un racconto di Vittorio Baccelli
Ma cosa diavolo ci fa questa tizia sotto l'acqua? Mi dico mentre l'ho già superata di alcune decine di metri e sto frenando. L'auto s'arresta, sono nel bel mezzo d'una selva e l'acqua battente mi blocca la visuale, c'è mancato un pelo che la mettessi sotto, l'ho sfiorata mentre la sorpassavo. Piove a dirotto e la vegetazione sferzata da vento sembra voglia venire in strada. Oltre tutto s'è fatto anche buio, la sera è appena iniziata, ma il temporale ha fatto venire le tenebre. Guardo nello specchietto finché non la vedo arrivare illuminata dalla luce rossa delle luci dei freni. Apre la portiera dietro e si siede.
- Mille grazie per il passaggio. Mi spiace, sono bagnata fradicia...
- Non fa niente. C'è un plaid sul sedile. Asciugati con quello.
- Grazie ancora.
L'osservo dallo specchietto retrovisore prendere il plaid che ho dietro, e non è neppure molto pulito tra l'altro, e avvolgersi in esso.
- Che ci facevi in giro sotto questo temporale?
- Stavo andando a casa. Poi è venuto giù il diluvio e non avevo niente con cui ripararmi.
- Lo vedo! Dove vuoi che ti porti?
- A casa mia. Da qui saranno tre o quattro chilometri al massimo. Se gira a sinistra al primo incrocio e prosegue sempre a dritto fino a una sterrata, arriviamo subito.
- Ok, parto. Certo altri quattro chilometri a piedi con questo tempo, era dura...
Rimetto in moto e proseguo, dallo specchietto lei non si vede, mi giro e la scorgo sdraiata sui sedili, avvolta nel plaid: dorme già. Sorrido e proseguo, mentre penso che mi è sembrata proprio una bella ragazza, una moretta con la camicetta bagnata: quasi da foto!
Me la immagino spogliata mentre vedo l'incrocio e imbocco la strada sulla sinistra. Proseguo mentre la strada si fa sempre più piccola e le piante sono sempre più vicine alla mia carrozzeria, qualcuna struscia anche spinta dalla pioggia e dal vento. A destra prosegue il nastro asfaltato ma a dritto è sterrata, seguito ad andare dritto e dopo pochi minuti la pioggia cessa di colpo e riappare pure la luce del crepuscolo. Vado ancora avanti e sembra proprio che qui non sia neppure piovuto. La strada ora è molto piccola, ci passa appena un'auto e alte piante di granturco sono ai lati e impediscono di vedere oltre. Più avanti c'è uno spiazzo e una villetta a due piani circondati dal mais e da girasoli fioriti. Mi giro per svegliarla e dirle che siamo a casa sua: ma lei non c'è. Non è possibile, non mi sono mai fermato, non può essere scesa, avrei sentito il rumore degli sportelli. Sempre più perplesso scendo e apro la portiera: il plaid è sul sedile ed è bagnato. Anche il sedile è umido. Scuoto la testa...
Intanto una signora piacente sulla quarantina è uscita dalla villetta e appoggiata al cancello mi sta guardando.
- Senta ma qui ha piovuto?
- No, c'è stato il sole per tutto il giorno.
- Io ho trovato un acquazzone pazzesco. Ma poi c'è dell'altro.
- Ha per caso montato in auto mia figlia?
- È di questo che le volevo parlare.
- Anche lei! Lo sa che è il settimo?
- Il settimo cosa?
- Che me la riporta a casa, da quando è morta.
- Come?
- È morta un anno fa, durante un temporale. Un pirata della strada non l'ha vista. E neppure si è fermato.
- Ma che dice?
- Su. Venga in casa che le offro un tè.