L'uomo Perfetto
Data: Martedì 07 marzo 2006
Argomento: Narrativa


un racconto di Andrea Aroldi

L’uomo perfetto viveva la sua vita perfetta in solitudine, nella grotta sul fianco della montagna. Da anni ormai non aveva più contatti con il genere umano, lo aveva chiuso lontano, nelle sue affollate città che rimanevano nascoste dalla spessa coltre di smog che producevano. Lassù, sul fianco della montagna l’aria era pura, fresca e deliziosa. Il cielo era sempre limpido e il suo sguardo arrivava lontano. Ma non aveva bisogno di guardare lontano, rimaneva nella sua grotta, popolandola con i frutti della sua perfetta mente, dialogando con i personaggi che evocava e che riusciva quasi a far diventare reali. Anche i bisogni della carne erano scomparsi: una, cento, mille amanti avevano attraversato il pavimento della sua grotta, muovendosi in stanze perfette, compiendo amplessi completi e soddisfacenti, languendo o dominando, vestite di pelle o di veli…facendo quello che la fantasia creava in quel momento. Un film a luci rosse che si dipanava nell’incerta luce della grotta, evocato dalla sua mente perfetta. Il cibo non rappresentava un problema: bacche, piccoli animali che cadevano nelle sue trappole, frutti che cadevano dagli alberi vicino alla grotta, tutto veniva ingurgitato crudo, avvolto dalle illusioni sensorie evocate in maniera precisa.

Il tempo passava, inesorabile anche per la sua mente perfetta, ormai era diventato solo il ricordo di un uomo. L’immagine che vedeva negli specchi evocati, era sempre quella che ricordava quando s’era ritirato dal mondo, avvolto dal furore di una vita passata tra i suoi simili senza gioia, senza riuscire a interagire con loro, con le loro storie, con le loro esigenze, con la loro vita.

Quella notte però non c’era luna e la riva dello stagno dove andava a prendere acqua particolarmente scivolosa.

Cadde rovinosamente, nonostante la sua mente perfetta gli facesse vedere una strada lastricata che portava al pozzo nel cortile dove vivevano le sue amanti.

L’acqua fredda, quella vera, gli schiaffeggiò il volto cancellando l’illusione.

Vide nell’acqua che lentamente si calmava la sua immagine tremolante, l’immagine di un uomo perfetto che s’era trasformato in un perfetto protoumanoide, sporco, scarmigliato e con gli abiti ormai a brandelli.

Cancellate le stole preziose, gli abiti eleganti, i gioielli e le acconciature.

Un bruto, un mostro che non possedeva più nulla di umano.

Sopra di lui il cielo stellato, ridente, lampeggiava nell’acqua ormai ferma.

Alzò gli occhi e osservò le costellazioni.

Ne scelse una, sarebbe stata la sua musa, la sua guida.

Era tempo di tornare.







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