Incontro nel deserto instabile
Data: Sabato 05 agosto 2006
Argomento: Narrativa


racconto-bonsai di Vittorio Baccelli

Nel mio vagabondare senza senso incrociai l’uomo nudo. Di carnagione rosea, di sesso maschile, d’età indefinibile.
Ero da qualche parte nel desolato deserto instabile su un pianeta dimenticato da tutti ad anni luce dalla Terra.
Era l’attimo nel quale l’ardente luce solare di quel mondo attraversava la sottile atmosfera e la sabbia era come cristallo frantumato che fendeva come lame i piedi scalzi del viaggiatore.
Ad ogni passo s’udiva il rumore come di biscotti calpestati o di piccole ossa che si frantumavano: l’abbondanza d’elio nell’atmosfera rendeva il rumore più acuto e squillante.
La pelle dei piedi e delle gambe dell’uomo pendeva come stracci a brandelli dalle carni sanguinolente.
Era affamato, non rasato, emetteva versi gutturali quasi animaleschi. Vagava senza meta per forza d’inerzia, apparentemente privo d’identità e di volontà.
Nessuno poteva affermare con certezza cosa fosse avvenuto tra lui e gli spettri degli antichi abitanti di quel pianeta da eoni disabitato.
Molte storie per niente attendibili, e tutte diverse l’una dall’altra sono raccontate dalle ciurme delle astronavi da carico che fanno rotta in quel quadrante.
Gli antichi abitanti avevano forse viaggiato nel tempo e nello spazio per concludere un’improbabile vendetta?
Misteri alieni che è meglio non approfondire, misteri ove imperversa una dea bramosa di vita e desiderosa di sedurre il solo senziente che mai avesse osato disubbidirle.
Narrano i coloni che questa sia la storia d’un antico condottiero, mezzo uomo e metà della stirpe aliena di quel pianeta, di antiche nobiltà e di ancor più antiche memorie.
È una storia sulla quale voglio subito voltar pagina e lasciare l’umano, anzi quell’antico condottiero mezzo uomo, al suo epico destino al quale l’hanno votato gli dèi terrestri e quelli alieni.
Io l’ho solo incrociato nel mio viaggio, alla mia vista s’è riscosso dal suo torpore solo per un attimo, ci siamo guardati e in quell’unico istante abbiamo compreso, e ognuno di noi ha proseguito per la sua strada, per le diverse strade delle nostre vite.
Serbo il ricordo e lascio agli aedi il compito di narrare le sue gesta.







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