Oltre n. 23/24
ed. del Grifo, '97, aprile/giugno, 32 pagg., unicamente spedito agli abbonati
FANTASTICO
In questo numero della rivista vengono pubblicati dei racconti, vincenti e finalisti, dei premi "Città di Montepulciano" e "Francesco Mei", per racconti
a tema libero, edizioni '97, ancora una volta senza alcuna indicazione di vincenti, piazzamenti, o altro.
-"Ali di farfalla", di Luca Pascoletti (pagg. 3-6), adolescenziale, in cui due giovani, un lui e una lei, si incontrano in una gelida mattina che sembrerebbe
non promettere nulla di buono.
Ma, poi, un pagliaccio corre accanto a loro, per poi catapultare le loro vite in un altro dove, nel quale incontreranno la Tessitrice di Speranze, e sentiranno
raccontare storie da loro stessi scritte: "Ogni giorno perdiamo qualcosa, ma ogni giorno ne acquistiamo un'altra. Ma noi preferiamo piangere per le cose perdute, che gioire delle cose acquistate." (pag. 5).
-"Che poi non si sa mai", di Alina Rizzi (pag. 7), non contenente, contenutisticamente, alcun elemento che lo possa caratterizzare quale racconto fantastico, ne ha, però, uno strutturale; composto, per gran parte, dalla
preghiera di una madre per il figlio, sembrerebbe per una sua guarigione, ha, infatti, un finale a rovesciamento, che ci fa capire che, invece, il figlio è morto, e la madre, quindi, impazzita.
-"Il tataro del deserto", di Paolo Brera (pagg. 8-10), un vero e proprio atto d'amore, affettuoso, al capolavoro di Buzzati, non è, come si potrebbe pensare,
"visto dall'altra parte", ma la storia della vita di un tataro, percorsa rapidamente, fino all'epilogo della presa della fortezza dell'Impero del Sud.
Fin dalla dedica iniziale, "Al Almerina, che mi fece un dono, e credo non se ne ricordi", ci viene detto questo, e, poi, lo si costella di rimandi più o meno celati al romanzo, come la prima licenza, e, decisamente più marcato, la contesa di confine: "Si trattava di segnare la linea confinaria, in alcuni punti ancora mal definita." (pag. 10).
Il culmine lo raggiunge quando, sotto le mura della fortezza, il tataro medita: "...per tutto il corso della mia vita, la mia visione dell'avvenire si è
arrestata al giorno della conquista di Bash TianYi, tutte le mie azioni hanno teso a quell'unico fine." (idem).
E si conclude con lo scioglimento di ogni eventuale dubbio residuo; i tatari, al loro avanzare, catturano un "...carro della Croce Rossa...", che porta un paziente molto particolare, "...il capitano Buzzati Corsera..." (idem).
-"La stanza di cristallo", di Claudia Zaggia (pagg. 11-16), molto poetico, è una sorta di lungo soliloquio di una donna, figlia unica di vedovo, in campagna; un
uomo che voleva un figlio maschio; e che la fa sentire, brutta, un mostro; e la segrega in casa.
Un soliloquio in cui, spesso, si passa dalla prima alle terza persona, per descriversi, a significare, forse, un tentativo di allontanarsi da sé.
Vi si racconta di efferati delitti, da lei commessi, di piccoli animali uccisi nei più vari modi, di ricordi d'infanzia, ed oltre, il tutto mischiato quasi in un
effetto da "stream of consciousness".
-"Le chiavi d'oro", di Giovanna Puleo Rizzarelli (pag. 17), delicato, pare essere, fino al finale, un racconto mainstream, ma poi esso fa controbilanciare molto bene, armoniosamente, la realtà e la natura fantastica
della protagonista che si rivela.
-"La matriosca di porcellana", di Ester Ventura (pag. 18), anche questo, come il racconto della Rizzi, non ha, contenutisticamente, alcun elemento che lo possa
caratterizzare quale fantastico, ma uno strutturale, ancora di rovesciamento, che disvela il suo contenere, come una matriosca, appunto, un racconto nel racconto, che precedentemente era stato abilmente celato proprio a tal fine.
-"L'ostilità del silenzio", di Vincenzo Leo (pag. 19), tutto giocato su quale sia il soggetto su cui si appunta il risentimento di un fidanzato disatteso, si
risolve solo all'ultima riga.
-"Quasi una commedia", di Alvaro Ottone (pag. 20), racconto nel quale la trama è portata oltre ai limiti della comprensibilità; si intuisce, solo, che c'è di
mezzo una qualche commedia, e che i personaggi sono delle lesbiche.
Il resto, è portato al fantastico da quella che la Campra ha detto molto bene, ovvero da un uso del linguaggio che, per mezzo di aggettivazioni, ed altro, travalicati i limiti della grammaticalità normale ci fanno intendere un tentativo di esprimere altro, che inquieta: "...una risorsa piatta, un esempio di manichino sbollente in un acquaio, tutta brodaglia di memorie scontate spinte lontano alla velocità di una ventata."; "...meningi larghe..."; "...nel cuore del traffico in via di estinzione." (pag. 20).
