Il passaggio di Connie Willis
Data: Lunedì 25 luglio 2005
Argomento: Saggistica


di Danilo Santoni

In una mia recensione a La Terra promessa ho affermato che di Connie Willis leggerei qualsiasi cosa, anche la lista della spesa... eppure ho aspettato quattro anni a comprare il suo nuovo romanzo, Passage, e altri quattro mesi pima di iniziare a leggerlo.

Il fatto è che avevo un pregiudizio. Una volta letto l'argomento del libro ho temuto di trovarmi di fronte ad un'opera del tipo de I sogni di Lincoln, l'unica sua opera che non mi è piaciuta per niente. Il romanzo, infatti, ha come argomento la morte apparente e la ricerca di cosa significhi per il corpo umano e temevo sconfinamenti nel metafisico.

Alla fine, tirato un lungo respiro, mi sono messo a leggere, e il romanzo non era ciò che mi aspettavo e non ciò che temevo.

Già dall'inizio c'era tutto ciò che puoi desiderare da un romanzo di Connie Willis, scienza e screwball comedy. La protagonista, Joanna Lander (giovane e bella e single), è una psicologa che studia in modo scientifico la morte apparente al Mercy General, un ospedale ricavato dall'unione di più costruzioni il che ne fa un labirinto di percorsi interrotti e un intrico di vie possibili. Maurice Mandrake nello stesso ospedale svolge lo stesso lavoro ma esplora la cosa dal lato spiritualistico risultando un ciarlatano completo che però riesce ad esercitare un potere immenso sulla direzione dell'ospedale.

Il problema più grosso per il lavoro di Joanna è quello di riuscire ad intervistare i pazienti usciti da una morte apparente prima che siano accalappiati da Mandrake che riesce ad insinuare nelle loro menti le visioni e i concetti che riescano ad avvalorare le sue tesi.

Già questa lotta impari che costringe Joanna ad una continua corsa contro il tempo (uno dei temi preferiti di Connie Willis) e la labirintica struttura dell'ospedale che non fa altro che intralciare il cammino della protagonista lasciano presagire i piaceri della lettura che vengono da un libro della Willis, temi che hanno fatto la fortuna di opere come Bellwether o To say nothing of the dog. E subito arrivano i rinforzi per Joanna nella sua lotta contro la bigotteria: Richard Wright, un ricercatore che studia la morte apparente inducendola chimicamente e studiando i tracciati del cervello. Richard è giovane, bello e single e chiede a Joanna di collaborare alla sua ricerca. Lei accetta ed inizia il loro rapporto (basato esclusivamente sul lavoro).

Chi conosce le opere di Connie Willis o chi ha un po' di praticità con la commedia americana o chi è arrivato alla fine di un qualsiasi libro, sa già, date le condizioni iniziali, quale dovrebbe essere il risultato del libro.

La ricerca non procede come ci si aspettava, il numero dei volontari che partecipano ai test si riducono ogni giorno, perchè legati a Mandrake, perchè inattendibili, perchè impauriti, perchè impegnati (altro elemento da screwball comedy, uno di questi volontari, una donna impegnata socialmente, non farà mai il test, rimandando per tutto il romanzo ogni volta per impegni sempre diversi, dando vita ad una specie di inseguimento comico tra guardie e ladri).

Messi alle strette per la mancanza di risultati e con la minaccia della soppressione del progetto, Richard e Joanna capiscono che uno dei due deve sottoporsi all'esperimento e lei lo convince di essere quella più adatta alle prove.

Inizia così una serie di immersioni che la porteranno di fronte a realtà sorpendenti.

Un percorso di ricerca sulla vita e sulla morte, soprattutto sulla morte del cervello (emblematico in questo caso il suo ex professore malato di alzheimer) e sulla morte dei ricordi.

Il romanzo è diviso in tre sezioni, la prima con funzione introduttivo preparatoria, la seconda che registra le immersioni di Joanna e la sua ricerca del significato, e la terza che è quella che dovrebbe tirare le fila degli avvenimenti.

Ho detto dovrebbe, perchè il romanzo non è quello che ti aspettavi.

Un critico ha detto che l'esempio classico della screwball comedy è la scena in cui Laurel e Hardy spingono su per una scalinata un pianoforte e a metà incontrano un gorilla. Già dall'inizio della scalinata si sa che non riusciranno facilmente ad arrivare in cima, l'unica cosa che non sappiamo è che cosa ostacolerà il loro cammino. Il gorilla è l'elemto di sorpresa, l'elemento assurdo ma consono alla trama.

Ebbene, Passage, procede come ci si aspetta che debba procedere e poi alla fine della seconda parte l'elemnto di sorpresa non è consono alla trama dato che il romanzo... finisce.

Sì, finisce!

Non è che finisce fisicamente, ma a quel punto termina il libro che stavamo leggendo, il libro che ci aspettavamo di star leggendo, e ne inizia un altro. Connie Willis sa dello scherzo che ha archiettato ed è quasi rattristata per averlo fatto, ma la trama questo richiedeva e questo ha ottenuto.

Il fatto è che la terza parte non essendo altro che un tentativo da parte di Richard di recuperare la scoperta che Joanna ha fatto e che non può comunicare, e dato che il lettore conosce già questa scoperta, risulta in gran parte sovrabbondante.

E sovrabbondante è forse il termine più giusto per indicare il libro di Connie Willis. La prima parte è lenta, la seconda parte ha troppe descrizioni dettagliate di cose fondamentalmente inutili, la terza, come detto, è in massima parte ripetitiva... Certo, a scrivere è Connie Willis e il tutto si legge benissimo, la cosa va avanti e ti ritrovi benissimo all'interno del romanzo. Ma di sicuro un'opera di editing molto più radicale sarebbe stata necessaria. Molto spesso gli elementi caratteristici della prosa di Connie Willis (quelli della scrwball comedy per intenderci) quando appaiono lasciano più un senso di disturbo che di soddisfazione.

Ci sono personaggi di contorno ben disegnati, l'amica del pronto soccorso, la bambina con una grave malattia cardiaca appassionata di disastri, il logorroico falso veterano di guerra... ma tutti, molto spesso, finiscono (per i troppi dettagli delle loro narrazioni) con il risultare più di ostacolo che di aiuto per la narrazione.

Andrebbero dette molte altre cose, cose che non mi sono piaciute, cose che mi sono piaciute, ma si rischierebbe di svelare elementi fondamentali della trama. E qui taccio, nel libro la protagonista si lamenta che nelle opere di finzione il personaggio che è colpito a morte, tra le braccia dell'ispettore ha tempo per dire l'ultima frase: "L'assassino è..." e poi muore. Spero di aver fatto la stessa cosa, Passage è... e muoio. Un a cosa è certa, è da leggere (magari saltando qualche paragrafo e magari dopo aver letto The Doomsday book, To say nothing of the dog e Bellwether).


PASSAGE by Connie Willis, Bantam Spectra (0-553-11124-8), 594pp/$23.95/April 2001



un racconto di Connie Willis

La Sidone nello Specchio

Una biobligrafia di Marcello Bonati

Connie Willis o del quotidiano

recensioni

To say nothing of the dog

Terra Promessa

Il sogno di Lincoln







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