dotati di nome e cognome e quindi liberi di
circolare e accedere alle pubbliche cariche.
Gli dissero che il Procuratore era momentaneamente
fuori sede e che sarebbe tornato a breve, quindi lo fecero accomodare
nel suo ufficio. Lì R.Andal ingannò l'attesa riflettendo.
Non vedeva davvero dove fosse il problema nel chiedere una patente da
genitore. Aveva diversi amici umani, in prevalenza maschi ed era da
loro che aveva sentito le lamentele sulle discriminazioni attuate dal
Centro Patenti. Era più che mai deciso ad andare in fondo a
quella storia.
"Mi fa piacere." disse una donna entrando
R.Andal si girò a guardarla confuso: "Come
prego?"
"Mi fa piacere che sia disposto ad andare in fondo
alla questione." rispose la donna andandosi a sedere sulla poltrona di
fronte a lui
"Ma lei come…"
"Voi robot non umanoidi avete ancora l'abitudine di
pensare ad ultrasuoni, convinti che nessuno sia in grado di ascoltare i
vostri pensieri."
"Quindi lei è…"
"Sara Ferguson, o dovrei dire SR5002, ma sono anni
ormai che non uso il mio numero di serie. Robot umanoide di classe A
e…Procuratore. Di cosa desiderava parlarmi signor Somerset?"
R.Andal fissò gli occhi verdi della donna e i
suoi capelli biondi tagliati sulle spalle, quindi iniziò a
raccontare la sua storia.
"Così lei ha accusato di discriminazione quel
funzionario senza avere la minima prova. Non è stato molto
saggio da parte sua."
"Che cosa avrei dovuto fare? Quelli hanno insabbiato
la mia domanda."
"Lasci che le spieghi una cosa signor Somerset. Per
molti versi l'Atto del Soggetto è rimasto sulla carta ed in
alcuni posti come l'Ufficio Patenti sanno a stento che cos'è. Se
si ferma a riflettere un attimo si accorgerà che i suoi effetti
sono stati minori in quelle aree dove il monopolio degli esseri umani
è ancora forte e l'Ufficio Patenti è proprio una di
queste. Lei li ha mandati in tilt con la sua domanda, riesce a capirlo?"
"Francamente no."
"Perché vuole diventare genitore ed adottare
un bambino?"
"Voglio qualcuno da amare e voglio sentirmi chiamare
papà."
"Lo vuole o la sente come una necessità?"
"Non capisco."
"Non mi sorprende. Lei non è un essere umano."
"Crede sia questo il problema? Io vivo solo e credo
di poter fare molte altre cose oltre che lavorare. Un bambino potrebbe
completare la mia vita ed io saprei prendermene cura."
"Un bambino ha bisogno di molte attenzioni."
"A noi robot sono stati affidati compiti di grande
responsabilità."
"Noto con piacere che è molto determinato e
questo non può che procurarle altri guai. Mi faccia un piacere."
disse il Procuratore porgendogli un biglietto da visita "Vada a trovare
questa mia amica. Saprà come aiutarla."
R.Andal lesse il biglietto, Susan Cave,
robopsicologa, 11 Cartride Street e poi disse: "Non ho bisogno di uno
strizzacervelli."
"Non deve andare a trovarla come paziente. Susan
capirà."
Il robot si convinse che doveva fidarsi del
Procuratore essendo un suo simile, quindi salutò e lasciò
l'ufficio.
L'indomani si recò allo studio di Susan Cave
e scoprì che il Procuratore aveva avuto ragione. La
robopsicologa capì immediatamente che R.Andal non era un
paziente, prima ancora che lui avesse il tempo di raccontargli la sua
storia.
"Sara l'ha consigliata bene, signor Somerset. Lei
è venuto dalla persona giusta. Vede, io non mi occupo solo di
robopsicologia, ma collaboro anche con l'Investigativa per tirare fuori
dai guai i robot come lei."
"Io non sono nei guai."
"Ma lo sarà presto e la sua vita sarà
in pericolo dal momento che è determinato ad andare in fondo a
questa storia. Si ricorda del caso NDR110 di qualche anno fa?"
R.Andal annuì; un robot umanoide era stato
accusato di aggressione ai danni di un essere umano, ma due poliziotti
avevano dimostrato la sua innocenza con l'aiuto di una robopsicologa.
"Quel robot era stato incastrato." riprese Susan
"Ma questo che c'entra con il mio caso?"
"Cercheranno di fare la stessa con lei, per
impedirle di ottenere quella patente. Sono trascorsi alcuni anni ma la
situazione non è cambiata affatto. Gli esseri umani hanno paura
dei robot e da quando questi hanno ottenuto la libertà, ne hanno
ancora di più."
"Cosa mi consiglia di fare? Rinunciare?"
"Neanche per idea! Lei ha tutto il diritto di
chiedere che le venga rilasciata quella patente, ma per evitare che le
accada qualcosa di male la affiderò alle cure di un amico. Le
dispiace aspettare di là, mentre cerco di mettermi in contatto
con lui?"