-"Riflessioni segrete", di Franz Fioravanti (pag. 21), molto inquietante, racconta di un uomo (?) che, per aver commesso una qualche azione atroce, è tenuto sotto
strettissima sorveglianza; ma, poi, il finale, tutto un gioco di specchi fra testo e lettore, rimane aperto, producendo, appunto, un notevole effetto decisamente inquietante.
-"Topi", di Gino Sicondolfi (pagg. 22-5), storia di un uomo che odia i topi, topi che infestano la sua abitazione, e della vendetta del capo di una loro famiglia da lui sterminata; non vi è alcun elemento che lo possa connotare quale fantastico, nè contenutistico nè strutturale.
-"Vite parallele", di Antonio Bianco (pag. 26), divertente, è un racconto a disvelamento finale, nel quale si intuisce di chi sia la vita parallela di quella di un tranquillo uomo abitudinario.
-"Zachi", di Franco Clun (pagg. 27-30), unico racconto di vera e propria Sf del volume, narra di un esperimento genetico tendente a creare una sorta di superuomini dai poteri eccezionali; ma lo fa molto delicatamente, partendo, cioè, dal dire dell'amicizia di due ragazzi, uno dei quali, appunto, un superuomo:
"...egli può leggere i pensieri di tutti, e quelli dei piccoli esseri gli piacciono più degli altri, benchè non sempre sono molto chiari..." (pag. 27); "Non capisco i pensieri di quel ragno... Non sono cattivi, a lui
piace la mosca, ma sono strani"; "Può fare qualsiasi cosa: guarire il mal di pancia o peggiorarlo, trovare la moneta che hai perso o farti smarrire in luoghi che credevi di conoscere alla perfezione. Zachi non si limita a
percepire la realtà, la concepisce." (pag. 28).
E, inframmezzate, delle fiabe, racconti di sogni di Zachi, il superuomo.
Solamente dopo molto, di ciò, si arriva a dire di che cosa si stia trattando, e, anche qui, usando toni delicati, tenui, con una buona dose di poeticità.
Ciò di cui vi si dice, in ultimo, sono le difficoltà del diverso, la paura che egli infonde ai normali, e la sua conseguente difficoltà a potersi adattare, a stare
nel mondo.
Nel numero successivo della rivista, il 25/26, datato luglio/settembre '97 (ed. del Grifo, 32 pagg., unicamente spedito agli abbonati), troviamo l'ultimo dei racconti di
questo premio pubblicati, "Avventura notturna", di Pina Mistretta (pagg. 3-4); ne riferiamo qui.
È un divertente scherzo, con due scheletri che, dopo aver passato un sei secoli in una cripta, decidono di "vedere un pò il mondo", per trovarvi "...carrozze senza cavalli..." che li convincono che, così, da scheletri, non hanno possibilità di addentrarvicisi; e decidersi, quindi, a farlo da fantasmi.
Abbiamo dunque visto come, in quest'altra raccolta di racconti vincitori del premio "Città di Montepulciano" siano raccolti racconti di buon livello, quasi tutti, tranne quello del Sicondolfi, che, probabilmente, è stato il vincitore del "Francesco Mei", rientranti nei parametri del nostro genere, cosa che, come abbiamo visto, non è stata così per la maggior parte delle precedenti edizioni, così come, ancora una volta, l'Sf pura vi abbia un
posto marginale.
Se il racconto del Brera vi spicca per qualità della prosa e dell'idea, non vi sono, qui, racconti che rimangano al di sotto di un certo livello, come, purtroppo,
abbiamo visto essere delle precedenti raccolte dei racconti di questo premio.
È, questo, anche, l'ultimo volume, in cui siano stati pubblicati racconti vincitori del Premio "Città di Montepulciano", fatta eccezione per il racconto
della Mistretta; e mi sento di poter, ora, fare delle considerazioni generali: l'impressione principale che rimane è che il genere fantastico puro, proprio
grazie a questo premio, abbia finalmente trovato un suo ambito nel quale potersi esprimere anche nel nostro paese, anche se, come abbiamo visto, certo non mancano i racconti di Sf classica, gli horror e i fantasy.
Altra considerazione da fare è che molti, forse troppi, sono i racconti contenuti in queste antologie che nulla hanno a che fare col fantastico.
Il livello medio qualitativo, ad essere sinceri, non è tra i più eccelsi, ma non mancano le perle davvero notevoli, che da sole valgono il prezzo dei volumi.
Altri volumi del Premio "Città di Montepulciano", in ordine cronologico:
"1° premio letterario... per racconti fantastici"
"2° premio letterario... per racconti fantastici"
"I racconti fantastici di Montepulciano"
"38 racconti italiani (e non) di genere fantastico"
"Antologia italiana"
"Oltre" n. 10b/11/12/13
"Oltre" n. 15/16/17/18/19/20
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