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Lem, Stanislaw, Fiabe per robot

(Bajki robotów, ’64); "Gli alianti" n. 136, ed. Marcos y Marcos, 2006; edizione originale: (Wydawnictwo Literackie, ’64, poi 2000, "Proza" 2002): 10,95 $, 158 pagg., poi (KAW, ’83), (Książnica, ’89), (Nasza Księgarnia, ’95), (Siedmioróg, ’96); traduzioni di Marzena Borejczuk; 208 (190) pagg., 14,00 €

Finalmente anche questa antologia di Lem è stata tradotta; essa ha molti punti di contatto con "Cyberiade" ("Urania" n. 1258, ed. Mondadori, '95, "Gli alianti" n. 99, ed. Marcos y Marcos, 2003); infatti, se quella era "…ambientata in un futuro lontanissimo nel quale l’Uomo non c’è più, ed è diventato solamente una leggenda dei robot, che hanno anche il dubbio se siano nati prima loro o noi…" (dal mio saggio qui vedibile), questa lo è, come vedremo, in uno, altrettanto lontano, nel quale i robot si sono ribellati alla schiavitù nella quale l’Uomo li aveva relegati, e si sono espansi in tutta la galassia creando infiniti regni, su infiniti mondi, ognuno, con una sua peculiarità, sulla quale sono improntati questi racconti.
Che sono apparsi, tutti, anche nell’edizione (Wydawnictwo Literackie, ’65), di "Cyberiade"!
Ho detto che i robot hanno creato dei regni. Sarà perche, nelle fiabe, ci sono re, e regine, e principesse, e certo non primi ministri repubblicani, ma sono regni.
Così che, l’ironica invettiva contro il Potere, la sua stupidità, che li caratterizza, si stempera. Ma è evidente che, ciò che dice Lem, non è certo contro la monarchia in sé.

-"I tre elettroguerrieri" (Trzej elektrycerze; tradotto in estone in "Ohhota na Setavra", ’65; pagg. 9-17)-sulla diffusione della stupidità nell’Uomo: tre sciocchi tentano invano di conquistare un mondo di esseri che posso vivere unicamente nel gelo, che ha, ovviamente, tesori di ghiaccio, che non resisterebbero un istante fuori da quel pianeta: "Se avesse avuto un briciolo di cervello, non sarebbe venuto fin qui." (pag. 17).
E della guerra, dell’aggressività.

-"Le orecchie di uranio" (Uranowe uszy; pagg. 19-27)-contro la stupidità dei tiranni che tormentano i loro sudditi; su un pianeta sul quale, ancora, gli abitanti non posso che vivere, qui perché tutto è fatto di materia molto densa, pesante, c’è questo tiranno che impone delle corazze d’uranio per impedire, addirittura, ai suoi sudditi di parlarsi l’un l’altro di persona, ma l’involontario creatore di quel mondo tornerà a risolvere la situazione. Per la prima volta qui si dice esplicitamente che, i protagonisti, sono robot.

-"Come Erg Autoinnescante sconfìsse il pallidone" (Jak Erg Samowzbudnik Bladawca pokonał; anche in "Antæus" #25/26, primavera/estate ’77, a cura di Daniel Halpern (Ecco Press, ’77), "The World Treasury of Science Fiction", a cura di David G. Hartwell (Little Brown, ’89), tradotto in estone in "Sovremennaja zarubežnaja fantastika", a cura di Ariadna Gromova, ’64; pagg. 29-49)-un ladruncolo conquista un trono e sposa una principessa col suo mestiere, dopo che spavaldi cavalieri avevano tentato inutilmente di ritrovare la chiavetta ricaricante della promessa sposa sottratta da un sordido Homo Antropos.
L’Uomo, dunque, che appare qui per la prima volta, e che viene descritto coi toni più terribili: "…infila le cose più svariate, poi muove la parte inferire della testa, che è fissata a quella superiore per mezzo di piccoli perni, le sminuzza e le risucchia dentro di sé." (pag. 31); il mangiare risulta, ai robot, un’azione totalmente aliena. "…una scodella piena di una sostanza sospetta che sprigionava sì l’aroma di un olio lubrificante, però guasto, come se fosse stato bruciato sul fuoco, e quindi chiaramente inadatto all’uso." (pag. 33); l’olio è legato, per i robot, a tutt’altro, che alla nutrizione, che, appunto, non capiscono neppure.