R.Andal annuì e raggiunse la sala d'aspetto
dello studio della dottoressa, mentre Susan chiamava Bob Norton
dell'Investigativa. Non fu affatto facile convincerlo ad accettare,
dato che a Bob non stavano simpatici i robot. Però era uno dei
pochi esseri umani che Susan conoscesse ad avere un innato senso della
giustizia. Non importava quali e quanti fossero gli indizi, Bob li
controllava tutti scrupolosamente prima di accusare qualcuno, uomo o
robot che fosse. Bob e Susan erano molto amici e lui ogni volta
accettava di aiutarla solo perché le voleva bene.
"Tutto a posto signor Somerset." disse Susan facendo
capolino dal suo studio "Stanno venendo a prenderla e dopo io
andrò a parlare con il Procuratore, per cercare di trovare una
scappatoia."
R.Andal si limitò ad annuire e quando Bob
Norton arrivò andarono via insieme. Quindi Susan andò a
trovare la sua amica. Sara le doveva molto. Senza l'aiuto di Susan non
sarebbe mai riuscita a diventare Procuratore. Discussero a lungo del
caso Somerset, dei rischi e dei vantaggi e alla fine gli ultimi
risultarono essere più numerosi dei primi. In qualità di
Procuratore Sara aveva il dovere di ascoltare le lamentele dei
contribuenti e verificarne la fondatezza. Quindi contattò il
Centro Patenti dal quale ricevette delle scuse per il ritardo
nell'espletamento delle pratiche dovuto a cavilli burocratici. Quando
chiese maggiori spiegazioni e non ottenne una risposta esauriente,
decise che era il caso di farci un salto. Il direttore del Centro,
Brian Singer, ricevette il Procuratore nel suo ufficio.
"Devo confessarle che la sua visita ci ha colti di
sorpresa." disse Singer
"Fa lo stesso effetto a tutti."
"Francamente non ho ben capito per quale ragione
è qui."
"Perché non ci stiamo facendo una bella
figura, signor Direttore. È stato il mio ufficio a dare il
benestare per aprire il Centro Patenti e ne ha controllato attentamente
lo Statuto. Ultimamente però mi sono arrivate diverse lamentele
in seguito all'abolizione dell'essere sposati come condizione
necessaria per presentare la domanda. Niente di ufficiale,
intendiamoci, ma sembra che il suo Centro stia operando una
discriminazione a favore delle donne e a danno degli uomini. E adesso
anche dei robot."
"Ma Procuratore…" protestò Singer, ma poi
ricordandosi che stava parlando ad un robot umanoide dovette cambiare
tono "La maggior parte delle patenti viene concessa alle donne, solo
perché le verifiche condotte sugli uomini hanno un indice di
fallimento molto più alto. Lei sa bene che il nostro Centro non
rilascia patenti a soggetti non idonei."
"Allora credo sia il caso di rivedere i metri di
giudizio. I tempi sono cambiati da quando le donne stavano a casa ad
accudire la prole. Oggi le donne non desiderano avere figli più
di quando non lo desiderino gli uomini. È ora di abbattere il
vecchio stereotipo dell'istinto materno e della donna geneticamente
programmata per essere una buona madre. La presentazione della domanda
è libera e tale deve rimanere. Vorrei che riesaminasse
attentamente il caso di R.Andal Somerset e che lo sottoponesse alla
giusta verifica, come vuole la prassi. Per facilitarvi il compito,
questa è una dichiarazione della robopsicologa Susan Cave sulla
sanità mentale del signor Somerset. Credo che una tale
dichiarazione debba essere richiesta quando a presentare la domanda
è un robot, quindi va inserita nello Statuto del Centro. Di
questo posso occuparmi io, mentre a lei resta il compito di fare bene
il suo lavoro."
Brian Singer prese il foglio e se lo rigirò
tra le mani: "Dov'è R.Andal Somerset adesso?"
"In compagnia di un agente dell'Investigativa. In
seguito al caso NDR110 la dottoressa Cave ha ritenuto opportuno
metterlo sotto custodia."
Il Direttore del Centro annuì e il
Procuratore prese congedo.
Il giorno dopo R.Andal Somerset venne convocato al
Centro Patenti dove arrivò scortato da Bob Norton. Gli rivolsero
molte domande su quello che gli piaceva fare, su cosa pensasse degli
esseri umani e sul perché volesse diventare genitore.
"Credo che gli esseri umani siano molto fortunati.
Hanno la possibilità di creare una nuova vita donandole parte
del loro patrimonio genetico. Noi robot non ne siamo in grado, ma in me
è ugualmente forte il desiderio di accudire una piccola persona
e di vederla crescere giorno dopo giorno."
R.Andal Somerset venne giudicato idoneo e quel
giorno stesso andò ad adottare il suo bambino. Scelse una
bambina di tre anni che chiamò Flora, perché assomigliava
ad un fiorellino. Uscirono mano nella mano dal Centro Adozioni e se
qualcuno fosse stato in grado di decifrare lo sguardo del robot avrebbe
detto che era incredibilmente felice e fiero di come la sua bimba
camminasse mettendo un piede davanti all'altro e lo tirasse per fargli
affrettare il passo.
Quello di R.Andal Somerset fu il primo caso di
adozione operata da un robot. Ne seguirono molti altri, le cui
verifiche psichiche furono curate tutte dalla dottoressa Susan Cave.
Annarita Petrino
La patente
- racconto di Annarita
Petrino