(The voice in the night - 1907) di William Hope Hodgson (1877-1918)
un articolo di Vincenzo Oliva
Centodue anni, ma una freschezza
ancora invidiabile. Forse è il fascino delle avventure di mare,
la simbologia sottesa a un ambiente che è estraneo all'uomo e
pericoloso, ma lo attrae con forza; creando in tal modo una mitologia -
e un impulso mitografico - caratterizzati da potenza dell'immaginazione
e fascinazione del pericolo. Lo stile risente in parte del tempo
trascorso; un'enfasi retorica che oggi appare eccessiva e in qualche
misura infastidisce nella lettura fa bella mostra di sé nelle
pagine del racconto. Tuttavia Hodgson si dimostra narratore abile e
sicuro, perfettamente in grado di avvincere il lettore con una storia
che si rivela ancora godibilissima grazie a una lingua chiara,
descrittiva, ed evocativa; grazie a dialoghi semplici ma carichi di
pathos.
Quello di Hodgson è stato un nome
importante nella letteratura fantastica popolare all'inizio del XX
secolo. L'autore britannico è noto soprattutto per i romanzi
The House on the borderland e The Nightland, e per il ciclo
di
racconti sul detective dell'occulto Carnacki.
The voice in the night
è di gran lunga la sua storia breve
più nota, e dà conto molto bene della fama dell'autore.
Trasposto due volte, una al cinema (Matango:
Attack of the Mushroom People di
Inoshiro Honda con James Coburn) e una seconda in un episodio di
Alfred Hitchcock presenta, il racconto è lineare, semplice, quasi
descrittivo. "It was a dark,
starless night" è il
prosaico e perfetto incipit, che prosegue con la rapida evocazione di
un'atmosfera di attesa presaga, la descrizione di una piccola
imbarcazione immobile nell'immensità desertica dell'oceano,
immersa in una nebbiolina indistinta. Grazie anche all'efficacia di
questo stile, pur se inficiato da un tono che oggi ci appare permeato
da una sovrabbondanza di sentimentalismo, il lettore può
apprezzare una narrazione priva di orpelli e centrata sulla sostanza:
Hodgson racconta una storia, senza preoccuparsi di fare grande arte o
di architettare complesse sovrastrutture letterarie. Però
racconta molto bene. Perché non starà architettando, ma
maneggia con competenza, gusto e incisività il patrimonio mitico
del viaggio, e del viaggio per mare, che è il cuore della Grande
Avventura. E con esso mostra di far uso con sapienza, da smaliziato
produttore di storie per i pulp
magazines di entrambe le sponde
dell'oceano, dei meccanismi del racconto del mistero, dell'orrore, e di
fantascienza. Fantascienza che allora non esisteva, di nome, ma
esisteva in gran copia di storie sulle pagine di quelle riviste, che
furono il terreno di coltura da cui essa si sarebbe dipartita come
genere commerciale a sé.
Increspato di corpose venature
orrorifiche, e in particolar modo caratterizzato da un tono di attesa,
di angoscia e di progressivo raccapriccio (fino al brevissimo
disvelamento finale), The voice
in the night resta in tutto e
per tutto una storia di fantascienza. Il racconto si inserisce nel
filone dei misteri - e orrori - naturali, figlio diretto di una scienza
che spiega sempre di più, ma negli interstizi della quale
restano pur sempre quelle zone d'ombra dove lavora la fantasia
dell'uomo, e dove si sprigionano le sue paure dettate da un controllo
sulla natura che gli si rivela inconsistente nonostante le sue
conoscenze. Dopo Linneo, la classificazione sistematica delle specie
viventi è stato uno strumento eletto di controllo, e ancor
più di conoscenza e quindi appropriazione della natura. Ancora
oggi, ogni giorno o quasi, scopriamo l'incompletezza di tale lavoro, e
scopriamo che questa incompletezza è probabilmente più
vasta di quanto pensassimo. Vi è dunque ampio spazio per un
racconto di fantascienza di un secolo addietro che immagini un fungo,
un lichene (Hodgson utilizza entrambi i termini) che si rivela un
parassita tanto aggressivo da mutare orrendamente gli esseri umani, e
anche una droga in grado di influenzarne le azioni: un virus del corpo
e della mente. Will e George, i due marinai della piccola imbarcazione
bloccata dalla bonaccia, raccolgono da una "voce nella notte" una
disperata richiesta di aiuto: cibo per l'uomo cui appartiene la voce e
per la sua compagna, naufraghi su un'isoletta sconosciuta. Il naufrago,
John, rifiuta di mostrarsi. In seguito, racconterà accorato ai
due le vicissitudini vissute negli ultimi mesi, dal naufragio della
nave sulla quale viaggiava all'approdo nell'isoletta, fino alla
scoperta di tutta la portata della minaccia del fungo. John si
allontana infine dalla barca di Will e George una volta terminato il
suo racconto, andando incontro al suo destino. E' ormai l'alba, un
raggio di sole squarcia improvviso la nebbia rivelando appena John agli
occhi dei marinai, virando un'ultima volta su un sentimento di pena e di
pathos
quella mestizia sui cui toni il racconto di John si era chiuso.
Semplice intrattenimento, ma tutto il
mestiere di un narratore di grande abilità.
Il racconto fu edito in origine sul pulp The
Blue Book Magazine; in Italia è stato pubblicato molte volte, da
ultimo nell'Oscar Mondadori Il futuro era già cominciato, che
ha tradotto l'eccellente antologia Science Fiction by
Gaslight curata nel 1968 da Sam Moskowitz. Il racconto è
disponibile online qui: http://gaslight.mtroyal.ca/voicenig.htm
V.