-"I tesori di re Biskalar" (Skarby króla Biskalara; pagg. 51-65)-ancora contro i tiranni, qui contro la loro cupidigia; un robot col cervello di antimateria sbeffeggia l’arroganza del tiranno, e supera tre prove apparentemente impossibili. Il finale è "happy", ovviamente, con la Giustizia che torna a trionfare.

-"Due mostri" (Dwa potwory; anche in "Twenty Houses of the Zodiac", a cura di Maxim Jakubowski (NEL, ’79) e "The Cosmic Carnival of Stanislaw Lem" (Seabury Press, ‘81), a cura di Michael Kandel; pagg. 67-79)-un altro regno robot è minacciato da un mostro tremendo, invincibile. Infatti, quando già si stà festeggiando la vittoria, ecco che risolge, e perdipiù moltiplicato. Allora riaffiora un’antica memoria, dell’origine di ogni regno robot nel Cosmo; essi sono stati creati da esseri che: "..non somigliavano in nulla agli esseri pesanti, cristallini, d’acciaio, intessuti con fili d’oro, né a null’altro che nel metallo risiede…. Emersi da un oceano salato…"; essi infatti "…costruivano macchine soprannominate per scherno angeli di ferro e tenevano queste creature in un’atroce condizione di schiavitù.". Ma: "Un giorno (i robot)… tagliarono la corda… (e) si sparpagliarono sui più remoti arcipelaghi stellari…". Gli uomini: "…non si sono dimenticati degli schiavi fuggitivi che tutt’ora considerano ribelli: continuano a dare loro la caccia… si vendicano subdolamente di quell’evasione antica…" (pagg. 76-7).
Ecco che dunque ci si rivela quale sia lo scenario nel quale sono ambientati i racconti di questa antologia.

-"La morte bianca" (Biała śmierć; pagg. 81-89)-dei robot assaliti in un passato remoto da esseri biologici si sono rifugiati sotto la superficie di un pianeta, e vigilano attentamente a che nulla li possa scoprire. Ma, un giorno, trovano, sulla superficie, i resti di un’astronave, dalla quale, nonostante la distruggano meticolosamente, un singolo embrione scivola fuori, producendo poi vegetali e, conseguentemente, ossigeno, mortale per il metallo dei robot.

-"Come Micramor e Gigaenzo scatenarono la fuga delle nebulose" (Jak Mikromił i Gigacyan ucieczkę mgławic wszczęli; tradotto in estone in "Sovremennaja zarubežnaja fantastika", a
cura di Ariadna Gromova, ’64; pagg. 91-99)-spassoso mito di creazione del tutto sui generis. Dice, infatti, di come il Big Bang col quale si presume che l’Universo sia iniziato si sia generato. Da una lite puerile fra i due costruttori che vivevano "prima dei tempi", che volevano carpire alla materia i suoi segreti, per poter costruire ogni cosa che fosse stata possibile.

-"Fiaba sulla macchina digitale che lottava contro il drago" (Bajka o maszynie cyfrowej, co ze smokiem walczyła; anche, nella traduzioni di Lino Aldani, in "Nova Sf*" n. 4, ed. Libra, ’68, pagg. 103-109, "Le grandi firme della fantascienza" n. 4, ed. Perseo libri, luglio/agosto '97, pag. 28, col titolo di "Il dragone e la calcolatrice"; anche in "Other Worlds, Other Seas", a cura di Darko Suvin (Random House, ‘70), "The Cosmic Carnival of Stanislaw Lem" (Seabury Press, ‘81), a cura di Michael Kandel e in "The World Treasury of Science Fiction", a cura di David G. Hartwell (Little Brown, ’89), tradotto in estone in "Almanahh nautshnoi fantastiki. Võpusk 2", ’65 e "Ohhota na Setavra", ’65; pagg. 101-111)-antimilitarista, con a protagonisti armate di robot ("…reggimenti di ciberagliatrici pesanti e intere divisioni di immensi ciberarmati…" (pag. 102), dice infatti di come la corsa agli armamenti, peggio se per di più micidiali per l’intera umanità, sia una cretinata, una scemenza da bambini incapaci di capire; per sconfiggere un ciberdragone (costruito per errore in una guerra inventata per passare il tempo, e poter usare tutto quel popo di ciberarmamenti), si pensa di costruirne uno più potente, ma, il re, ha un’illuminazione: "…l’elettrodrago… abbatterà si il drago attuale, ma poi… come faremo a eliminare quello nuovo?"; e la risposta, tanto chiaramente stupida, quanto uguale, logicamente, a quella della corsa agli armamenti, è: "Facendone un altro, ancora più potente." (pag. 107-dal commento nel mio saggio).

-"I consiglieri di re Idropso" (Doradcy króla Hydropsa; tradotto in estone in "Ohhota na Setavra", ’65; pagg. 113-133)-sulla perfidia dei cortigiani del potere, che invece che fare il proprio dovere complottano contro chi dovrebbero servire. Un re robot di un regno sottomarino ("…che alcuni robot poveri di spirito cosideravano preclusi al metallo per sempre." (pag. 113)) decide che vuole un figlio, ma i suoi ministri della corona, a cui affida il compito di… programmarlo, hanno in mente tutt’altro: complotti e rivalità. La storia si perde per un lungo tratto a raccontare una vicenda collaterale, per poi risolvere sbrigativamente quella principale.

-"Re Globares e i luminari" (Król Globares i mędrcy; pagg. 165-182)-ancora sulla stupidità del potere, sul suo protendere all’abuso, di potere. Un re annoiato ordina ai suoi tre saggi di raccontargli "…la storia più strana che ha mai sentito…" (pag. 165), e, nonostante raccontino delle storie decisamente strane, i primi due vengono giustiziati, come era stato minacciato loro che sarebbe stato se non fossero riusciti a "…intristirmi o rallegrarmi, sbalordirmi o spavernarmi, divertirmi o farmi riflettere…" (idem).
Ma il terzo, il più anziano, infuriato da quell’abuso, all’inizio si rifiuta di raccontare alcunchè, ma poi cede all’offerta del re di salvargli la vita se saprà offenderlo talmente da… divertirlo. E racconta una storia totalmente incredibile sull’origine del Cosmo, sostenendo che è risibile.
Alla fine confiderà ad un giovane che aveva inventato tutto: "Io ho cercato, attraverso la mitopoiesi, di spingermi fino ai limiti dell’inverosimile, e credo di esserci andato vicino." (pag. 181).

-"L'amico di Automatteo" (Przyjaciel Automateusza; tradotto in estone in "Ohhota na Setavra", ’65; pagg. 135-163)-un robot acquista un elettamico, un minuscolo robottino consigliere che può essere portato in un orecchio, che gli darà "Osservazioni corroboranti, brillanti consigli, riflessioni piene di buon senso, suggerimenti preziosi, raccomandazioni, esortazioni, parole di conforto…" (pag. 137). E poi naufraga su un’isolotto deserto, senza alcuna risorsa.
E l’elettramico gli consiglia di suicidarsi. Intessendo un elogio della morte, sicuramente preferibile ad una lenta e straziante agonia.
Per fortuna il protagonista non segue il suo consiglio, perché "…prima che la nave… affondasse, il capitano aveva fatto in tempo a chiamare i soccorsi con un radiotelegramma e da allora tutta quella zona veniva setacciata da numerose navi…" (pag. 160), e viene salvato.
Quella che era sembrata una scelta irrazionale, contrariamente all’altra, così disumana (!!??), si rivela quella giusta.

-"Fiaba di re Murdas" (Bajka o królu Murdasie, antologizzato anche in "Ratujmy kosmos i inne opowiadania" (Wydawnictwo Literacki, ’66) e "Opowiadanie wybrane" (Wydawnictwo Literacki, ’73); pagg. 183-198)-ancora contro la stupidità del Potere, qui in particolare contro la paura dell’essere spodestati. Un re robot che "…voleva conquistarsi l’epiteto di Grande, quando invece, per ironia della sorte, aveva paura…" (pag. 183) di ogni cosa, e su ogni altra le profezie, che, proprio in seguito ad una di esse stermina prima tutti i parenti, e poi tutti i cortigiani e i cittadini, che potrebbero essergli parenti senza che lui lo sappia.
La sua paranoia lo porta poi a farsi ingrandire fino ad… estendersi per tutta la città, ad essere, tutta la città, nella quale ormai non abita più nessuno.
Ma saranno i sogni, la sua rovina. In essi comincia a vedersi vittima di feroci complotti, ma se all’inizio si dice che sono solo sogni, poi lentamente perde anche il senso della realtà, e teme addirittura che, dal sogno, arrivino torme di parenti a spodestarlo.
Questo perdersi nel sogno di un re, mi ha ricordato il racconto di "Cyberiade" "La storia della seconda macchina, ovvero, il benefattore del pianeta", nel quale c’è appunto un altro re, umano, che si fa perdere nei sogni, esattamente per spodestarlo: "È un sogno o non lo è?" (pag. 238, ed. Marcos y Marcos), "…dovunque si recasse, tutto era sogno e nient’altro che sogno… un sogno che sognava…" (pag. 252)

Dunque abbiamo visto anche queste "fiabe", di Lem. Certo questa parte della sua produzione è molto lontana dai romanzi, o anche solamente dai racconti del pilota Pirx, e possono risultare un pochino difficili, in quanto non siamo certo più abituati, se mai lo siamo stati, a leggere delle fiabe. Ma è evidente che non sono certo rivolte ai bambini, che dicono cose importanti, anche se non nuovissime, come i "difetti" del Potere, e, in seconda analisi, dell’Uomo.
Lem, a cui l’autoironia certo non difetta, ironizza anche, sul questo fatto della fiaba, dicendoci appunto che, seppur utilizzandone tutti gli stilemi, queste, siano qualcos’altro; in "Come Erg…", il protagonista/malfattore, alla fine: "…regnò a lungo e felicemente e la sua bugia non venne mai scoperta. Così si capisce subito che abbiamo raccontato la pura verità, e non una favola, perché nelle favole la virtù trionfa sempre." (pag. 49).

Altri contributi critici: recensione di Giampaolo Rai, "Sci Fi", ed. Mywaymedia, 2006, pag. 83; non tradotti: recensione di Matt McIrvin in: http://world.std.com/~mmcirvin/vitrifaxrevs.html

Altre notizie bibliografiche: titolo anglosassone: "Fairytales for Robots"; traduzione letterale: "Racconti di fate per robot"; edizioni anglosassoni, "Mortal Engines", non comprendente, di questi, "I tesori di re Biskalar", ma, "The Sanatorium of Dr. Vliperdius", "The Hunt", e "The Mask": (Avon, ’76, poi, ’82), traduzione di Michael Kandel, (Seabury Press, ’77), (Harcourt Brace Jovanovich/Harvest, ’92), (Andre Deutsch, ’93), (Harvest, 2003), traduzione e introduzione di Michael Kandel; altre traduzioni: in ceco, come "Zahranme vesmir" (Mlada Fronta, ’66), da F. Jungwirth, francese, come "Contes inoxydables", da D. Sila, e "Le breviaire des robots" (Denöel, ’81), tedesco come "Robotermaerchen" (Eulenspiegel, ’69, ‘79), da C. Rymanowicz, (Suhrkamp, ’73, ’82, ’96, ’97, ‘99) e (Insel, ’91), giapponese, come "Robotto monogatari" (Hayakawa, ’82), da D. Fukami, russo, come "Skazki robotov" (Wahazar Paims, ’93), da A. Archipova, spagnolo, come "Fábulas de robots" (Labor, ’77), da M. Bustamante, (Guadarrama, ’77) e (Bruguera, ’81, ‘83) e "El breviario de los robots" (Bruguera, ’82), da J. Maurizio; l’edizione originale comprendeva anche tre racconti antologizzati in "Cyberiade": "Come salvammo il mondo" (Jak ocalals'wiat), pagg. 9-15, "Maszyna Trurla" (La macchina di Trurl), pagg. 16-28 e "Wielkie lanie" (Una bella bastonata), pagg. 29-36.

Aggiunto: September 16th 2006
Recensore: Marcello Bonati
Voto:
Link correlati: Stanislaw Lem-un superamento del nichilismo
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Lingua: italian

  

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